Politica interna
Renzi/Mattarella: Ieri pomeriggio Matteo Renzi e Sergio Mattarella si sono incontrati al Colle per parlare del referendum del 4 dicembre, dell’andamento della campagna elettorale sullo stesso e le possibili conseguenze del risultato sul quadro politico. All’indomani del momento più duro del confronto elettorale, culminato con gli insulti di Beppe Grillo (“scrofa ferita” e “serial killer”), il Quirinale è sempre più preoccupato dai toni e dalle parole della campagna, compresi gli argomenti, meno violenti, usati dai sostenitori del Sì (salto nel buio, elezioni anticipate, disastro sui mercati). “Non ho intenzione di fare appelli pubblici, ma è importante abbassare il volume”, è stato il succo del discorso di Mattarella. Dopo il colloquio, Renzi ha dichiarato che “non arrivano le cavallette dopo il referendum. Dobbiamo andare al voto con leggerezza. E basta rispondere a chi ci chiama scrofe ferite”. Anche se i toni sono distensivi, non significa che il premier farà passi indietro nel suo rush finale, tantomeno sul tema del vuoto politico dopo la vittoria del No, anche se ha ribadito che “il giorno in cui si va a votare lo decide il presidente della Repubblica sulla base delle decisioni del Parlamento”. Intanto dallo schieramento del No, Silvio Berlusconi apre ad un dialogo diretto per il dopo referendum con il premier, dicendo che, dopo un’eventuale vittoria del No, sarà “indispensabile sedersi allo stesso tavolo per fare una nuova riforma e una nuova legge elettorale”. La tensione resta comunque alta tra i partigiani del Sì e quelli del No, e si riflette anche all’interno del Consiglio di amministrazione della Rai dove i consiglieri si sono scontrati sul problema della par concidio. Secondo Diaconale, Freccero e Mazzucca, nei programmi di informazione della televisione pubblica c’è “uno schiacciante squilibrio a favore del Sì”.
De Luca: Non si tratta di un altro capitolo del duello Bindi-De Luca, assicurano a Palazzo San Macuto. Fatto sta che la commissione Antimafia ha chiesto alla Procura di Napoli “informazioni urgenti in merito a eventuali indagini in corso, agli atti e ai documenti acquisiti” sul governatore campano, per verificare se esistano i presupposti per un’inchiesta da parte della Commissione stessa. Intanto De Luca continua a scherzare sulle sue recenti esternalizzazioni: “Apprendiamo della richiesta dell’Antimafia, ci rende curiosi conoscere l’iter previsto sul reato di battuta e come evolverà la crociata del calamaro”, mentre Rosy Bindi sottolinea che “abbiamo sempre agito così per avviare le nostre inchieste e useremo lo stesso metodo” anche in questo caso. A riaccendere lo scontro è stata la richiesta delle opposizioni (M5S, FI, Lega, SI e Gal ) di avviare un’inchiesta sull’incontro di una settimana fa all’hotel Ramada di Napoli dove De Luca avrebbe spronato 300 amministratori locali ad andare a caccia di voti con una “clientela organizzata, scientifica, razionale”, a colpi di fritture di pesce e gite in yacht. Le opposizioni fiutando odore di voto di scambio hanno deciso di portare il caso davanti all’Antimafia: “Il governatore istiga al voto clientelare”. Intanto la rissa sul governatore campano continua anche alla Camera, dove le opposizioni si battono contro l’emendamento “ad personam” che consentirebbe allo stesso di diventare commissario regionale alla sanità.
M5S: Si apre un secondo fronte firme false per il Movimento 5 Stelle. Mentre a Palermo gli indagati salgono da 8 a 10, a Bologna l’inchiesta aperta sulle presunte irregolarità commesse nella raccolta delle firme per le Regionali del 2014 porta all’iscrizione nel registro degli indagati di 4 persone. Il nome di maggior spicco è quello di Marco Piazza, consigliere e vicepresidente del Consiglio comunale di Bologna, che tuttavia si dice “sereno”: “Non ho mai falsificato firme, né ho mai eseguito copiature di nessun genere. Non avevamo nessun motivo di ricorrere a qualunque tipo di sotterfugi avendo raccolto molte più firme di quelle necessarie” (su 1300 firme controllate a campione quelle irregolari sarebbero 30). I quattro sono accusati, in qualità di certificatori, di aver violato la legge elettorale autenticando firme non apposte in loro presenza o al di fuori del territorio di competenza (alcune sottoscrizioni sarebbero state raccolte al Circo Massimo in occasione del raduno pentestellato a Roma nell’ottobre 2014). Beppe Grillo sul suo blog parla di “episodio tutto da chiarire”, ma, allargando il ragionamento al caso di Palermo, assicura che quanti hanno ricevuto l’avviso di garanzia si sono autosospesi “così come faranno gli altri che dovessero venirne a conoscenza. Chi sbaglia paga, senza sconti”. Il Pd, intanto, per bocca della deputata Alessia Morani, parla di “Grillopoli”, mentre il presidente Pd della giunta regionale Stefano Bonaccini e il sindaco di Bologna Virginio Merola si dichiarano “garantisti”.
Politica estera
Stati Uniti: Quando già cominciavano a ribollire voci di protesta perché Donald Trump aveva scelto solo uomini e solo bianchi per il suo futuro Gabinetto presidenziale, il neo presidente ha annunciato due nomine in rosa. Nikki Haley, governatrice della Carolina del Sud figlia di immigrati dell’India, è stata scelta come ambasciatrice all’Onu, mentre Betsy DeVos, donna d’affari repubblicana convinta sostenitrice del sostegno pubblico alla scuola privata, è stata nominata a capo del Dipartimento dell’istruzione. Oltre a queste due nomine, ci si aspetta presto anche quella del chirurgo Ben Carson alla guida del Dipartimento dello sviluppo urbano. Carson sarebbe il primo esponente afroamericano del Gabinetto.
Europa/Putin: Da un lato ci sono gli equilibri dei capi di Stato e di governo che all’ultimo Consiglio europeo hanno trattato fino a notte fonda per poi cancellare dal documento finale ogni riferimento a possibili sanzioni alla Russia per i raid in Siria. Dall’altra c’è l’Europarlamento che, con meno vincoli e più libertà, ieri ha approvato una risoluzione molto critica nei confronti del Cremlino per i suoi tentativi di influenzare i cittadini, media e politica in Europa. Secondo il documento approvato dall’aula di Strasburgo, Putin è responsabile di “una campagna di disinformazione” e di “propaganda ostile all’Unione europea” e di aver finanziato “partiti e altre organizzazioni all’interno dell’Ue”, in particolare le formazioni di estrema destra e populiste. L’obiettivo, secondo l’Europarlamento, è quello di “attaccare i valori democratici, dividere l’Europa e assicurarsi un sostegno interno. Accuse a cui Mosca ha risposto immediatamente, puntando il dito contro “il degrado politico della democrazia dei Paesi occidentali”. Nonostante la risoluzione sia stata approvata, il Parlamento Ue ha mostrato una profonda spaccatura al suo interno, con gli eurodeputati italiani tendenzialmente contrari alla risoluzione. Per M5S questa risoluzione è “una vergognosa manipolazione interessata e mistificatrice della realtà”, ed è arrivato il momento “di ricucire le relazioni con la Russia”.
Economia e Finanza
Banche/Europa: La Commissione europea ha presentato ieri un atteso pacchetto legislativo che deve servire a ridurre ulteriormente i rischi nei bilanci bancari. Oltre a introdurre nuovi requisiti di capitale e nuovi limiti nell’uso della leva finanziaria, Bruxelles vuole tenere conto delle molte differenze tra le banche in Europa, riducendo gli oneri amministrativi per gli istituti di credito più piccoli. Il pacchetto dovrebbe contribuire a completare l’unione bancaria e in particolare l’introduzione di una garanzia unica dei depositi creditizi. Per migliorare la solidità delle banche, la Commissione propone al Consiglio e al Parlamento di adottare un nuovo coefficiente massimo di leva finanziaria per le banche più grandi pari al 3% del capitale Tier One, regole vincolanti che impongano maggiore equilibrio tra finanziamento a breve termine e prestiti a lungo termine, l’adozione del Tlac (Total Loss Absorbing Capacity, vale a dire una percentuale di fondi propri per meglio assorbire le perdite) nelle banche più grandi. “Presentiamo una nuova proposta di riduzione dei rischi nel settore bancario che si basa sugli standard decisi a livello internazionale, ma prendendo in considerazione le specificità del settore bancario europeo”, ha detto il vice presidente della Commissione Valdis Dombrovskis. Da Roma, il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, ha commentato: “Bisognerà approfondire i documenti ma a una prima valutazione si tratta di un ulteriore carico per le banche e di inasprimento delle richieste di capitale, in un momento in cui la ripresa è ancora fragile e il contesto internazionale non è facile”.
Brexit: La crescita si contrae e l’indebitamento sale. Il mondo del dopo Brexit regala un’immagine scontata dove, tuttavia, non compaiono nuovi tagli al welfare, ma la dilazione nel tempo di un risanamento che non si completerà più, come previsto, nel 2020. Quell’anno Londra doveva essere in surplus di bilancio, mentre invece ha scoperto di aver aumentato, in un quinquennio, il proprio debito di 122 miliardi di sterline non previsti nel marzo scorso. Il cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond nel suo primo Autumn Statement – Finanziaria d’autunno – ha detto che nel 2017 il Pil britannico si fermerà a 1,4%, lo 0,8% in meno di quanto preventivato e così proseguirà fino al 2020, quando ritroverà il ritmo della progressione immaginata nel marzo scorso con un +2% annuo. Si tratta della conferma che l’addio a Bruxelles comincia ad essere avvertito con nettezza. “Il nostro mandato – ha aggiunto il cancelliere – è dare maggiore resistenza al contesto economico post-Ue e al quadro transitorio che verrà. Per questo dobbiamo misurarci con storiche debolezze a cominciare dalla scarsa produttività”. La risposta secondo Hammond passerà attraverso un fondo da 23 miliardi di sterline che finanzierà innovazione e infrastrutture, così come l’assegno pubblico per Ricerca e Sviluppo che s’ingrosserà di altri 2 miliardi di pound entro il 2020. Il cancelliere ha confermato anche il colpo di freno all’austerità, con una serie di misure a favore dei cosiddetti “jams”, coloro che a stento arrivano a fine mese, a partire dal piano casa di 1,4 miliardi di sterline e dall’aumento del salario minimo a 7,5 sterline l’ora.