L’Etna ha ricominciato a dare spettacolo con un’attivita’ eruttiva, accompagnata da esplosioni, dal nuovo cratere di Sud-Est, da dove fuoriescono delle piccole colate che hanno percorso qualche centinaio di metri lungo il versante Orientale del vulcano in direzione della Valle del Bove. La lava si ferma molto in alto, a quote di circa 3.000 metri. Attivita’ si registra anche all’interno della Bocca Nuova’ e del cratere di Nord-Est. Per gli esperti dell’Ingv di Catania questa attivita’ “persistente”, iniziata molto gradualmente dal luglio scorso ed in corso da un paio di settimane, potrebbe durare nel tempo. 

Le immagini spettacolari mostrano l’Etna innevato con in primo piano l’attività stromboliana, in corso da due settimane, dalla bocca orientale del nuovo cratere di Sud-Est. Da qui fuoriesce una piccola colata lavica che resta confinata nella parte sommitale del vulcano. Prosegue poi la serie di esplosioni intracrateriche dalla bocca nuova e dal cratere di Nord-Est cominciata in estate. Tutta l’area è costantemente monitorata dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Catania che segnala l’attenuazione dell’attività sismica alle falde del vulcano.  

Riuscire a dare l’allarme in tempi rapidi nelle situazioni di emergenza fa la differenza. Se l’emergenza è nientemeno che il vulcano attivo più grande d’Europa, l’Etna, che si prepara per una delle sue famose esplosioni, si comprende bene l’utilità di un’informazione tempestiva su quello che sta per accadere. Il primo sistema al mondo di allerta veloce (early warning) di un’eruzione vulcanica, capace di dare l’avviso da remoto un’ora prima dell’esplosione del vulcano, è il risultato di dieci anni di lavoro, di ricerca e sul campo, del team del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, guidato da Maurizio Ripepe, ricercatore di Geofisica della terra solida. Ne dà testimonianza un recente articolo pubblicato sul “Journal of Geophysical Research: Solid Earth”. “Quello che abbiamo elaborato e testato in questi anni – spiega Ripepe – non è uno strumento di previsione delle eruzioni, ma un’allerta rapida di un’esplosione che si sta preparando. Quando un vulcano entra in una fase di dinamica instabile, il cui sviluppo sarà quasi sicuramente un’eruzione, entra in una fase di forte degassamento che immette nell’atmosfera gas e materiale lavico”, prosegue Ripepe.