Esulta Grillo, è preoccupato Renzi, mentre fra Berlusconi e Salvini si prepara la resa dei conti dopo il flop di Marchini. La domenica elettorale cambia, comunque, la geografia politica e mette in moto nuove dinamiche all’interno della coalizione. Finisce anche il mito dell’imbattibilità di Renzi che ora gioca tutte le sue carte sul referendum di ottobre. Ma vediamo che cosa scrivono gli editorialisti dei principali quotidiani.
Stefano Folli, Sole 24 Ore, Un messaggio per il premier: “Chi pensa che il risultato non esaltante del Pd renziano (…) possa innescare gravi sussulti nella maggioranza o addirittura avviare la messa in discussione del governo, è fuori strada. Tuttavia non accadrà nemmeno il contrario. Non si verificherà l’ipotesi minimalista cara a Palazzo Chigi: un’alzata di spalle e avanti come se nulla fosse accaduto”. Certo, “il voto nei Comuni (…) non è assimilabile a un’elezione generale. Il fatto che fossero interessate oltre 13 milioni di persone e che l’affluenza sia stata nel complesso positiva (66%), nonostante certi timori, non cambia il quadro”. Tuttavia, “pur con i limiti e le peculiarità di cui si è detto, gli italiani hanno mandato alla classe politica un messaggio poco rassicurante. Il Pd deve accettare una sconfitta a Napoli, dove la sua candidata resta esclusa dal ballottaggio, e a Roma, dove Giachetti passa al secondo turno ma molto lontano dalla candidata dei Cinque Stelle, il cui dato &egr ave; eccezionalmente alto. Salvo un colpo di scena imprevedibile al ballottaggio, la Capitale avrà un sindaco grillino (…) Milano resta una partita in bilico: senza un vincitore e con Sala in leggero vantaggio su Parisi (…) Che cosa si ricava da tutto questo? Gli elettori hanno punito il Pd a Roma, ma si sono anche guardati dal premiarlo altrove”.
Corriere della Sera, Franco Massimo,Avanza il voto di protesta e il Pd appare in difficoltà:
“Il fatto che il M5S sia diventato il primo partito della capitale e l’affermazione di Giorgia Meloni su Alfio Marchini, appoggiato da Berlusconi, ha (…) due implicazioni. La prima è la difficoltà di Renzi a riaccreditare il Pd nella capitale. Evidentemente, il malumore per gli scandali e per le faide interne ha lasciato lividi profondi (…) L’epilogo colpisce perché il Pd aveva davanti un centrodestra diviso. E qui siamo a una seconda conseguenza che riguarda il centrodestra: la conferma della subalternità di FI al Carroccio. A Milano FI e Lega sono alleati. E le proiezioni che arrivavano durante lo spoglio, davano un lieve vantaggio a Giuseppe Sala sul centrodestra di Stefano Parisi, che però andrà verificato tra quindici giorni. Il tema più dirimente è comunque la sfida Pd-M5S, dalla capitale a Torino. In più, Napoli premia il sindaco uscente, Luigi de Magistris, nemico di Palazzo Chigi. E nella stessa Torino, il dem Piero Fassino è in testa, ma tallonato dal movimento di Grillo, che diventa il primo partito. È improbabile che tutto questo possa destabilizzare il governo. Inserirebbe però elementi di incertezza e tensione in vista del referendum sulle riforme costituzionali di ottobre”.
Messaggero, Campi Alessandro, Quanto pesano la protesta e l’indifferenza: “Chiuse le urne, l’unico dato certo è quello relativo all’affluenza: hanno votato il 62,14% degli aventi diritto. È un calo di cinque punti rispetto alle precedenti elezioni, anche se è difficile fare un confronto con quando si poteva votare anche il lunedì mattina. In nessuna grande città si è superato il 60% dei votanti. L’impressione è che la fuga in massa dal voto, per disgusto, delusione o rabbia, continui inarrestabile: il vento dell’antipolitica non smette di soffiare su tutto il Paese. Sono invece fatalmente incerti e parziali i dati delle proiezioni condotte dai diversi istituti sulle sezioni campione (…) Di sicuro c’è che, essendo ormai il nostro un sistema partitico tendenzialmente tripolare, nessun sindaco vince al primo turno. E dunque tutti gli scontri si risolveranno il prossimo 19 giugno. A Roma sembrerebbero accedere al ballottaggio la candidata del M5S Virginia Raggi (con un larghissimo vantaggio) e quel lo del centrosinistra, Roberto Giachetti, ma la distanza di quest’ultimo da Giorgia Meloni nella notte risulta ancora modesta (…) a Milano è andata secondo le previsioni. Il ballottaggio sarà tra Giuseppe Sala (…) e Stefano Parisi (…): con il primo in vantaggio sul secondo di pochi punti”
Libero Quotidiano, Feltri Vittorio, Pasticciaccio brutto: “L’unica cosa certa finora è l’incertezza. La chiusura dei seggi alle 23 di ieri non poteva che posticipare non solo l’esito dello spoglio, ma anche la lettura delle tendenze del voto, che rimane in sospeso. L’affluenza non è stata massiccia, ma neanche scarsa (…) I due favoriti, quello della sinistra, Sala, e quello della destra, Parisi, sono pressoché appaiati. Al ballottaggio, che si svolgerà tra quattordici giorni, andranno entrambi e nella circostanza si giocheranno la poltrona di Palazzo Marino (…) Diverso e più complicato il discorso riguardante Roma, che ha quattro pretendenti in volata: Giachetti (Pd), Marchini (Forza Italia), Raggi (Cinque Stelle) e Meloni (Fratelli d’Italia). È una bagarre. Al momento sarebbe azzardato indicare i due nomi destinati a confrontarsi direttamente. Però scommettiamo sulla Raggi e su Giachetti (…) Troppo presto comunque per festeggiare e anche per celebrare eventuali funerali. Le ammini strative, insegna l’esperienza, riservano quasi sempre qualche sorpresa”.
Repubblica, Lopapa Carmelo, La resa dei conti tra Salvini e Silvio. “Silvio Berlusconi non poteva immaginare ritorno peggiore ai seggi. Rimette piede dopo tre anni di interdizione in una cabina elettorale e la disfatta è servita. Una coincidenza, ovvio. C’è la consolazione Milano con Stefano Parisi che approda al ballottaggio, come fa (meno scontato) Gianni Lettieri a Napoli. Ma dove il Cavaliere ha trascinato Forza Italia alla rottura con la Lega e Fdi e a presentarsi da sola, la debacle è senza appello. Soprattutto a Roma, vero epicentro dello scontro, dove Alfio Marchini non solo è quarto ma a parecchi punti di distacco dalla Meloni. Per non dire di Torino, dove stando alle prime proiezioni Osvaldo Napoli non compare nemmeno tra primi quattro in lizza. Il leader si trincera in un no-comment”.