Il divario fra Nord e Sud diventa sempre più marcato. Soprattutto per l’Università. A un anno dal titolo, si legge nel rapproto 2016 Alma Laurea,  il differenziale occupazionale è pari a 21 punti percentuali: è occupato il 74% dei laureati residenti al Nord e il 53% tra coloro che risiedono nelle aree Meridionali. Il tasso di disoccupazione è pari al 17% tra i colleghi del Nord e sale al 36% tra quelli del Sud. In tale contesto i laureati residenti al Centro si collocano di fatto in una condizione intermedia. Gli occupati che lavorano al Sud mostrano una migliore stabilità lavorativa (autonomo effettivo e tempo indeterminato) rispetto ai colleghi del Nord: ad un anno dalla laurea, possono contare su contratti stabili rispettivamente il 30% contro il 25%. Questo è dovuto al fatto che nel Mezzogiorno, in risposta alle difficoltà del mercato del lavoro locale, è più elevata la percentuale del lavoro autonomo, che coinvolge l’11% degli occupati contro il 7% del Nord. Si registrano ampie differenze tra Nord e Sud anche in merito alle attività lavorative non regolamentate che interessano il 3% dei laureati magistrali del Nord e il 10% di quelli del Sud.
Elevate anche le differenze retributive: tra i neolaureati che hanno iniziato l’attuale attività lavorativa dopo la laurea e lavorano a tempo pieno, il differenziale è pari al 16%. Al Nord, il guadagno è di 1.290 euro mensili netti rispetto ai 1.088 euro dei colleghi del Mezzogiorno.

Un differenziale che, pur non tenendo conto del diverso costo della vita delle ripartizioni territoriali, resta rilevante. In merito all’efficacia del titolo, indicatore che combina la richiesta della laurea per l’esercizio del lavoro svolto e l’utilizzo – nel lavoro – delle competenze apprese all’Università, le differenze sono marginali. Il titolo è efficace o molto efficace per il 51% degli occupati al Nord contro il 53% al Sud. Su questo risultato incide la maggiore diffusione al Sud delle attività di natura autonoma caratterizzate da livelli più alti di efficacia.

A CINQUE ANNI DAL TITOLO

A cinque anni dal conseguimento del titolo le differenze territoriali tra Nord e Sud del Paese si riducono apprezzabilmente, ma restano sempre a favore del Settentrione. Tra i laureati magistrali il differenziale occupazionale Nord-Sud scende a 15 punti percentuali. Lavorano 89 laureati su cento residenti al Nord, mentre al Sud l’occupazione coinvolge il 74% dei laureati. Tra uno e cinque anni, scende anche il differenziale del tasso di disoccupazione che si attesta su 12 punti percentuali: è pari al 6% al Nord e al 18% al Sud. Cresce la stabilità, seppur a cinque anni sia più elevata al Nord dove coinvolge 72 occupati su cento contro il 67% del Sud. Anche in questo caso, a giocare un ruolo rilevante sono le diverse opportunità lavorative offerte dal tessuto economico e produttivo locale. Al Nord è infatti maggiore la quota di chi lavora alle dipendenze con contratti a tempo indeterminato: riguardano 54 occupati su cento contro il 36% del Sud. Il lavoro autonomo si dimostra, ancora una volta al Sud, una risposta attiva alle difficoltà di reperimento di un impiego: coinvolge quasi un terzo degli occupati del Mezzogiorno, contro il 18% del Nord. A cinque anni dal titolo, al Sud crolla la percentuale di laureati che lavora senza un regolare contratto: è il 2,5% rispetto all’1% al Nord. Migliorano anche le retribuzioni: al Nord si attestano a 1.480 euro mensili netti, mentre al Sud arrivano a 1.242 euro. Cresce anche l’efficacia: il titolo risulta molto efficace o efficace per il 55% degli occupati al Nord e per il 59% degli occupati nel Mezzogiorno. Ancora una volta, su questo risultato incide la maggiore diffusione al Sud delle attività di natura autonoma caratterizzate da livelli più alti di efficacia.