«Sant’Agata, mi ha detto il vescovo, fa il tifo per noi…» Matteo Renzi scomoda anche la veneratissima patrona di Catania per far benedire il suo viaggio nella capitale del No. Forse non ci vorrà un miracolo per risalire la china dei sondaggi. Ma di certo il premier si è convinto che è qui, nella terra che conta un decimo degli abitanti d’Italia, che la sfida referendaria si può vincere. E’ la Sicilia, insomma, la regione-chiave. La Florida d’Italia, per usare una metafora che adottò alla vigilia delle Politiche un compagno di partito non esattamente amatissimo, di questi tempi: Pier Luigi Bersani. I numeri parlano chiaro, se ancora ci si può fidare delle rilevazioni demoscopiche: per tre istituti – Tekné, Ipr e Demopolis – la percentuale dei No nell’area geografica costituita da Sud e Isole oscilla fra il 54 e il 56 per cento, e la Sicilia si attesterebbe su quest’ultima e più robusta quota. Quella forbice di voti, fra gli otto e i dodici punti, costituisce un tesoretto cui non si può rinunciare. Anche perché è ampia la fascia degli indecisi. Ecco il senso della terza visita sicula, nel giro di due mesi, di Renzi. Un tour a rotta di collo: nove eventi in poco più di 24 ore, che ieri lo ha tenuto fino a tarda ora a comiziare per il Si fra Ragusa e Siracusa, per coincidenza le stesse città dove Bersani, nove giorni fa, ha pubblicamente ( e rumorosamente) dato voce al suo No.

Fonte: Repubblica