di Daria Piccotti
Il giovane artista Salvatore Renna attraversa il Paese per farsi raccontare l’Italia da chi la vive ogni giorno: con l’arte del disegno ci illustrerà quali sono i regionalismi, i vincoli e le opportunità che connotano le diverse zone della nazione. Capita che un viaggio in treno si trasformi in scoperta, avventura, apertura su nuovi mondi. È proprio grazie ad un incontro casuale sulla tratta Torino-Genova che mi è capitato di conoscere, e
scoprire, un insolito artista ancora incredulo del proprio ruolo. Dall’emergere di una comune sensibilità di intenti è subito nato un ricco scambio di idee che mi ha consentito di accedere al cuore pulsante del suo progetto, nonché a un bozzetto inedito che l’artista Gastòn Viñas ha creato appositamente per l’occasione e che verrà qui pubblicato per la prima volta.
Salvatore Renna, originario di Gravina di Puglia, è uno studente ventiduenne di conservazione e gestione dei Beni Culturali che da qualche anno ha scoperto la passione per il disegno. Praticato in un primo tempo come balsamo per lo spirito, con uno spiccato orientamento al genere vignettistico,
ha volto il fervore personale nell’elaborazione di un progetto strutturato e di impegno sociale. Alla base vi è la considerazione di come l’arte, in ogni sua manifestazione, non debba e non possa limitarsi a un’esibizione di estetismo ma abbia il compito di farsi strumento dell’agire concreto nel
mondo.
Ha trovato conferma di questo nei disegni di Naji al-Ali – il cui assassino resta ancora senza nome dopo 28 anni – che sono stati, e sono ancora, “uno strumento micidiale, trasportatore di idee” (cit. S. Renna): Handala, il personaggio delle sue vignette, è un bambino palestinese di 10 anni, sempre
rappresentato di spalle in segno di protesta contro l’occupazione israeliana, i capelli sono aghi acuminati, le braccia rigidamente conserte dietro la schiena. Handala è una presenza muta ma ostinata, sempre al centro delle vicende più complesse della questione palestinese, un testimone la cui presenza si fa denuncia. E quindi azione.
Ispirandosi a questo grande esempio, Salvatore mira a fare dell’arte “un canale di informazione senza filtri, in cui le immagini siano il mezzo per creare un impatto diretto”. Come ha più volte dichiarato non ha ambizioni artistiche – benché il livello delle sue opere glielo consentirebbe – in
quanto il suo obiettivo è l’intervento nel sociale, l’agire concreto, non improvvisato ma fondato su un’accurata attività di ricerca: l’arte è il mezzo sia per comunicare i risultati di tale ricerca sia per incidere efficacemente sulle coscienze dei cittadini, per coinvolgerli in una presa di responsabilità
comune che si traduca in azione.
Con l’obiettivo di conoscere l’Italia dei nostri giorni senza filtri mediatici, Salvatore ha deciso di cercare sul campo quali siano le effettive differenze tra le varie regioni – ma anche tra città di una stessa regione -, quali siano gli stereotipi da sfatare e quali gli elementi che accomunano gli italiani.
Come affermato entusiasticamente dal sindaco di Gravina, Alesio Valente, Salvatore “si è messo in testa di scrivere persino la storia d’Italia, e ci sta riuscendo. Con coraggio e passione ha deciso di mettere a disposizione il suo talento per qualcosa di più grande”.
Con quale strumento? Con lo studio, inteso nel suo significato originario di applicarsi attivamente alle cose, di stare dentro ad esse, con la mente e con il corpo. L’intera operazione deriva infatti da una complessa stratificazione di fattori: la conoscenza della situazione sociale dell’Italia di oggi che si fonda sullo studio della sua storia, l’applicazione costante al disegno che si è tradotta in elaborazione di uno stile personale e di elementi distintivi (il
palloncino rosso che, come vedremo, sarà il protagonista delle opere di Salvatore), la curiosità come fiamma ardente che mette in moto l’animo di ogni viaggiatore erede di Odisseo, il senso civico e la volontà di contribuire al miglioramento sociale con l’azione concreta, una notevole capacità
organizzativa per la realizzazione di un progetto interamente autofinanziato e non rispondente ad alcun modello esistente.
Ad Maiora è un augurio e al contempo la volontà di impegno verso cose più grandi, verso uno stare nel mondo consapevole e responsabile, in cui i
singoli individui siano parte della dimensione collettiva che contraddistingue il vivere umano. In questo senso il progetto mira a diventare movimento, privo di ogni forma di connotazione politica, per coinvolgere i cittadini in una riflessione matura e traducibile in azione concreta.
I primi risultati sono molto incoraggianti: gli enti contattati – scuole superiori, università, associazioni culturali – hanno accolto l’iniziativa con entusiasmo, così come gli studenti e i cittadini a cui Salvatore ha chiesto di raccontare come vivano la propria regione. Con sua grande sorpresa
l’efficacia del progetto è stata immediatamente messa in luce da La Gazzetta del Mezzogiorno che vi ha dedicato due entusiastici articoli, e da Radio Siani, per la quale l’artista ha rilasciato una prima intervista.
Dal punto di vista organizzativo la struttura del progetto prevede due fasi: la prima di ricerca e quella successiva di rielaborazione e produzione grafica. Il tutto culminerà in una mostra che darà conto di tutto il lavoro svolto nonché della produzione artistica che Salvatore realizzerà non tanto
per appagare il gusto estetico, ma soprattutto come innovativa metodologia per comunicare i risultati di una ricerca.
Nella mostra, che si terrà nel mese di novembre, saranno esposte per l’ultima volta le tre tavole che Salvatore sta portando in giro per l’Italia, tutti i materiali raccolti (disegni, racconti), le tavole che rielaboreranno le esperienze del viaggio (una per regione), il diario personale e le fotografie scattate
nelle varie mete. L’operazione non sarà quindi solo l’esposizione delle opere di un artista ma la presentazione pubblica dei risultati di una ricerca: artista e antropologo si fondono insieme. Dopo la mostra Ad Maiora si evolverà nella creazione di un fumetto o di un
diario di viaggio illustrato in cui il palloncino rosso, cifra stilistica nonché alter-ego dell’autore, ripercorrerà il viaggio di Salvatore, offrendo così al
lettore il bagaglio di conoscenze e scoperte che questa esperienza gli sta trasmettendo. Questo tipo di scelta narrativa mira a intercettare il più ampio
bacino di pubblico, allo scopo di coinvolgere i cittadini in una dimensione del narrare che sia al contempo insegnamento e spinta all’azione.