Le parole del premier Matteo Renzi sullo scenario che si aprirebbe in caso di vittoria del No al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre: “E’ molto semplice: se perdo il referendum, questo governo cade. A quel punto vediamo chi sarà capace di trovare un accordo per un altro esecutivo”. Renzi quindi rifiuta ogni inciucio o svolta tecnocratica, presentandosi come unico garante della stabilità: “Io non giocherò sulla paura – confida agli stessi interlocutori – “Saranno gli elettori a capire la posta in gioco. E d’altra parte, immaginatevi la scena: Grillo e Salvini, D’Alema e Berlusconi che devono incontrarsi, accordarsi. A quel punto inizierà lo spettacolo. Voglio proprio vedere qual è il progetto comune di quelli del fronte del No”. Renzi quindi ribadisce come, in caso di sconfitta, non accetterà il ruolo di traghettatore nè di capo di “governicchi”. Le grandi manovre per un eventuale “dopo” intanto sono però già partite. Il sospetto di una manovra “avvolgente” ai danni del leader non si spegne, anche e soprattutto all’interno del Pd. E in cima ai rancori degli ortodossi renziani finisce soprattutto Andrea Orlando, considerato il “turco” più freddo verso l’attuale segreteria e poco impegnato nella campagna per il Si. Né è sfuggito a molti il feeling tra Pierluigi Bersani e Graziano Delrio. Nel frattempo gli ultimi sondaggi danno il fronte del No in netto vantaggio: il premier non si dà per vinto, puntando al vasto bacino degli indecisi per la rimonta.