Politica interna
Berlusconi/Mattarella: Si aprono le porte del Quirinale per Silvio Berlusconi, ed è la prima volta sotto la presidenza di Sergio Mattarella. In un incontro durato 45 minuti il Cavaliere, accompagnato da Gianni Letta, e il Presidente della Repubblica si confrontano sul nodo referendum e soprattutto sul dopo. Il capo forzista spiega le ragioni del No, premette che ”Forza Italia è per riforme” e che “se sarà necessario darà un contributo subito dopo il 4 dicembre almeno alla modifica della legge elettorale”, ma nessun sostegno a questa riforma. “Saremo un forza responsabile – ha assicurato Berlusconi – e anche se vincesse il No non chiederemo automaticamente le dimissioni del governo”. Un’apertura sul dopo referendum che suona come un’implicita presa di distanza rispetto alle posizioni estreme di Lega e Fratelli d’Italia. Di contro Mattarella ha chiesto “equilibrio e par condicio” in tv durante questo ultimo mese di campagna.
Italicum: Dopo che per mesi il totem del doppio turno ha troneggiato sull’uscio del Nazareno, protetto da un’aura di intoccabilità, ieri, al termine della seconda riunione della commissione sull’Italicum, i dem hanno comunicato una svolta sulle trattative: “Il tabù del ballottaggio è caduto”. L’accordo tra maggioranza e minoranza (rappresentata da Gianni Cuperlo) ancora non c’è, ma Lorenzo Guerini vede un buon clima: “Si va velocemente verso una soluzione”. La sola certezza dei mediatori è che Renzi non rinuncerà alla governabilità, mentre “su tutto il resto si può trattare”. Turno unico senza ballottaggio e premio di maggioranza alla coalizione, contenuto nel numero dei seggi, sono i due pilastri del nuovo modello in costruzione. Da parte sua il “turco” Francesco Verducci conferma la direzione di marcia, “via il ballottaggio, premio di governabilità e niente collegi. Una mediazione che non stravolge l’Italicum e può piacere a Cuperlo, ai centristi e a Sel”. L’intesa piace anche ad Angelino Alfano, che aveva chiesto a suo tempo di muoversi in questa direzione. Con queste premesse, la manifestazione di domani per il Sì promossa dal Pd in piazza del Popolo dovrebbe vedere una partecipazione unitaria.
Terremoto: Palazzo Chigi ha deciso di stanziare 40 milioni di euro per il sisma che mercoledì ha colpito nuovamente il centro Italia, e al tempo stesso sta lavorando a un emendamento per fare in modo che rientrino tra i comuni inseriti nel cratere del sisma del 24 agosto anche quelli che sono rimasti fuori. I fondi messi a disposizione dal governo, insieme all’estensione dello stato di emergenza alle nuove zone colpite dal sisma, consentiranno al capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, “di assicurare con la massima tempestività ed efficienza gli interventi necessari all’assistenza delle popolazioni colpite”. Le stime degli sfollati al momento sono di 4-5mila persone, mentre è stato confermato che non ci sono vittime né feriti gravi.
Politica estera
Elezioni Usa: Michelle Obama e Hillary Clinton, nemiche storiche, decidono di unire le forze per chiudere la porta della Casa Bianca a Donald Trump, e lo fanno dal palco della Wake Forest University in North Carolina. Nel primo comizio tenuto insieme, la posta in gioco la spiega subito la candidata democratica: “Sono le elezioni più importanti della nostra vita. In gioco c’è il diritto stesso al voto, soppresso qui in North Carolina. C’è il clima: se pensate che il riscaldamento globale sia in corso, dovete votare. Se siete per una riforma dell’immigrazione che porti alla cittadinanza, dovete votare. Se volete la parità dei matrimoni, posti di lavoro e infrastrutture, istruzione universitaria accessibile, dignità per tutte le donne, dovete votare perché sarà in gioco alle urne”. “Non c’è mai stato un candidato più qualificato alla presidenza” di Hillary Clinton, ha invece detto Michelle Obama, mettendo al servizio della causa la sua straordinaria empatia e abilità oratoria, cioè le qualità che mancano a Hillary. L’abbraccio finale firma la pace definitiva tra le due first lady.
Francia/Hollande: Dopo cinque anni di governo, la sinistra (socialista) francese non ha un candidato autorevole, con la possibilità di essere eletto, da presentare alle presidenziali di maggio. Se come i suoi predecessori decidesse di concorrere per un secondo mandato, stando ai sondaggi, François Hollande avrebbe scarse probabilità di succedere a sé stesso. Il crudele risultato di un’ampia inchiesta d’opinione limita al 4% gli interrogati soddisfatti del presidente, e i suoi elettori virtuali si aggirerebbero sul 14-15%. Si tratta di una quota che lo umilierebbe al primo turno relegandolo in coda, forse dopo lo stesso candidato della sinistra contestataria, Jean-Luc Mélenchon. Ad aggravare ulteriormente la situazione di Hollande è stata la pubblicazione del libro di due giornalisti di Le Monde (“Un presidente non dovrebbe dirlo…”) in cui vengono riportate citazioni e affermazioni che il presidente ha espresso con i due cronisti e che hanno causato polemiche e proteste. Anche il primo ministro Manuel Valls viene considerato non candidabile, a causa delle sue posizioni ritenute “troppo di destra”. Il ministro per il momento non si pronuncia, forse perché non giudica ragionevole presentarsi a una gara perduta in partenza vista l’impopolarità presidenziale che si riverbera su tutti i socialisti. Scartata per il momento anche l’opzione Ségolène Royal.
Economia e Finanza
Bankitalia: In occasione della Giornata mondiale del risparmio, il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha colto l’occasione per parlare dello stato di salute dell’economia italiana. Secondo Visco, “in Italia la ripresa non si è arrestata, ma è ancora stentata”, mancano soprattutto gli investimenti anche se ci sono segnali positivi nelle riforme varate e nella manovra, a cominciare dal piano Industria 4.0. “Sono stati attuati interventi di rilievo che stanno dando i primi risultati – ha detto il governatore – Quanto più si consoliderà la ripresa economica, tanto più facilmente potranno essere superate” anche le difficoltà delle banche. “Gli investimenti restano il principale punto di debolezza” ma in Italia “i margini per interventi pubblici di sostegno all’attività economica sono compressi dal debito pubblico molto elevato”, a cui si aggiungo gli “eccessi della burocrazia, la lentezza della giustizia, i fenomeni di illegalità”. Visco parla anche della situazione delle banche italiane, sottolineando che dagli analisti di mercato arrivano “osservazioni esagerate”, il problema delle sofferenze resta importante, ma sembra in via di soluzione, anche se servirà tempo.
Legge di Bilancio: Ieri il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha inviato a Bruxelles la lettera in risposta alle richieste di chiarimenti sul programma di bilancio arrivate martedì dalla Commissione. Quattro gli argomenti usati dal ministro: migranti, terremoto, riforme e congiuntura economica. Le sei pagine della lettera, accompagnate da tabelle e grafici sul flusso dei migranti e sulle spese conseguenti, non aprono alla possibilità di ritoccare la manovra ma si limitano a motivarne le scelte di fondo con un ragionamento che viaggia a cavallo fra regole contabili e riflessioni politiche. Il tema migranti gioca un ruolo da protagonista. Il documento inviato al vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovksis e al commissario Pierre Moscovici, spiega che si tratta di una spesa “eccezionale” pari allo 0,2% del Pil, cioè 3,5 miliardi invece dei 500 milioni che l’Europa riconosce, ed è destinata ad aumentare ulteriormente il prossimo anno (4,2 miliardi nello scenario peggiore). Per quanto concerne il terremoto, invece, Roma mette in conto 2,8 miliardi per assistenza e ricostruzione, a cui va aggiunta la messa in sicurezza di 42mila scuole. Da parte sua la Commissione Ue riconosce la possibilità di escludere le spese del terremoto dal Patto, ma solo se il governo notificherà i dettagli delle uscite da considerare una tantum.