Politica interna
Governo bocciato sul condono Ischia. Rischia di costare anche più del previsto, ai Cinque Stelle, la missione condono. Maggioranza battuta in serata in commissione, al Senato. Uno strappo che si consuma grazie alla “ribellione” di due senatori pentastellati, Gregorio De Falco e Paola Nugnes, sull’emendamento che restringe notevolmente la portata della sanatoria sugli abusi edilizi a Ischia, relativamente ai comuni colpiti dal sisma del 2017, norma inserita nel Decreto Genova. Un brutto colpo per il leader Di Maio. Che però dice: «Risolveremo in aula». E’ adirato con i ribelli, e insinua che vogliano andarsene anche per non restituire le somme dovute al Movimento. In serata poi riunisce ministri e capigruppo. Decisiva la scelta del senatore pentastellato De Falco, che vota con le opposizioni; mentre si astiene l’altra dissidente, la napoletana Paola Nugnes, che fin dall’avvio dell’iter aveva detto: «La Campania vanta il record di abusi edilizi e non è ammissibile concedere condoni mascherati». Sono gli effetti collaterali di una parola che Di Maio fa ormai fatica a pronunciare: condono.
Manovra. Il governo conferma: “Invariati saldi e Pil”; – Governo bocciato sul condono Ischia. L’ira M5S; – Telecom: via Genish, pronto Altavilla; – Libia, a Palermo solo una fragile intesa tra Haftar e Serraj; – Su Brexit accordo preliminare tra Londra e l’Unione Europea.
Grandi opere. Risponderà alla lettera presto, magari mostrando attenzione a una iniziativa che ha mobilitato 30mila persone ma al momento sono molti i dubbi su un incontro al Colle. È vero che un’occasione per un colloquio potrebbe esserci anche a Torino il prossimo 26 novembre quando Sergio Mattarella andrà a inaugurare l’anno accademico ma nessuna decisione al momento è stata presa. Del resto il capo dello Stato si trova in visita a Stoccolma e non ha avuto il modo di valutare la richiesta formale fatta recapitare dalle promotrici del Sì Tav in cui si chiede un colloquio e la “garanzia” di vigilanza su quell’analisi costi-benefici a cui è appeso il destino dell’Alta velocità. Il punto su cui si concentrano i dubbi di Mattarella sul faccia a faccia è proprio questo: ossia, l’opportunità che sia lui a dover vigilare su un’opera pubblica mentre la responsabilità sulle infrastrutture è tutta del Governo. Intanto le imprese bresciane bocciano l’esecutivo e lanciano l’allarme crescita: «Abbiamo interpellato circa 300 imprenditori, ne esce un quadro da bollino rosso» ha detto ieri il presidente dell’Associazione industriale bresciana, Giuseppe Pasini, durante l’assemblea. Nessuno tra gli esponenti del Governo (per la politica locale c’era il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana) ha partecipato ieri alla riunione, se si esclude un collegamento video del sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, è «un segno allarmante di lontananza». A settembre 2018 la produzione industriale segna un più 0,1 per cento. II brusco raffreddamento interessa sia la metallurgia (-4,6%), sia la meccanica (-4,4%). «La questione di Brescia è nazionale, riguarda tutto il Paese», chiude il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia.
Economia e finanza
Manovra. Sfida all’Ue: i conti non cambiano. L’Italia tira dritto e sfida l’Europa su deficit e Pil, ma accetta di ridurre il profilo del debito con il ricorso ad un piano di dismissioni immobiliari da 18 miliardi. All’ultima ora, dopo un breve vertice di maggioranza con Conte, Salvini, Di Maio e Tria, il Consiglio dei ministri ha deciso di non modificare i saldi di bilancio contestati dall’Europa. Il deficit-Pil del prossimo anno, annunciato dai balconi di Palazzo Chigi nelle scorse settimane rimarrà al «limite invalicabile» del 2,4 per cento e la crescita resterà inchiodata all’1,5 per cento, contro l’opinione della Commissione che non va oltre l’1,2 per cento (con deficit al 2,9 per cento) e dell’Fmi che ieri in missione a Roma ha stimato l’1 per cento (con deficit al 2,6-2,7 per cento). Da Bruxelles non arrivano commenti ufficiali alla decisione del governo di confermare i saldi della manovra. Ma dietro garanzia di anonimato una fonte Ue ammette che ormai non ci sono più spazi per rimediare. «Alea iacta est», il dado è tratto. Ora la palla è nelle mani della Commissione e il prossimo passaggio-chiave sarà il 21 novembre, con l’opinione negativa sulla legge di bilancio e il rapporto sul debito. La vera data da segnare sul calendario, però, è il 22 gennaio: quel giorno l’Italia entrerà ufficialmente in procedura e l’Ecofin approverà la raccomandazione con il «percorso correttivo» che il governo dovrà seguire. Un tunnel fatto di vincoli da rispettare (taglio del deficit e del debito) e di «monitoraggi» costanti, attraverso le missioni a Roma degli ispettori Ue. Diversamente scatteranno le sanzioni, che però molto probabilmente non arriveranno prima del 2020.
Tlc. Amos Genish non è più l’ad di Telecom Italia. Il consiglio, compatto con la maggioranza Elliott e l’opposizione della minoranza Vivendi, ha revocato le deleghe al manager israeliano, al quale è stato imputato di non aver realizzato il suo stesso piano, mentre i flussi di cassa in calo hanno comportato una svalutazione che ha mandato in rosso i conti dei primi nove mesi. Domenica il cda si riunirà nuovamente per la nomina del successore. In pole position c’è l’ex numero 2 di Fca, Alfredo Altavilla, affiancato da un direttore generale di matrice interna: per la posizione si fanno i nomi dell’ex ceo di Tim Brasil Stefano De Angelis, del direttore finanziario Piergiorgio Peluso e del responsabile business e top clients Lorenzo Forina. Vivendi si prepara a chiamare l’assemblea per rimontare in sella.
Politica estera
Libia, a Palermo una fraglie intesa. II succo della Conferenza è il sostegno della comunità internazionale ad un nuovo summit nei primi mesi del prossimo anno, questa volta in Libia, per arrivare ad elezioni in primavera. C’è anche larga condivisione sugli sforzi dell’Egitto per aiutare a riunificare le forze armate libiche e sul percorso delle Nazioni Unite che già nelle prossime settimane dovrebbe fare passi concreti nell’unificazione delle due banche centrali e poi anche delle istituzioni finanziarie del Paese. Una sintesi, forse generosa, la fa il rappresentante dell’Onu per la Libia, Ghassam Salamé, che con Giuseppe Conte ha lavorato per 24 ore, fianco a fianco: «Palermo è stata un successo, una pietra miliare nel cammino della Libia, si è espressa una grande unità». Ma la stretta di mano esibita a Palermo per i fotografi, alla presenza del premier italiano Giuseppe Conte, non scioglie i rebus sulla pace. La Turchia lascia il summit.
Su Brexit accordo preliminare Londra-Ue. Brexit, ci siamo quasi. I tecnici di Unione europea e Regno Unito hanno trovato la bozza di soluzione al rompicapo della frontiera irlandese, su cui entrambe le due parti hanno rischiato fin qui di rompersi davvero la testa. Come gestire il confine tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda dopo l’addio britannico all’Ue è stato il nodo mai sciolto, lo scoglio su cui si sono arenati i negoziati tra Londra e i Ventisette partner di oggi ma non ancora di domani. Ora c’è un’intesa di massima, al vaglio dei ministri che la premier britannica Theresa May ha convocato oggi alle 14. Le due parti hanno deciso che il Regno Unito resterebbe allineato all’unione doganale dell’Ue, con Belfast più rispettosa di Londra delle regole del mercato unico europeo. In questo modo le merci in transito tra Eire e Ulster non sarebbero soggetto a controlli. Ue è pronta chiudere il dossier e discutere le relazioni future.