FAUSTA TESTAJ’
Al Teatro Brancati di Catania si sono da poco concluse le repliche di :”Donnacce” testo di Gianni Clementi con: Pietro Bontempo, Paola Tiziana Cruciani e Alessandra Costanzo Regia di Ennio Coltorti.Gianni Clementi è uno dei migliori, nostri giovani autori teatrali, spazia con nonchalance dalla tragedia alla commedia con un retrogusto sempre un pò amaro come nel caso di Donnacce o di :” Sugo Finto” rappresentato a Catania nel 2012 con protagoniste sempre la Cruciani e la Costanzo. E’ anche l’autore, di: Barberia, della tattica del gatto, della spallata, del le belle notti, di Finchè vita non ci separi, di Ladro di razza, del Cappello di carta che vantava tra gli interpreti anche Tuccio Musumeci e di tanti altri testi tradotti anche in Spagnolo, valenciano, tedesco, francese, greco, inglese e russo.Donnacce parla di due prostitute di mezza età, Tullia e Tindara le quali vedono il loro lavoro inflazionato dalla crisi, da procaci ragazze dell’Est e Sudamericane,da trans, quindi prendono la decisione di autopensionarsi e di godersi i sudati risparmi facendo un viaggio a Sharm El Sheik , quando , mentre attendevano il taxi, sul loro balconcino, piomba dall’appartamento del trans sudamericano che abita sopra, un uomo con una maschera sadomaso nettamente su di giri,il quale, dopo avere svelato la sua identità, offre alle due donne un viaggio ed una grossa cifra di denaro in cambio del loro aiuto e del loro silenzio.
- Buon pomeriggio sig.ra Costanzo, la prima cosa che vorrei chiederle è che vantaggio c’è nel mettere in scena un testo di un autore vivente
R: Gianni Clementi oltre ad essere un autore bravo fa una cosa antica, frequenta i teatri, conosce gli attori e quindi quando poi si mette a scrivere ,scrive focalizzando il tipo di attore o di attrice per mettere mano ad una cosa mirata che abbia il massimo della sua espressività, brillantezza, dipende quello che è, però il fatto che lui conosca, il fatto che lui segua, venga alle prove ma non per controllare che si faccia il suo testo, la cosa bella di lavorare con un autore vivente,docu ci voli, è che il lavoro di drammaturgia si può continuamente limare, sistemare, aggiungere, tagliare, perchè tra le altre cose Gianni è molto prolifico e generoso per cui ogni volta lui porta il testo con tutto quanto, poi una volta che si comincia a provare e che si entra dentro i personaggi e la storia poi si calibra e spesso la calibratura richiede anche un qualche doloroso taglio.
- Umberto Orsini,anni fa, durante un incontro con il pubblico organizzato dall’allora direttore artistico del Teatro Stabile Orazio Torrisi, per doppia scena, disse che la prima cosa che attenzionava nella costruzione di una ps teatrale erano proprio i tagli perchè affermava che la gente a vedere una cosa troppo lunga si stancava
R: Questo è vero in assoluto ma nei nostri tempi tutto questo è diventato peggio perchè con la tempistica e la multifunzionalità che la vita c’impone , siamo tutti con la smania del tempo che passa, tant’è vero che abbiamo questo problema che sono tutti con questi telefonini che non possono abbandonare e poi ogni tanto uno vede in sala i spiddi, si chiamano in inglese, una volta c’era la reperibilità ma di chi? Dei cardiochirurghi, oggi invece su reperibili tutti pari.
- Io di Clementi ho visto il Cappello di carta, Sugo finto e questo Donnacce ed in questi ultimi due lavori ho notato che ama indagare nelle sfaccettature dell’animo femminile
R: Non solo,ha fatto anche un bellissimo testo che si chiama Ben Hur da cui hanno tratto la sceneggiatura del film per il cinema e lì il protagonista era maschile.E questo film già lo hanno fatto? C.R: Puh hanno girato mezzo mondo con questo film, il quale ha preso anche premi.
- Gianni Clementi è uno degli autori di teatro italiani più interessanti com’è entrato nelle vostre vite e quindi nelle vostre esperienze teatrali?
R: Come dicevo prima, Gianni è uno che frequenta i teatri, veniva a vedere gli spettacoli, perchè lui è sempre alla ricerca di nuovi attori e quando a messo mano al testo di Sugo Finto, perchè sai come sono gli autori, spesso magari hanno da anni nel cassetto un progettino di cinque pagine che però gli frulla e gli rifrulla in testa, ha pensato di proporcelo a me e Paola perchè io e Paola prima di Sugo Finto non avevamo lavorato mai insieme.
- L’altra sera assistendo a questa commedia dal retrogusto amaro come tutte le commedie di Clementi mi chiedevo ma perchè non si dice mai omacci, infondo le 2 ex prostitute di mezza età erano molto più candide del mascherato politico moralista
R: Perchè non esiste il corrispettivo maschile, in fondo la cosa bella di questo testo è questa, noi eravamo ufficialmente “Donnacce” , lui invece ufficialmente è un incorruttibile, un moralista, un integerrimo che poi, al contrario di Tullia e Tindara che in realtà erano di core, aveva i suoi scheletri nell’armadio, è uno spettacolo molto inerente alla realtà, infatti quando in precedenza, lo abbiamo fatto a Milano e a Roma, tutti dicevano ma è attualissimo, è stato scritto ora, invece sono già passati almeno tre anni dalla scrittura del testo,però purtroppo è ancora assolutamente attuale.
- Sicuramente sapete della situzione che sta attraversando attualmente il Teatro Stabile, con le maestranze non pagate da più di cinque mesi, i vari decreti ingiuntivi,lo spettacolo :”il prezzo”(ThePrice)con Umberto Orsini e Massimo Popolizio non più messo in scena per sciopero degli impiegati.
R: Certo, ci siamo stati e siamo stati vicino a tutti loro
- Cosa ne pensate di questa situazione?
R: La situazione è grave da tempo anzi gravissima, inutile che ognuno cerca di metterci una pezza dicendo ora troviamo gli stipendi, perchè oltre ad avere debiti, il teatro ha crediti non presi perchè non paga, siamo ai famosissimi verbi difettivi come diceva mia nonna buon’anima oggi è tempo della famosa coperta corta non si può avere più la botte piena e la moglie ubriaca comunque non pensiamo che sia una cosa solo catanese.
- Secondo lei,oggi, la cultura ed il teatro potrebbero sopravvivere al di fuori della politica, estromettere la politica dalle varie amministrazioni e far si che si occupi meno della cultura potrebbe essere una soluzione?
R: La cosa geniale di Mario Giusti è che non faceva entrare i politici nell’amministrazione, io in realtà però non so quale può essere la soluzione, infatti oggi c’è l’ultima replica dello spettacolo,dopo di che mi occuperò più attivamentedi questa cosa, perchè il teatro Stabile oltre ad essere della mia città,dove io mi sono formata, è un’istituzione che è costata quello che è costata in termini di sforzo di tante persone che si sono date da fare per tirarlo su e adesso tirarlo giu in questa maniera è una cosa che non si può accettare, purtroppo vogliono fare di questa città la città dell’arrusti e mangia perchè a nessuno gliene frega niente della cultura e questo non può essere, questa era una città che agli inizi del 900 era un esempio per mezza Europa, qua si stampavano nove quotidiani di cui cinque letterari, non so se mi spiego, bisogna fare un disegno programmatico di quello che vogliamo fare di questa città e bisogna chiamare a raccolta tutti perchè riguarda tutti non solo noi che ci lavoriamo, perchè comunque il massimo del catanese nelle cose è che, se una cosa non ci va bona come dice iddu, si lamenta ma poi a ora di fare qualche cosa non fanno niente, allora bisogna mettersi di puzzo buono , capire che prospettive ci sono, io ripeto dalla prossima settimana abbiamo delle riunioni per capire che cosa si deve fare.Qua è in ballo il futuro di questa città, al di là della prossima stagione, degli stipendi non pagati, qua si deve capire che vogliamo fare e finendo la discussione della politica devo dire che qua purtroppo è una questione di poltrone, ci metto a mio cugino, ci metto a mio compare.
- Quest’anno proprio allo Stabile ho visto :”la pazza della porta accanto”, entusiasmante spettacolo con la regia di A. Gassman, dove lei interpretava una delle pazze del manicomio dove è stata rinchiusa la poetessa Alda Merini interpretata da una favolosa Anna Foglietta , sono due ruoli totalmente differenti
R: Io quando si parla della carriera, dico sempre che ho fatto dalla tragedia greca a Siracusa all’ignobile farsa in televisione, non temo nulla, per me esistono solo due tipi di lavoro,il buon lavoro e quello cattivo.
- Ma quale lavoro è più nelle sue corde?
R: Tutti, il mio lavoro è dare voce a qualcosa che è soltanto sulle pagine , dargli voce, senso, energia ed unicità in qualche modo.
- Gli attori possono dare voce a chi non c’è l’ha?
R: Questo era il fondamentale dettato di quando nacque il Lodin Theatre, era proprio questo di dare voce a chi non ne ha ed è sempre stato così nei secoli e quindi quelli che a me piacciono di più degli altri personaggi sono proprio quelle creature che non hanno altro tipo di riscontro se non questo, naturalmente tutti i pazzi i desiredati, i disgraziati, queste sono le persone che in qualche modo possono imprimere un segno e fare il cambiamento, io ora mi faccio attaccare per pazza per il Teatro Stabile perchè qualche cosa si deve fare.
- I suoi proggetti futuri a parte battersi per il Teatro Stabile?
R: Io adesso rivado in scena con il mio monologo che s’intitola:” A Mala educazione”e poi a Roma andrà in scena un altro monologo, molto interessante e divertente, almeno spero, che parlerà di una strana filosofa. Nel salutarla, ringraziandola per la sua disponibilità,mi auguro di vedere questo suo nuovo monologo qui a Catania e spero che si batta molto per lo Stabile C.R: questo sarà fatto senza dubbio. E che succeda qualche cosa che faccia veramente smuovere le acque C.R: anche perchè qua tanto la situazione è che ad uno ad uno stanno cadendo tutti anche a Roma è un continuo di compagnie con trenta quart’anni di storia che chiudono perchè non ce la fanno più.Ma il teatro non può morire e non morirà mai C.R: questo è sicuro perchè basta che c’è uno che parla ed uno che ascolta è teatro.