Politica interna     

Discorso Gentiloni: “È un primato che un presidente del Consiglio si presenti a questa conferenza stampa a soli 15 giorni dalla nomina”. Paolo Gentiloni inizia così il tradizionale appuntamento di fine anno del premier con la stampa. Pacato e distaccato, Gentiloni spiega che “il governo nasce all’indomani della sconfitta del referendum. Quel risultato referendario non si cancella e noi lo abbiamo ben presente. Ma non deve annullarsi neanche il lavoro fatto dal governo Renzi. Cancellarlo o relegarlo nell’oblio sarebbe un errore”. La linea della continuità porta il premier a fare suoi tutti i successi rivendicati da Renzi e a difendere la squadra di governo, partendo da Maria Elena Boschi, definita “una risorsa molto utile, di grande qualità, sono io che le ho chiesto di fare questo lavoro e penso sappia farlo bene”. Massima considerazione anche per Luca Lotti e Giuliano Poletti, sul quale dice: “Un po’ di cautela sarebbe stata provvidenziale, ma ha chiesto scusa. Basta polemiche”. Gentiloni parla anche della durata del suo governo, sottolineando che “la stabilità di un Paese a livello internazionale è sempre importante, ma la stabilità non può rendere prigioniera la democrazia. Quindi se si vota non si può vedere il voto come una minaccia”. Quanto alla legge elettorale “il governo non presenterà una sua proposta, ma cercherà di accompagnare la discussione tra i partiti in Parlamento”. La continuità con Renzi si vede e viene rivendicata anche nella conferma di tutti i viceministri e sottosegretari che hanno giurato ieri sera. Due soli spostamenti: Davide Faraone andrò alla Sanità e Vito De Filippo al Miur. Unico assente il centrista Enrico Zanetti, dimessosi dall’incarico.

Discorso Mattarella: Un Paese schiacciato tra uno scontro politico permanente e una questione morale che riaffiora a intermittenze sempre più ravvicinate. E una comunità nazionale impaurita da una crisi a più facce ed esausta per i prezzi che le tocca pagare. Si ispirerà a questo incrocio di “dati di fatto” il presidente della Repubblica nel proprio discorso di fine anno. Un discorso che metterà al centro la fragilità di un’Italia con un tessuto connettivo ormai “sfibrato e diviso”, dove si diffondo “sentimenti d’inimicizia e addirittura di odio verso tutti e verso ciascuno”, come ha ricordato pochi giorni fa davanti alle alte cariche dello Stato. Segnali confortanti di recupero del senso di comunità tuttavia non mancano, come ha potuto verificare di persona nei luoghi colpiti dai terremoti di agosto e ottobre, dove c’è stata una vera e propria “gara di solidarietà” per aiutare le popolazioni terremotate. Di fronte alle ultime derive della vita pubblica e le sfide future, Mattarella preme per un’urgente ricostruzione di quello che definisce “il senso del nostro vivere insieme”. Nel suo discorso il presidente affronterà i problemi partendo dalle responsabilità e dai “doveri” della classe politica, fronti che stanno facendo deragliare in “delusioni” le “speranze” e le “attese” degli italiani. In primo luogo la lotta alla corruzione, divenuta missione centrale del settennato di Mattarella, quindi l’impegno contro la disoccupazione, specialmente quella giovanile, uno slancio nel dossier sicurezza-terrorismo e infine la necessità di tutelare i risparmiatori travolti dai collassi bancari degli ultimi anni.

Politica estera

Usa/Russia: 35 diplomatici russi espulsi dagli Stati Uniti due basi dei servizi di Mosca chiuse a New York e in Maryland, sanzioni contro due agenzie di intelligence (Gru e Fsb) e quattro loro capi. Barack Obama decide di usare il pugno duro per punire gli attacchi digitali con cui il Cremlino ha influenzato le elezioni americane in novembre violando la posta elettronica dei leader democratici. Il presidente uscente ha agito facendo leva su un altro ordine esecutivo dell’aprile 2015 che regola le risposte ad attacchi cibernetici, e lo autorizza ad agire in emergenza con poteri speciali. Le nuove sanzioni di Obama, le più severe fin qui adottate ma ancora “tradizionali” nella loro struttura, porranno Donald Trump di fronte a un bivio: confermandole perderà la faccia davanti all’”amico” Putin, ma se le cancellerà si metterà in rotta di collisione con il Congresso, che chiede, a sinistra come a destra, inchieste sulle interferenze russe, e con la Cia. Immediata la replica del Cremilino: il portavoce di Putin ha detto che la Russia “rigetta” le sanzioni, aggiungendo che saranno prese in considerazione “misure di ritorsione”.

Siria: In Siria ieri è stata firmata una nuova tregua tra le forze governative del regime di Damasco e sette sigle dei ribelli. A differenza dei precedenti cessate il fuoco, questa volta dietro alla firma c’è la mediazione di Russia, Iran e Turchia. In base all’accordo raggiunto, il cessate il fuoco “totale” è scattato a mezzanotte e vede coinvolti da un lato l’esercito siriano fedele al presidente Bashar al Assad, e dall’altro sette gruppi di “opposizione moderata” che “controllano vaste aree della Siria settentrionale e centrale”. Secondo quanto riportato dalla Tass, che cita Putin, Russia, Turchia e Iran si sono assunte la responsabilità a garantire il successo del processo di pace. Il capo del Cremlino ha spiegato che sono tre i documenti firmati: il primo riguarda il cessate il fuoco, il secondo è incentrato su un sistema di misure per controllare la tenuta della tregua, il terzo è una dichiarazione sulla disponibilità ad avviare colloqui di pace per porre fine al conflitto. Il prossimo passo sarà la presentazione dell’accordo alle Nazioni Unite per ottenere un’approvazione nella forma di “documento ufficiale del Consiglio di Sicurezza”. Putin ha anche annunciato la riduzione della presenza militare russa in Siria. Plauso degli Stati Uniti, che hanno parlato di “uno sviluppo positivo”, mentre l’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura, ha dato “il benvenuto” all’accordo, ricordando però l’importanza della mediazione delle Nazioni Unite.

Economia e Finanza

Salvataggio Mps: Nella conferenza stampa di fine anno il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni torna a più riprese sulla questione del Monte dei Paschi, e soprattutto sul problema che si è creato sulla linea Roma-Francoforte dopo la richiesta della Vigilanza della Bce che ha fatto salire a 8,8 miliardi il livello della ricapitalizzazione per Rocca Salimbeni. La linea del governo, ha spiegato Gentiloni, è quella illustrata ieri dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan nel Forum del Sole 24 Ore, ovvero la richiesta di “superare l’opacità” nelle decisioni della Vigilanza per avviare un confronto “su tempi e modalità delle richieste”. La lettera “di cinque righe e tre cifre” arrivata dall’Authority guidata da Danièle Nouy non è piaciuta al premier, che si dice colpito di “avere notizie così, ex abrupto, il giorno di Natale peraltro”. Il percorso che deve portare al nuovo piano industriale e alla ricapitalizzazione precauzionale di Mps va gestito da Roma, Francoforte e Bruxelles con “la collaborazione il più costruttiva possibile, perché non è una vicenda che si può risolvere solo con delle comunicazioni”, tuttavia in questo confronto il governo italiano è intenzionato a “tenere il punto”. I modi ovviamente pesano, ma sono i contenuti a sollevare le obiezioni principali di Palazzo Chigi, contenuti che secondo Gentiloni diventano ora “oggetto di discussione con la vigilanza della Bce, mentre non è in discussione la tranquillità, la capienza e la rilevanza del nostro intervento”. I 20 miliardi, insomma, basteranno per il Monte e per le altre banche in difficoltà come Veneto Banca e Bpvi.

Decreto Milleproroghe: Come da tradizione il via libera al decreto Milleproroghe nel Consiglio dei ministri di ieri è arrivato salvo intese, e oggi, al termine del confronto tra i tecnici di Palazzo Chigi e quelli del Quirinale, approderà in “Gazzetta Ufficiale”. Il provvedimento non si discosta dalla tradizione, anche se nei quindici articoli del testo spiccano anche un paio di assenze, ovvero misure attese da particolari categorie che però alla fine non si sono concretizzate. Per esempio il correttivo richiesto dalla magistratura alle specifiche norme previdenziali del settore. Non essendo arrivato, dai prossimi giorni le toghe dovranno andare in pensione al compimento dei 70 anni, per effetto della norma del governo Renzi che aveva abbassato di cinque anni il precedente requisito. Immediata la replica dell’Anm, che parla di “impegni non rispettati”. Manca anche la proroga del termine per la trasformazione in Spa delle banche popolari, che già era stata esclusa dal decreto salva-banche. La parte più consistente del decreto è probabilmente quella dedicata al pubblico impiego: il governo ha prorogato di un anno diversi tipi di contatti precari esistenti nelle amministrazioni, per un totale di 42mila lavoratori. Contemporaneamente vengono spostati in avanti di un anno i termini per procedere alle assunzioni a tempo indeterminato ed è prorogata, sempre di dodici mesi, la validità delle graduatorie dei concorsi sia riguardo ai vincitori sia agli idonei. Per le popolazioni colpite dal sisma nell’Italia centrale è estesa a tutto il 2017 la sospensione delle rate dei mutui, mentre quella relativa al pagamento delle utenze delle case inagibili è prorogata di sei mesi.