Dopo oltre 15 mesi di guerra e migliaia di vittime, sembrerebbe finalmente vicino un punto di svolta nel conflitto tra Israele e Hamas. Stando a fonti ben informate, le due parti avrebbero raggiunto un’intesa per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e per la liberazione degli ostaggi israeliani detenuti dai gruppi islamisti palestinesi sin dal 7 ottobre 2023.

Si parla di un accordo che potrebbe essere annunciato ufficialmente già questa sera dal primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, uno dei principali mediatori della crisi. Domani mattina alle 11 (le 10 in Italia), il gabinetto di sicurezza israeliano si riunirà per approvare definitivamente i termini del documento che, secondo indiscrezioni, Hamas avrebbe già accettato. “Il movimento ha affrontato la situazione con positività e responsabilità”, si legge in una nota diffusa dal gruppo.

Nel frattempo, a Doha, il premier e ministro degli Esteri del Qatar ha incontrato una delegazione di Israele e rappresentanti di Hamas “per dare impulso agli sforzi per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e la liberazione degli ostaggi”. In base alle informazioni trapelate, il Qatar e l’Egitto si occuperanno di monitorare il rientro degli sfollati dal sud al nord della Striscia di Gaza; mentre il Cairo, dal canto suo, avrebbe già iniziato i preparativi al valico di Rafah per far affluire massicci aiuti umanitari.

Trump annuncia l’intesa prima di tutti
A sorpresa, il primo a dare la notizia dell’accordo è stato il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha espresso soddisfazione per il rilascio imminente di circa cento ostaggi israeliani. Nel corso dell’ultimo vertice in Qatar, a cui ha partecipato anche Steve Witkoff – scelto da Trump come futuro inviato per il Medio Oriente – sarebbe stata finalizzata la bozza dell’accordo.

Liberazioni a tappe da domenica 19 gennaio
Secondo l’emittente israeliana “Channel 12”, la liberazione degli ostaggi potrebbe iniziare già domenica 19 gennaio, in cambio del rilascio di prigionieri palestinesi. Si parla di tre diverse fasi, con donne e bambini a lasciare per primi la prigionia: 33 ostaggi dovrebbero tornare a casa entro i primi 42 giorni, suddivisi in gruppi di 3 o 4 persone a settimana, mentre gli altri verrebbero rilasciati successivamente.

Fine delle operazioni militari e ritiro israeliano
Il secondo e terzo stadio dell’intesa prevederebbero il blocco definitivo delle operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza e il ritiro delle forze dal Corridoio di Filadelfia – al confine con l’Egitto – e dall’Asse di Netzarim, che divide la parte settentrionale della Striscia dal resto del territorio. Secondo fonti israeliane, Hamas avrebbe fatto un passo indietro sulle richieste riguardanti il Corridoio di Filadelfia a seguito dell’“insistenza del primo ministro (Benjamin) Netanyahu”.

Verso un nuovo assetto per Gaza
L’accordo, nelle intenzioni dei mediatori, dovrebbe gettare le basi per un graduale ritorno alla stabilità, con un possibile ricollocamento delle autorità palestinesi nella Striscia di Gaza. I dettagli di questa fase, tuttavia, rimangono ancora vaghi. Al momento, l’attenzione resta concentrata sull’imminente cessate il fuoco e sull’auspicata liberazione degli ostaggi, che potrebbe segnare l’inizio di una nuova pagina dopo oltre un anno di scontri e devastazioni che hanno causato 46.645 morti palestinesi.