“La comunicazione semplificata di Matteo Salvini nel Mezzogiorno non ha finora sfondato.Le sacche di resistenza al di sotto del Garigliano sono maggiori di quelle che si potevano immaginare all’inizio”. Isaia Sales, editorialista del Mattino e docente di Storia della criminalità, attento studioso dei problemi meridionali, commenta il Beach Tour del ministro dell’Interno a tutt’oggi in carica. Sales aveva avuto modo di osservare proprio sul Mattino che sarebbe stato complicato al leader leghista dimostrare che l’autonomia differenziataper le Regioni del Nord si traduce in più opportunità ed efficienzaanche per il Sud. I fatti, intanto, gli stanno dando ragione, visto quanto è accaduto tra Pescara, Amantea, Soverato e Policoro dove il numero uno del Carroccio non è stato accolto come riteneva. “Non è affatto facile – insiste Sales- dimostrare che concedere più poteri e soldi al Veneto, alla Lombardia e all’Emilia Romagna sia un affare, anzi addirittura una “grande opportunità” per le regioni meridionali”.
Il vento del Sud non gonfia le vele alla Lega, sembra. Come lo spiega?
Intanto perché c’è stata una campagna di informazione che per la prima volta, dopo anni, ha visto impegnati insieme studiosi, opinionisti, istituti di ricerca e le maggiori università meridionali. Unanimi nel sostenere l’esatto contrario.
Salvini comunque in un anno ha guadagnato la scena mediatica e ha portato il suo partito a essere la prima formazione politica nei sondaggi. Non è così?
Il capo della Lega si sta dimostrando capace di successo nelle operazioni più ardite. E’ riuscito a trasformare un movimento che aspirava alla secessione dei territori settentrionaliin una forza sovranista, quindi iperitalianista.Ora prova a trasformare chi è stato nel recentissimo passato un nemico dichiarato del Sud nel suo potenziale “salvatore”.
Ci sono ampi segnali che può farcela, nonostante le manifestazioni di dissenso.
Se riuscirà, il fenomeno dovrà esser studiato nel futuro come un capolavoro politico dalle premesse quasi proibitive.
Perché la conquista del voto meridionale è decisiva per la Lega?
Salvini punta a ottenere la maggioranza relativa nel prossimo parlamentocosì da affrancarsi dai Cinquestelle e dalla sgradita alleanza con Berlusconi.
Ma il bacino elettorale del Sud si presenta come il più mobile, il più inquieto, il più aperto a nuove avventure.
Perché il Sud è il luogo dove la disgregazione di assetti consolidati nel tempo ha aperto le porte a scenari del tutto inediti, a vuoti di rappresentanza di interessi non più tutelati.Il Sud,che è stato per oltre un quarantennio il territorio filogovernativo per antonomasia, si è trasformato in un inedito laboratorio alla ricerca di un nuovo centro di gravità.
E’ un fenomeno da salutare con favore, non crede?
Sì perché al rancore per la fine della protezione politica e al rimpianto per il passato si sono affiancate le più coraggiose esperienze di governo locale e una sensibilità civile del tutto nuova verso le iniziative antimafia.
In pochi anni gli elettori meridionali si sono affidati a diversi e opposti interlocutori. Dai nuovi sindaci eletti all’inizio degli anni novanta, Forza Italia, il Pd…
Rammento che tutte e otto le regioni meridionali per un breve lasso di tempo sono state amministrate contemporaneamente dal Pd.
Infine i Cinquestelle.
Questi ultimi sono stati i più veloci a bruciare il credito accordatogli, passando dal 46% al 29% nel giro di un solo anno.
E Salvini punta a raccogliere il testimone proprio da loro?
Non a caso fa ricorso al bisogno di moralizzazione ed afferma ripetutamente che i veri nemici del Sud sono i politici ladri e incapaci del Sud. E che con l’autonomia differenziata i ladri meridionaliandranno a casa.
Molti osservatori suggeriscono di non sottovalutare l’impatto elettorale che il tema sicurezza ha assunto anche nel Sud.
Sicuramente. Ma al di là di qualche emergenza in alcuni quartieri di grandi città o di zone agricole che vedono impegnate migliaia di lavoratori di colore in condizioni disumane (creando disagi alla popolazione residente) il tema sicurezza da solo non è sufficiente per raccogliere la maggioranza elettorale dei meridionali.
E quindi?
Sotto la spinta della Lega non si sta producendo nel Sudl’emersione di settori nuovi della società, di forze vive prima non rappresentate, di “homines novi”, cioè persone che non avevano mai svolto prima incarichi pubblici come avvenne al Nord all’inizio dell’insediamento leghista.
Se la Lega non si presenta come la forza aggregatrice di una nuova classe dirigente locale, con quale speranza crede di sfondare al Sud.
Si ha l’impressione che la Lega si presenti come una nuova forza centrista che non vuole affatto spaventare il vecchio Sud statalista, bisognoso di protezione, che sacrifica l’efficienza alla sopravvivenza, la legalità agli affari.
Una forza che si potrebbe sintetizzare con un ossimoro, quello del “radicalismo continuista”, perché in continuità con i vecchi assetti meridionali.
Che può vincere. Proprio in quanto sono falliti tutti coloro che parlavano in nome di una rottura dei vecchi equilibri e non li hanno realizzati.