Gli spazi di coworking. uffici atipici condivisi, aperti a chiunque paghi un canone variabile, sono ormai dappertutto e in costante aumento. Secondo un’indagine globale della rivista Deskmag, erano 7.800 alla fine del 2015 (il 36 per cento in più rispetto al 2014), si stima saliranno a quota 10 mila entro la fine dell’anno. Ad accomunarli. il medesimo pregio: permettono di lavorare lontano dall’isolamento domestico in pigiama e fuori dai rigidi schemi
dell’azienda. Piacciono ai freelance senza fisso impiego e alle società minuscole o mastodontiche: le prime non hanno necessità di caricarsi i costi di una sede, le seconde possono aprire filiali come, dove e per quanto credono. Un antidoto molto gradito contro i capricci del mercato. In Italia, lo dice un censimento dello spazio romano «myCowo», le strutture sono circa 300, concentrate soprattutto al nord (190), con Milano in testa (una sessantina). Costano in media 25 euro al giorno, 263 euro al mese. La base è un tavolo in un open space con bagno in comune, internet veloce e stampante; i pacchetti opzionali includono stanze riservate per maggiore privacy e poi cucina, caffetteria, una galassia di servizi accessori: dalle docce all’officina che ripara le biciclette,
dai corsi d’inglese alla palestra, il teatro, un generoso menu di eventi assortiti di serie nell’affitto. L’evoluzione dell’ufficio che si contamina di varie occasioni di socialità.
Ma non mancano esperienze significativa anche al Sud. Come il Co-working di Casa Netural a Matera. Lo spazio a disposizione è una casa a 4 piani di circa 250mq in un quartiere storico popolare, un open space per il coworking, due stanze per riunioni, corsi, laboratori, uffici privati, una saletta skype call dedicata, una sala giochi e attività per bambini il tutto con cucina, wifi, videoproiettore, lavagne bianche, stampante a disposizione. Si affitta anche un letto e si condividono pasti ed esperienze con la comunità locale. «Illustrando il proprio progetto, può nascere qualcosa di interessante. Inoltre, mentre si digita sulla tastiera, capita che dalla cucina arrivi odore di peperoni» spiega il cofondatore e coordinatore, Andrea Paoletti.