di Eleonora Diquattro
Adattamento alle avversità. Come quelle che hanno reso la cittadini calabresi più forti, resilienti, capaci di adattarsi, grazie anche all’incremento di buone pratiche agricole e di gestione del territorio, la costruzione di tecnologie e metodi innovativi, permettendo il confronto con territori estremi, ottenendo sempre un risultato migliore.
Per questo la Calabria può essere considerata un virtuoso esempio di adattamento al cambiamento climatico in ambito agricolo.
“Nel corso dei secoli ci si è dovuti adattare alle condizioni estreme dei nostri territori per poter coltivare, per poter produrre cibo, per poter vivere e tutto ciò ci rende oggi più pronti e preparati a far fronte ai tanti problemi generati dal cambiamento climatico – dichiara Francesco Cufari, Presidente della Federazione dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Calabria – Protagonisti di queste azioni di adattamento e quindi in prima linea nelle attività di contrasto alle problematiche generate dal mutamento del clima, sono anche i Dottori Agronomi e Dottori Forestali che hanno le competenze e le professionalità necessarie per indicare le giuste e razionali azioni da attuare.”
Bisogna informare il pubblico in modo semplice e efficace, non basta dichiarare lo stato di crisi climatica.
Per raccontare queste storie in reportage, sono arrivati in Calabria, dopo aver fatto tappa in diverse parti del mondo, il giornalista e divulgatore scientifico Marco Merola e il videografo Marco Barretta. Insieme ad un altro giornalista, Lorenzo Colantoni e all’agenzia creativa di Roma “The Trip”, sono impegnati nelle riprese del webdoc ADAPTATION, online su http://www.adaptation.it un progetto giornalistico internazionale, nato per documentare la convivenza tra uomo, tecnologia e natura nell’era del Climate Change.
“Bisogna informare il pubblico, compresi i politici, gli imprenditori, gli economisti, con contenuti scientifici verificati. Argomenti complessi certo, ma esposti in modo efficace e semplice – ci ricorda Merola – è questo l’obiettivo che persegue ADAPTATION, ma anche dare speranze, spiegare che il mondo si sta muovendo e non è rimasto con le mani in mano ad aspettare l’apocalisse, come invece documentano molti servizi televisivi. Insomma non basta dichiarare lo stato di crisi climatica, come stanno facendo tante città e paesi del mondo.”
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Accompagnati e supportati dagli agronomi e forestali calabresi nei cinque giorni di tour, i due giornalisti hanno voluto documentare come sulla zona di produzione di patate della Sila, sulle colline ricche di oliveti di Vaccarizzo Albanese e nella zona di Mirto Crosia, dove èa stato necessario un uso più razionale delle risorse idriche, dato che in molte zone l’acqua risulta essere un elemento limitante. Da oltre vent’anni, infatti, sono utilizzate tecniche irrigue israeliane quali la microirrigazione o irrigazione goccia a goccia che permette di concentrare l’apporto di acqua vicino alla pianta (irrigazione ‘targeted‘) riducendo così le perdite della risorsa e aumentando l’efficienza del metodo irriguo. L’obiettivo massimo si è raggiunto con la subirrigazione, ovvero l’irrigazione sotterranea attraverso la quale si riduce notevolmente la perdita per evaporazione dell’acqua.
Oltre a ciò, nel tempo sono state adoperate tecnologie innovative quali i sensori capaci di misurare in tempo reale il fabbisogno d’acqua delle piante e l’installazione di capannine metereologiche per riconoscere i fattori climatici e prevederne l’impatto sulle colture, così da poter intervenire al momento giusto e con le giuste quantità di acqua.
Sempre supportati da rappresentanti dell’Ordine, i due giornalisti si sono poi spostati, nella piana di Sibari dove l’acqua è diventata un fattore limitante perché salmastra. Gli abitanti locali, dunque, si sono dovuti adattare introducendo in questi territori colture e tecniche particolari, quali il riso in sommersione. Storia simile a quella del pomodoro, coltivato direttamente sulle spiagge dello Ionio reggino utilizzando acqua salmastra. Una difficoltà trasformata in opportunità, dal momento che i prodotti della coltivazione hanno poi raggiunto un’elevata qualità.
Le riprese per il weboc sono proseguite in alcune aree del territorio calabrese dove i processi di “desertizzazione” del suolo sono da attribuire a fenomeni di ‘erosione’ che riducono, fino ad annullarla, la fertilità dei suoli. È quello che succede in molte aree dell’entroterra crotonese dove particolari condizioni pedologiche rendono i terreni sterili, aiutando l’avanzare del deserto. Se non si intervenisse con particolari tecniche agronomiche che permettono la cosiddetta ‘agricoltura conservativa’ che mira, cioè, a conservare per il futuro la fertilità del suolo coltivato, non sarebbe possibile far crescere più niente.
Particolarmente suggestiva è stata la visita di alcune zone della Calabria caratterizzate da catene montuose a strapiombo sul mare che hanno spinto gli abitanti di questi luoghi, per adattarsi, a effettuare interventi di modellazione e sistemazione dei versanti al fine di poterli destinare all’agricoltura. Ci si riferisce in particolare a Scilla e alla Costa Viola, caratterizzate da un sistema di muretti a secco e di gradoni che incidono le rocce e consentono la cosiddetta ‘viticoltura eroica’ anche su costoni rocciosi difficilmente accessibili e naturalmente improduttivi. ADAPTATION si è occupato anche dei boschi e delle foreste che coprono la maggior parte del territorio calabrese, visitando le aree dei Parchi della Sila, dell’Aspromonte e delle Serre Vibonesi.
Focus del reportage è stata la necessaria opera di pianificazione partecipata, sostenibile, integrata e multifunzionale del bosco. Intervento fondamentale di manutenzione per evitare che i territori diventino un problema per la sicurezza pubblica (incendi) e affinché le foreste possano esprimere al massimo la propria capacità di far respirare la terra. A beneficio dell’economia e del presidio dei territori e delle comunità forestali, per contrastarne i fenomeni di abbandono e favorire il benessere collettivo basato sull’utilizzo sostenibile di queste risorse naturali rinnovabili.
Nel corso del tour è stato dato ampio risalto al mondo della ricerca scientifica calabrese, documentando le attività svolte dall’Agenzia Regionale di Sviluppo Agricolo della Calabria, dal Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra dell’Università della Calabria, dal Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e dal CNR – Osservatorio Climatico Ambientale di Monte Curcio che studia e monitora il clima e la CO2 nell’atmosfera.