Ora chiedono tempo. E, soprattutto, «società civile». Il Pd alla ricerca (moderata) di un piano B per battere Antonio Bassolino ormai inesorabilmente nel ring delle primarie, dopo l’autogol dell’annuncio sul presunto cambio di regole per eliminare dalla competizione gli ex sindaci. Sei nomi sotto osservazione. Tre sono dirigenti renziani. Gli altri, su cui si va con più convinzione, appartengono al mondo delle start-up, dei professionisti, delle cliniche. I vertici del Nazareno sperano di sfiancare innanzitutto anche con il rinvio dei tempi – primarie non più il 7 febbraio, ma il 20 marzo, elezioni a giugno – il maratoneta di varie stagioni, ex sindaco ed ex governatore che in perfetta solitudine s’incammina a sessantotto anni lungo la sfida, lunga, frastagliata e già molto accesa, delle amministrative di Napoli. È il Bassolino dal proverbiale fiuto che ieri, per tutta risposta, manda a dire a Roma, dallo studio di Floris a La7: «C apisco che Renzi punti tutto sul referendum, però queste amministrative saranno molto importanti. A Roma, ad esempio, c’è la situazione più difficile per il Pd. E i 5 Stelle, nella capitale, rischiano di vincere perfino a prescindere dal profilo che metteranno in campo. A Napoli, invece, la sorte dei grillini dipenderà dalla forza del candidato che sceglieranno».