Da un’analisi delle motivazioni che spingono Cosenza e viciniori Comuni a fondersi, appare che l’intento non sia tanto quello di fare qualcosa di forte e importante per la Calabria ma solo la volontà di contrastare la fusione di Corigliano Rossano.
Forse, in riva allo Jonio, ancora non si è consapevolizzato il grandioso potenziale che la recente pratica amministrativa genererà nei prossimi anni, quindi s’annaspa nel passaggio verso la nuova identità. A Cosenza, invece, con molta probabilità, si è convinti che la fusione jonica possa ledere i presunti interessi di chi gravita sulla città dei Bruzi, soprattutto gli interessi dei vecchi volponi locali che non lasciano nulla di intentato per mantenere le loro posizioni, senza pensare minimamente al bene della Calabria e dei calabresi.
Ma, ormai è giunto il tempo che l’Arco Jonico Magnograeco abbia una sua identità e una sua autonomia che non può che arrecare beneficio a tutto il territorio compreso tra Rocca Imperiale e lo Steccato di Cutro, passando per l’entroterra silano, riverberando, di riflesso, beneficio alla Calabria tutta.
Le ricchezze della Calabria in agricoltura, in commercio terrestre e marittimo con due importanti porti e un aeroporto, in cultura, storia e turismo, risiedono in quella terra che fu approdo degli avi greci.
Creando le giuste infrastrutture stradali e ferroviarie, questo lembo di levante della Calabria sarà il volano di tutta la Regione, comprese le stesse Cosenza e Rende.
Questa parte della Calabria non dovrà più essere il serbatoio di voti di Chi rema contro il progetto dell’area vasta Magnograeca!
Bisognerà intercettare coloro che promuoveranno e porteranno al cospetto delle Istituzioni pubbliche, la bontà e la valenza di questo ambizioso progetto.
Finirà il gioco sporco di farsi eleggere in Regione o in Parlamento per poi non ricambiare con un impegno a 360 gradi per il territorio che ha eletto i propri Rappresentanti.
Costoro dovranno spendersi per il territorio di elezione e per i suffragi che i cittadini avranno inteso accordargli, altrimenti saranno scaraventati fuori e di loro non resterà neppure ricordo agli annali.
Sarà imperativo chiudere la porta in faccia ai mercenari che hanno saccheggiato l’area jonica rendendola da fertile terra, arido deserto.
Solo così si viaggerà verso l’agognato riscatto del motore propulsivo della Regione, porto naturale del Mediterraneo, baricentro e crocevia dei nuovi flussi economici dei prossimi anni: l’arco Jonico Magnograeco.
Giuseppe Toscano – Comitato per la Provincia della Magna Graecia.