Politica interna
Renzi-D’Alema: Mancano poco meno di due mesi al referendum, ma i toni delle polemiche e delle accuse incrociate continuano a salire. Ieri si è svolto un durissimo botta e risposta tra Massimo D’Alema e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luca Lotti. L’ex premier ha definito i quesiti referendari “propagandistici”, ha detto che la vittoria del Sì allontanerebbe dal Pd “milioni di elettori”, che Renzi in questo momento farebbe bene “ad occuparsi del governo del Paese”. “Se solo non fosse così accecato dalla rabbia e dall’odio personale per non aver ottenuto la sua poltroncina di consolazione potrebbe agevolmente scoprire la verità – ha risposto duramente Lotti – Spiace che un autorevole ex leader della sinistra sia così roso dal risentimento”. Da parte sua Matteo Renzi ha ribadito che il referendum “sblocca il futuro del Paese” e che “non vuole un duello all’Ok Corral con D’Alema. Meglio una sfida con Berlusconi”. Rimane aperto, intanto, l’altro fronte di polemica pre-elettorale: il Tar del Lazio, a sorpresa, nonostante la nota del Quirinale, ha fatto sapere che si riunirà a breve, 17 ottobre, per decidere “nel merito” del ricorso presentato da M5S e da Sel-Sinistra Italiana relativo al testo del referendum.
Roma-M5S: Ieri mattina Virginia Raggi ha presentato i due nuovi assessori al Consiglio comunale di Roma: Andrea Mazzillo al Bilancio e Massimo Colomban alle Partecipate. Durante la presentazione, il sindaco ha ammesso per la prima volta che “in questi primi mesi abbiamo avuto qualche difficoltà, ma ci hanno aiutato a crescere. Nessuno di noi, tranne pochi che erano all’opposizione, aveva mai fatto questo fino ad ora”. Un ruolo da protagonista nella giunta lo avrà il neo-assessore Colomban, che nella sua prima conferenza stampa ha dimostrato di avere le idee chiare, mettendo sul tavolo una serie di idee nuove che rappresentano una virata rispetto alla rotta iniziale seguita dal M5S: norme anticorruzione e antiassenteismo, nuova disciplina di permessi e assunzioni, apertura delle municipalizzate ai privati.
Politica estera
Brexit-Merkel: Angela Merkel ha mandato un messaggio chiaro a Londra, zittendo le ambizioni della premier Theresa May di massimizzare i vantaggi della Brexit e ridurre al minimo il prezzo che la Gran Bretagna dovrà pagare per uscire dall’Unione europea. La cancelliera ha messo in chiaro che senza la condivisione del principio di libera circolazione dei cittadini europei in Gran Bretagna, non ci può essere alcun accesso per Londra al mercato interno europeo. “Se non diciamo chiaramente che il pieno accesso al mercato interno dell’Ue è legato alla piena accettazione delle libertà fondamentali europee, si metterà in moto in Europa un processo per cui ogni Paese farà poi come gli pare”, ha detto la Merkel durante la conferenza annuale della Confindustria tedesca a Berlino. Sulla stessa lunghezza d’onda Guy Verhodstadt, capogruppo dei liberali: “L’Ue saprà difendere i diritti fondamentali dei suoi cittadini nel Regno Unito. La Gran Bretagna è sempre stata un esempio di tolleranza, le parole della Rudd sono un’offesa agli stranieri che lavorano lì e contribuiscono alla ricchezza del Paese”.
Strasburgo-Ukip: È finita a botte una riunione tra gli eurodeputati dello Ukip, il partito britannico guidato da Nigel Farage. Tra i corridoi dell’Europarlamento di Strasburgo è andata in scena una rissa che è costata un ricovero in ospedale a Steven Woolfe, aspirante leader del partito. Woolfe, secondo i presenti, è stato colpito al volto dal collega di partito Mike Hookem, dopo aver manifestato il suo desiderio di passare ai Tories, affermazione tuttavia liquidata come “una battuta”. In un primo momento le sue condizioni sembravano molto gravi, ma dopo qualche ora lui stesso ha inviato un messaggio dall’ospedale assicurando di star bene. L’Ukip sembra essere diventato una delle prime vittime della Brexit (dopo Cameron), pur essendo uscito vincitore dal referendum: dopo le dimissioni di Farage e quelle improvvise di Diane James i contrasti per la successione sono più vivi che mai.
Economia e Finanza
Flessibilità: Apertura della Commissione europea sulla flessibilità nei conti pubblici per Paesi come l’Italia a fronte di spese come quelle legate al terremoto e all’accoglienza dei rifugiati, nell’ambito delle regole Ue già fissate. “Abbiamo detto chiaramente cos’è la flessibilità nel gennaio 2015 – ha detto il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, in un incontro a Washington organizzato dall’Atlantic Council – Dobbiamo incoraggiare i Paesi che creano investimenti, e lo abbiamo fatto con l’Italia. Aiutare i Paesi che portano avanti riforme strutturali, affinché possano avere più tempo, e lo abbiamo fatto con l’Italia. Abbiamo detto che saremmo pronti a considerare spese per la crisi dei rifugiati o per il terremoto, o un Paese che soffre attacchi terroristici, come il Belgio. Si tratta di flessibilità precise, limitate e chiaramente spiegate”. Si tratta di un’apertura più politica che tecnica, destinata tuttavia a influenzare i negoziati tra il governo e la Commissione europea in vista della presentazione del progetto di bilancio del 15 ottobre. Moscovici si è detto anche “fiducioso che l’Italia, come sempre, se la caverà”, sia per quanto riguarda i problemi di bilancio, sia quelli delle banche, e ha sottolineato che in Italia c’è “una minaccia populista. Ecco perché sosteniamo gli sforzi del presidente del Consiglio Matteo Renzi, perché l’Italia sia un partner forte all’interno dell’Unione europea”.
Bce-Qe: Dal resoconto, pubblicato ieri, del dibattito che il Consiglio dei Governatori della Banca centrale europea ha tenuto gli scorsi 7 e 8 settembre non risulta alcuna intenzione di depotenziare la politica monetaria del Qe. Anzi, l’istituzione di Francoforte potrebbe cambiare i requisiti di eleggibilità dei titoli che compra sui mercati, per 80 miliardi al mese, allo scopo di averne di più a disposizione ed evitare colli di bottiglia nelle operazioni di acquisto. Vista l’analisi della situazione economica dell’area euro e visti i rischi di deterioramento che ci possono essere, “è stato condiviso (dal consiglio) che le condizioni finanziarie debbano rimanere a sostegno della crescita e dell’inflazione”. Conferme arrivano anche dal vicepresidente della Bce, Vitor Constancio, il quale ha dichiarato a Washington che le notizie emerse nei giorni scorsi secondo cui il consiglio si starebbe avvicinando a un accordo per ridurre gradualmente (“tapering”) gli acquisti di titoli non sono corrette e che il consiglio non ne ha neppure discusso. Anche il capo economista della banca, Peter Praet, ha sostenuto che una riduzione dello stimolo monetario da parte della Bce bloccherebbe la ripresa economica.