Giusto vent’anni fa – ricorda l’ex assessore Severino Nappi in una lettera ad un giornale napoletano – il Governo decideva di far scomparire il Banco di Napoli come entità autonoma del sistema bancario. Regalato alla Banca Nazionale del Lavoro per 61 miliardi delle vecchie lire, fu poi venduto nel giro di un paio d’anni al Gruppo bancario Intesa per circa 3000 (dico tremila!) miliardi.
Grazie a quello straordinario — e moralmente illecito — guadagno, la Bnl, divorata da una crisi finanziaria profonda, si salvò dal crack. A sua volta, Intesa iniziò la progressiva eliminazione di ogni spazio decisionale autonomo del Banco di Napoli che l’ha ridotto ad essere oggi sostanzialmente
una «filiale» al Sud della banca torinese, con la principale missione di raccogliere risparmio privato da reinvestire altrove.
Per celebrare degnamente questo colossale imbroglio ai danni del Mezzogiorno, – scrive ancora Nappi – l’attuale governo ha scelto di scippare anche i pochi frutti di quella operazione.
Infatti, la Sga, la bad bank del Banco di Napoli, ha recuperato in questi vent’anni i crediti che il vecchio Banco vantava in modo talmente efficiente da ottenere oltre 500 milioni di euro di sopravvenienze attive.
Ebbene, invece di decidere di destinare queste risorse a (molto parziale) ristoro del sacco del Banco, Renzi ha scelto di utilizzare quei soldi per ripianare una parte delle perdite del Monte dei Paschi di Siena. Nessuno sembra interessarsene.
Io credo sia invece il caso di dirlo e di dirlo con forza. Con 500 milioni di euro, ad esempio, si potrebbero sostenere le piccole imprese del Mezzogiorno nei percorsi di internazionalizzazione; si potrebbe garantire loro un accesso al credilo privilegiato rispetto ai ragionieristici criteri in vigore; si potrebbe favorire la digitalizzazione delle industrie e del territorio o ristrutturare la rete ferroviaria. Oppure fare una delle molte altre cose che qui sono indispensabili per creare sviluppo e ricchezza. Invece no. I soldi del Sud devono servire, di nuovo, per
un’operazione tutta finanziaria”, A vantaggio del Nord