Politica Interna
Camera – Ieri è stata inserita nel “programma dei lavori d’aula di settembre” la mozione di Sinistra italiana sui “profili di incostituzionalità” dell’Italicum. La proposta di Arturo Scotto (SI) è un atto unilaterale e ora impegna la Camera a riformare la legge elettorale in vista dell’udienza del 4 ottobre in cui la Consulta esaminerà il ricorso all’Italicum veicolato dal Tribunale di Messina. Il premier Matteo Renzi non sembra preoccupato: “La mozione? Ce ne sono tante. Se ne discuterà…”.
Forza Italia – Mariarosaria Rossi si dimette. La plenipotenziaria lascia l’incarico che aveva dal 2014. Nelle mani della senatrice era concentrato un potere enorme: l’amministrazione contabile di Forza Italia e la firma per le liste elettorali. Sarà sostituita da un manager considerato di famiglia: Alfredo Messina, uomo fidato e lontano dai giochi di potere della politica. Si tratta di un passo verso la ristrutturazione del partito. Nei giorni di malattia all’ospedale San Raffaele, l’ex premier sta riflettendo sul suo futuro politico e personale. L’idea è di mettere ordine in FI per poter via via ritagliarsi un ruolo meno operativo, pur restando sempre il padre nobile del partito.
Politica Estera
Turchia – Il giorno dopo l’attentato all’aeroporto di Istanbul il presidente Erdogan dichiara che “la Turchia continuerà a combattere contro il terrorismo”. In mattinata lo scalo Ataturk, uno dei più importanti in Europa, si rimette in moto: nel pomeriggio l’operatività è quasi completa. L’ufficio del governatore ha reso noti alcuni dati ufficiali: 42 vittime tra cui 14 stranieri, 239 i feriti, 41 dei quali in terapia intensiva. L’attentato non è stato rivendicato, ma secondo il governo turco dietro ai kamikaze ci sarebbe la mano dell’Is.
Egitto – Il Senato ha deciso di mandare all’Egitto un segnale forte sul caso Regeni: l’aula ha approvato ieri l’emendamento al “decreto legge missioni”, che prevede la sospensione all’Egitto della fornitura di pezzi di ricambio per gli F-16: 159 voti favorevoli, 55 contrari e 17 astenuti. Il relatore del Pd, Gian Carlo Sangalli, definisce l’atto un modo per “tenere sotto pressione l’opinione pubblica e anche l’Egitto”. In realtà la presa di posizione non avrà ripercussioni pratiche, anche perché i pezzi di ricambio di quel tipo sono disponibili sul mercato a prezzi molto contenuti. Ma al Senato è comunque esplosa la polemica, con il vicepresidente Maurizio Gasparri che sottolinea come quegli aerei siano usati per combattere l’Is.
Economia e Finanza
Banche – Alla fine del vertice Ue un giornalista domanda ad Angela Merkel un parere sulle voci di piani di ricapitalizzazione delle banche italiane. La cancelliera non ci pensa un attimo: “Non possiamo cambiare le regole ogni due anni”, risponde, anche perché “abbiamo appena lavorato per averne di nuove sulla ricapitalizzazione”. L’attuale impianto normativo “offre la possibilità di affrontare le richieste di ogni Stato membro”. Di fronte alla chiusura della Germania il premier Renzi fa ciò che deve, minimizza, e se la prende (ma senza nominarli) con Berlusconi e Monti, colpevoli di non aver ricapitalizzato le banche come fecero i tedeschi fra il 2010 e il 2012. Ad ogni modo “è inutile piangere sul latte versato perché ora le regole sono diverse”, e in ogni caso “se ci fossero problemi, saremmo in condizioni di proteggere i denari dei correntisti”.
Fondo Atlante – Ieri il premier Matteo Renzi ha annunciato a Bruxelles che il fondo Atlante “è in condizioni di essere ulteriormente ricapitalizzato”. La dotazione iniziale del fondo era di 4,3 miliardi, più della metà sono stati impiegati e servono altri capitali per l’intervento sulle sofferenze. Il calcolo che si fa in ambienti vicini al governo è che si dovrebbe procedere a una ricapitalizzazione pari a 4-5 miliardi. Incerta è tuttavia l’entità della cifra che la Cdp, pivot dell’operazione, sarà chiamata a versare. È invece assodato che ad Atlante verranno aggiunti i 500 milioni della Sga, cioè le risorse in pancia alla vecchia bad bank del Banco di Napoli. Trovare i soldi non sarà però così facile. Le banche già azioniste, infatti, hanno già fatto sapere che non intendono aumentare la loro dotazione.