Cominciamo un viaggio alla scoperta delle tradizioni borboniche. Anche di quelle meno conosciute, come la cucina. Il nostro percorso comincia nel Palazzo Reale di Caserta dove per l’alimentazione dei reali vi era una complessa organizzazione che faceva capo agli uffici detti “di bocca”.
Gli uffici erano così divisi:
cucina
riposto (dispensa)
salseria
bottiglieria
carniera
ramaglietto di bocca
porcellane e guardaroba
Esistevano due cucine: una piccola cucina situata al pianterreno al di sotto dell’Appartamento di S. M., o una grande cucina nel lato orientale dei sotterranei.
La Regina Maria Carolina, inoltre, aveva una cucina privata ed un cuoco personale che le preparava biscotti e pietanze tipiche del suo Paese. Per lei, nel 1768, fu costruito un forno affidato al fornaio Francesco Ignazio Hipman.
Il re Ferdinando IV, invece, aveva a disposizione una “cucina portatile” in ferro da utilizzare durante lo battute di caccia realizzata nel 1782 su progetto di Carlo Vanvitelli.
Dopo la partenza di re Carlo, nel 1759, il ministro Bernardo Tanucci si fece garante di una politica di continuità conservando le consuetudini spagnole (i documenti venivano ancora redatti in spagnolo e il riferimento orario era quello della Spagna). Negli inventari relativi all’attività del personale dopo il 1759, si registra una cospicua presenza di addetti di origine spagnola negli apparati amministrativi ed organizzativi di Casa Reale, in modo particolare negli uffici di bocca. La cucina reale, pertanto, rimase a lungo inalterata; solo col passar del tempo i cuochi più anziani vennero dispensati e progressivamente sostituiti da personale napoletano.
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