di Raffaele Ambrosino

E’ in vendita il dominio Internet www.bagnolifutura.it . I curatori fallimentari della società di trasformazione urbana fanno calare definitivamente il sipario sulla gestione de Magistris della vicenda Bagnoli. Basta provare a collegarsi: un link indirizza l’argonauta direttamente al contatto per l’acquisto. Chiunque fosse interessato, dunque, può farsi avanti. E fare del dominio ciò che vuole. Anche un sito di veggenti, magari per predire quello che sarà il futuro dei cittadini bagnolesi.

A parte l’umorismo facile, è da tempo che si registra la sconfitta delle amministrazioni comunali che si sono succedute almeno negli ultimi 15 anni sull’importante partita del recupero dell’area ovest di Napoli, culminata nel fallimento della Stu avvenuto nel corso dell’attuale consiliatura ormai agli sgoccioli.

ll 29 maggio del 2014 muore infatti, alla tenera età di 12 anni, la Bagnolifutura, società incaricata di dar vita nuova all’ex area industriale. Viene dichiarata fallita dal Tribunale di Napoli.  E questo avviene, quindi, proprio durante la gestione dell’attuale amministrazione, in possesso del 90% delle quote societarie.

Poi, la storia recente del commissariamento da parte del governo Renzi e le polemiche del sindaco che ricorda, un giorno sì e l’altro pure, che la bonifica del sito spetta allo Stato, e quindi al governo. Ma scorda, forse volontariamente, forse no, quale era lo scopo e la funzione della “sua” Bagnolifutura: la mission della Stu comprendeva il completamento dell’acquisizione delle aree, la bonifica dei suoli dell’ex Italsider e dell’ex Eternit, l’attuazione del Piano Urbanistico Attuativo (Pua) di Coroglio-Bagnoli (lo strumento urbanistico attuativo che, recependo le indicazioni della Variante per la Zona Occidentale al Prg, detta le modalità per la trasformazione, e cioè la realizzazione delle infrastrutture, la commercializzazione dei suoli destinati agli interventi privati, dalle residenze al terziario, dal commercio agli alberghi, e  la gestione delle opere pubbliche realizzate). Spettava tutto a Bagnolifutura. Tutto ai suoi azionisti, prima di tutto al Comune.

Ma c’è di più. Prima del fallimento, Palazzo San Giacomo ha conferito a Bagnolifutura alcuni immobili comunali del valore di milioni di euro nel tentativo, vano, di evitare di portare i libri in tribunale. Per come è andata a finire, purtroppo sono andate perdute anche queste proprietà immobiliari.

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