DI SIMONA D’ALBORA
Sono passati 29 anni e Nino Taranto rimane ancora un altro grande dimenticato. Il 23 febbraio del 1986, moriva a Napoli all’età di 78 anni e dopo una lunga malattia, uno degli attori napoletani più eclettici del panorama artistico, assieme al grande Totò. Per quanto possa essere ricordato per le sue esilaranti interpretazioni nel ruolo di spalla proprio accanto al grandissimo principe della risata, Nino Taranto ha avuto un ruolo di tutto rispetto all’interno del mondo dello spettacolo. Esordì a soli 13 anni al teatro Centrale di Napoli, interpretando le “canzoni in giacca” drammatica, una delle sue specialità, poi dicitore, che rivela le sue doti di caratterista, che lo avrebbero reso per oltre mezzo secolo uno degli interpreti più amati dal pubblico. Sono gli anni di Ciccio Formaggio, figura nota quasi quanto il Pappagone di Peppino de Filippo. Poi la prosa dove funzionò il connubio con l’amico Raffaele Viviani, un altro figlio dimenticato da questa città. Attore, macchietta, cantante di quel filone di canzoni a doppio senso che tanto funzionavano in quegli anni e che oggi fanno sorridere. Nel cinema, dove esordì nel 1938, interpretò un centinaio di pellicole, dimostrando una eccezionale versatilità, pensiamo ad esempio I pompieri di Viggiù di Mattioli del 1949, strepitosa carrellata del teatro di rivista, che la critica accolse con scetticismo. Fu Ennio Flaiano che nel 1949 valutò il film così: “l’errore dei critici” fu quello di “volerlo considerare un film”, mentre (in realtà) “è un documentario che anticipa in Italia le gioie della TV”.Sotto questo profilo, la pellicola “è un capolavoro involontario di reportage, una preziosa antologia dell’avanspettacolo nell’Italia del dopoguerra”.
A suo agio con la paglietta tagliuzzata del macchiettista, con gli abiti dimessi dello sfortunato professore di Anni facili di Luigi Zampa (1953), per cui si aggiudicò un Nastro d’Argento, con i ruoli brillanti di Accadde al commissariato di Giorgio Simonelli (1954), con la commedia di costume di Mariti in città di Luigi Comencini (1957) e con le calibrate prove drammatiche di Italia piccola di Mario Soldati (1957).
Nei film con Totò riesce a sublimare il ruolo di spalla, il loro affiatamento li metteva sullo stesso piano, si pensi a film come Totòtruffa64, dove è sempre in grado di assecondare la battuta di spirito del grande principe della risata, ma il ruolo di spalla/antagonista è ancor più chiaro ne Il Monaco di Monza, di Sergio Corbucci, dove interpreta il perfido marchese Egidio De Lattanzis. Negli anni ’60 Taranto prese parte anche ai cosiddetti film musicarelli, al fianco di nomi importanti della musica leggera come Albano Carrisi e Gianni Morandi.
Nino Taranto è stato anche uno dei primi a lavorare costantemente in radio, e partecipò anche a parecchi varietà televisivi.
Il comune di Roma ha intitolato una strada a Nino Taranto, mentre la città di Napoli ha dato il suo nome ai giardini di Via Aniello Falcone che affacciano sulla sua bella casa di Parco Grifeo. A Napoli, inoltre, opera una Fondazione a suo nome, creata dai familiari per tenerne vivo il ricordo. Alla mostra Nino Taranto ha 100 anni realizzata nel 2007 dal critico Giulio Baffi con catalogo (Edizioni Guida), ha fatto seguito nel 2012 il saggio biografico Nino Taranto. Vita straordinaria di un grande protagonista dello spettacolo italiano del Novecento, scritto dal giornalista e saggista Andrea Jelardi per le Edizioni Kairòs.