Sono numeri che fanno paura. I vivi e i morti. Dodicimila sbarcati in una settimana, novecento vittime. Fra le ultime ci sarebbero 400 persone morte giovedi. Particolarmente drammatico le modalità del loro naufragio: due pescherecci con 500 persone a bordo ognuno, partiti da Sabratha, in Libia. Uno traina l’altro. Dopo poche miglia, il secondo comincia a imbarcare acqua: i migranti che sono a bordo si accalcano per tentare di salvarsi. A decine si buttano in acqua cercando di raggiungere l’altra barca, qualcuno tenta di “scalare” la cima che unisce le due imbarcazioni. Ma non hanno speranze: gli scafisti che conducono la prima barca tagliano la fune che collega i due barconi, abbandonandocosi il secondo al suo destino: la fune fa un effetto frusta e decapita una donna sulla prima barca, la seconda cola a picco in pochi minuti con tutti i suoi occupanti. I sopravvissuti, una ventina in tutto, vengono recuperati dalle navi inviate in soccorso. Alcuni, insieme al cadavere della d onna, finiscono a Porto Empedocle: gli altri a bordo della nave Argo arrivano a Pozzallo. Già in navigazione ricostruiscono le fasi del naufragio, poi confermate dagli occupanti di un altro gommone agli operatori di Save the children. Nel gruppo di quelli recuperati c’è lo scafista, sudanese, già arrestato. «Tutte le vittime che stiamo raccogliendo sono la prova di quanto l’Europa sia ancora indietro nel rapporto con i paesi dell’Africa , dice il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Alle sue parole hanno fatto eco quelle del presidente Sergio Mattarella da Sarajevo: i fenomeni migratori sono •internazionali e richiedono collaborazione e crescente integrazione». Del resto, i numeri di questi giorni dimostrano che è una vera e propria marea umana quella che parte dalla Libia e dall’Egitto: fra i 12mila sbarcati negli ultimi sette giorni ci sono moltissime donne e bambini, tanti neonati come la piccola Favour, la bimba nigeriana di nove mesi che ha commosso l’Italia.

 I nuovi sbarchi: 13 mila in Italia solo 180 in Grecia 
Tredicimila migranti soccorsi in una settimana nel canale di Sicilia, 65 le vittime. E giovedì, raccontano i superstiti, altri 400 inghiottiti dal mare, c’è già un arresto. Nello stesso periodo gli sbarchi sulle isole greche sono stati in tutto 180. I dati del ministero dell’Interno e dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) confermano che, chiusa la rotta balcanica, è l’Italia il nuovo approdo. Mentre i nostri vicini contano sull’accordo tra Ue e Turchia per il rimpatrio di chi non ha diritto d’asilo, qui chi arriva ci resta.
Nell’ultima settimana ci sono stati oltre 13 mila arrivi contro i 180 migranti approdati sulle isole greche. I dati dell’Alto commissariato Onu e il nodo rimpatri.

Nel Canale di Sicilia un cimitero di profughi 

Almeno quattrocento morti. È il bilancio del naufragio avvenuto giovedì a 35 miglia dalle coste della Libia. Quella sera, nel bollettino ufficiale delle operazioni di salvataggio era stato segnalato il recupero di 91 migranti in una imbarcazione semiaffondata. Ma attraverso le testimonianze dei sopravvissuti il bilancio del naufragio ha assunto un’altra dimensione, con oltre quattrocento morti. Strage di bambini Si dispera la ragazza nigeriana: «Abbiamo provato in tutti i modi a difenderci dal mare che entrava nella barca. Con le mani, con i bicchieri di plastica. Per I fenomeni migratori richiedono integrazione e collaborazione perché sono così ampi che nessuno Stato da solo può affrontarli Sergio Mattarella Presidente della Repubblica Ieri in visita a Sarajevo due ore abbiamo combattuto con l’acqua ma non c’è stato nulla da fare. Il mare ha cominciato a invadere, ad allagare la stiva. E chi si trovava al piano di sotto non ha avuto sc ampo. Donne, uomini e bambini, tanti bambini sono rimasti intrappolati. E sono annegati». Anche i mediatori culturali, i funzionari della questura, i volontari delle associazioni che si occupano di accoglienza sono sconvolti. Dice Simona Fernandez, del centro accoglienza Salam: «Ogni storia racconta nuove sofferenze. Nuove violenze. È terribile il racconto di questo naufragio». Al porto di Taranto, in uno dei quattro hotspot funzionanti (gli altri sono a Pozzallo, Trapani e Lampedusa), dalla mattina presto e per tutto il giorno, sono proseguite le procedure di identificazione dei 706 migranti sbarcati dalla nave spagnola «Reina Sofia». Sono disperati raccolti in diversi momenti negli ultimi due giorni dalle imbarcazioni di salvataggio.

Lettera dell’Europa all’Italia: «Più controlli e nuovi centri»

Lettera dell’Europa all’Italia sui migranti. La maggior parte degli sbarchi, secondo la Ue, avverrebbe fuori dagli hotspot. Si chiede l’urgente apertura di nuove strutture. E si ribadisce la necessità di team “mobili” che siano in grado di spostarsi nei porti per identificare i migranti. Continua senza sosta, intanto, l’esodo per mare. Sono oltre 13mila i migranti salvati negli ultimi sei giorni, centinaia i dispersi e 65 le vittime accertate tra cui anche 3 neonati. Alfano: l’Europa non ci aiuta.