Aprirà i battenti domani sera, giovedì 19 maggio, alle ore 19, nella “Sala del soffitto stellato” del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, la mostra Codex del fotografo casertano Antonio Biasiucci, presentata oggi in anteprima alla stampa.

 

La mostra, promossa dalla Fondazione Banco di Napoli all’interno del progetto culturale ilCartastorie, presenta il lavoro nato dallo sguardo dell’artista sull’Archivio storico del Banco di Napoli, il più grande archivio storico bancario del mondo che, nelle sue 330 stanze, raccoglie un’immensa città di carte, 60mila faldoni e libri contabili custodi di 17 milioni di voci che raccontano le storie degli antichi banchi, svelando insoliti aspetti di economia quotidiana e centinaia di migliaia di vicende di personaggi più o meno celebri: un affresco vivo di Napoli e di tutto il Mezzogiorno, dalla metà del 1500 ai giorni nostri. Un tesoro di memorie catturato nelle fotografie di Biasiucci, che saranno esposte al Museo Archeologico (dal 20 maggio al 18 luglio). Alla mostra sarà poi affiancata una seconda, differente, installazione site-specific, intitolata Moltitudini, allestita nella sede dell’Archivio storico del Banco di Napoli a Palazzo Ricca.

 

“Non potevamo trovare modo migliore per inaugurare le residenze d’artista della Fondazione, parte del programma dedicato all’arte contemporanea, che accompagnare un maestro come Biasiucci nel momento in cui torna a Napoli con una doppia mostra personale. Per circa tre mesi, Antonio ha vissuto le 330 stanze dell’Archivio. Oggi presentiamo il prodotto di questa piacevole convivenza: foto che rendono fedelmente la forza evocativa e l’impatto emotivo che si vive quando ci si immerge nelle nostre stanze, e fanno diventare i nostri documenti materia viva”, ha affermato il presidente della Fondazione Banco di Napoli, Daniele Marrama, che ha aggiunto: “Le residenze d’artista sono solo una parte del progetto culturale “Il Cartastorie”, che ruota intorno alla potenzialità evocativa ed ispiratrice del nostro Archivio storico, che ha già dato vita a due laboratori di scrittura creativa, ad esperimenti teatrali, ad un Banco dei Poeti e al bellissimo museo multimediale che la Fondazione ha inaugurato lo scorso 30 marzo”.

 

“Il mio desiderio è di puntare ad un’immagine sempre più scarna, che delega molto alla persona che guarda, in modo che possa trovare uno spazio per sé. Affinché ciò avvenga credo sia necessario pulire la fotografia da elementi che in qualche modo tendono a chiuderla”, ha spiegato Antonio Biasiucci, raccontando il suo modo di lavorare, mentre il curatore della mostra, Gianluca Riccio, ha aggiunto: “Biasiucci, incurante della loro origine e della loro finalità, ritrae i faldoni pezzo per pezzo e poi li rimonta in una sequenza svincolata da ogni principio di successione cronologica, disponendo così gli antichi corpi cartacei in un ordine in cui la Storia non si presenta più come un campo temporale, ma spaziale, come un atlante segreto o come il modello ideale di una città dentro la città”.

 

Per il direttore del Museo Archeologico, Paolo Giulierini, infine, la mostra di Biasiucci “originalissima per il tema affrontato, assume per noi un triplice significato: proseguire con l’apertura a tutte le arti figurative, tra le quali la fotografia; consolidare i rapporti con la Fondazione Banco di Napoli, con la quale sono in atto molti progetti culturali, dall’attuale mostra fino a quella di dicembre dedicata a Carlos; riaprire, dopo molti anni al pubblico la splendida “Sala del soffitto stellato”: un’isola d’arte dove riflettere su quanto un artista possa nobilitare e rendere prezioso un documento a prima vista muto, ma che nasconde, invece, gelosamente, storie di uomini”.

 

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