Carissime e carissimi,
Con questa idea criminogena del “federalismo differenziato”, meglio conosciuto come “secessione dei ricchi”, si dà un ulteriore colpo alla Costituzione della Repubblica Italiana esaltando l’idea che la Repubblica non debba rimuovere le differenze e le discriminazioni, ma le debba esaltare.
Con questa idea si lavora, dopo “l’abolizione per decreto della povertà” con relativa sceneggiata dal balcone. All’abolizione della solidarietà e all’idea alta dei padri costituenti di un Paese unito e soprattutto uguale.
Con l’idea di creare, con la secessione dei ricchi e delle regioni del nord a cui si è aggiunto buon ultimo il Piemonte, una sorta di lavagna virtuale dove sono iscritti da una parte i “buoni”, le regioni del nord, e dall’altra “I cattivi” le regioni e i cittadini del sud si compie di fatto un attentato alla Costituzione andando a decidere che una parte degli italiani è più italiana degli altri.
Il referendum del 4 dicembre 2016 ha lanciato un chiaro segnale alla classe politica:
La Costituzione va bene così com’è, anzi va applicata e resa carta fondamentale per tutte le parti del Paese.
Ciò che ci lasciò quel referendum quindi è:
- Innanzitutto la Costituzione
- Un Paese ancora attento ai territori
- Una Costituzione tutta da applicare
- La sovranità appartiene al popolo
- Non esistono differenze di razza, religione, posizione geografica
- La Repubblica è attenta alla salute dei cittadini e al lavoro
La “secessione dei ricchi” impone a tutti noi di non abbandonare per nessun motivo la lotta per i giovani costretti a fuggire dalle nostre regioni o mettersi in proprio nella speranza di un lavoro, per quelli sottopagati, per le startup, per coloro che tra mille difficoltà si tolgono dal mercato del lavoro, per coloro che decidono di restare nei luoghi d’origine, che scelgono di andare via o che scelgono di tornare.
La “secessione dei ricchi” ci impone di lottare per un Paese che non può dimenticare il proprio Sud e che rimetta al centro la questione meridionale non per aumentare le differenze territoriali, ma per ridurle.
C’è bisogno di un Paese che aspiri all’uguaglianza che tradotto significa: dare di più a chi ha meno per metterlo in condizione di ottenere uguali opportunità.
Bisogna tornare al pensiero alto del meridionalismo alto e progressista nato dalla visione di Gramsci…
Altro che differenziazione, c’è bisogno di rendere uguali e competitivi: Università, Trasporti, Infrastrutture, Sanità, Scuola, tutela dell’ambiente e dei territori, lotta contro l’illegalità e l’ingiustizia, non più slogan, ma azioni concrete, non più parole d’ordine, ma coinvolgimento delle persone attorno a un progetto di Governo che si esalti nell’annullare le differenze non nell’aumentarle.
Per noi del Partito del Sud Meridionalisti Progressisti c’è da lavorare insieme a tutti coloro che credono a un modello di Paese e di Europa, non come un progetto ad escludere, ma come un’idea che punti ad aprirsi al mondo reale e che possa riconoscersi negli ideali di uguaglianza.
Contro tutte le idee di secessione e disuguaglianza legalizzata, Andiamo avanti!
Michele Dell’Edera
Vicepresidente nazionale del Partito del Sud – Meridionalisti Progressisti