Negli ultimi mesi, Gilberto Benetton aveva subito due pesantissimi colpi. Prima la morte dell’amatissimo fratello Carlo e poi la tragedia del Ponte Morandi di Genova. L’Italia dice addio a Gilberto Benetton, tra i più rimarchevoli imprenditori italiani dal Dopoguerra. Il secondo di quattro fratelli, scomparso ieri a tarda sera all’età di 77 anni a casa propria dopo una breve malattia, è stata l’eminenza grigia della famiglia di Treviso. Gilberto è la mente dietro la diversificazione del gruppo, colui che ha trasformato la piccola azienda di famiglia prima in una casa di moda, grazie all’estro del fratello Luciano; e poi nel principale gruppo industriale italiano privato del paese. In 20 anni, un’azienda tessile trevigiana è diventata una conglomerata: oggi Edizione, la cassaforte della famiglia, è una galassia da 10miliardi che spazia dalle infrastrutture, con le Autostrade, gli aeroporti di Fiumicino, Ciampino e Cannes, il tunnel della Manica; alla ristorazione, con il colosso mondiale Autogrill. Protagonista di tutte le principali operazioni industriali e finanziarie del paese, dalla scalata alla Telecom Italia nel 2001, dove affiancò Marco Tronchetti Provers, fino al salvataggio, temporaneo, di Alitalia sotto il Governo Berlusconi. Il gruppo Benetton è azionista di Mediobanca e delle Assicurazioni Generali. E pochi mesi fa, il matrimonio Atlantia-Abertis, che farà nascere il primo gestore al mondo di concessioni autostradali; la consacrazione finale per Atlantia che ora appare come l’eredità industriale da lasciare ai posteri, nonostante la tragedia del Ponte Morandi del 14 agosto scorso. Unanime il cordoglio del paese, dalla politica all’imprenditoria: «Se ne va un grande trevigiano, esponente di una famiglia di imprenditori che è diventata il simbolo stesso dell’imprenditoria “Made in Veneto”» è stato il commento a caldo del presidente della Regione, Luca Zaia.