“C’era un corpo speciale a Poggioreale, chiamato da noi ‘la squadretta’. Se litigavi con una guardia, la squadretta ti veniva a prendere e ti portava nelle celle d’isolamento. Laggiu’ nessuno sapeva piu’ niente di te. Poteva succederti di tutto, anche di morire”. Lo racconta nella sua biografia Aniello Arena, ergastolano-attore reso celebre dal film ‘Reality’ di Matteo Garrone del 2012, che nel carcere napoletano fini’ per la prima volta per uno scippo a 19 anni, nel 1987. Una denuncia analoga a quella sulla presunta ‘cella zero’ del penitenziario napoletano presentata di recente e che ha portato all’apertura di due inchieste penali.
La “squadretta” della paura
“La squadretta, formata da tre, quattro o cinque energumeni, arrivava la mattina presto e ti pestava fino a romperti le ossa”, racconta ancora Arena, condannato all’ergastolo per un omicidio, in ‘L’aria e’ ottima (quando riesce a passare)’, scritto con Maria Cristina Olati e uscito per Rizzoli nel 2013. “Non ti potevi ribellare, non potevi denunciarli – scrive ancora Arena – perche’ loro lo facevano prima di te. Solo che tu, essendo un delinquente, non avevi il diritto di essere creduto”. “In quei tre anni la squadretta non mi prese mai – afferma Arena -, ma l’avrei sperimentata in seguito”.
Poggioreale, non è cambiato nulla
Nel 1998, tornato a Poggioreale, dove nulla era cambiato, secondo Arena, che riusci’ a evitare il pestaggio. “Si viveva con la minaccia continua di venire presi e massacrati di botte”, anche per motivi futili dice ancora Arena, che da anni sconta l’ergastolo nel carcere di Volterra (Pisa), dove e’ diventato attore nella Compagnia della Fortezza di Armando Punzo. Alla presentazione del libro a Roma, a dicembre, alla domanda di uno spettatore se quelle violenze accadano ancora a Poggioreale, Arena aveva risposto: “A quanto mi dicono non e’ cambiato nulla”.