Né soldi, né studenti. E 700 ricercatori verso il Nord . In quattro anni il Sud perde 281 punti di organico, il Centro 60 mentre il Nord ne guadagna 341 con un privilegio particolare per la Lombardia, per le cosiddette università speciali come il S.Anna di Pisa, l’Imt di Lucca, l’università per stranieri di Siena e immancabilmente l’università del ministro in carica.

Dopo un anno di proteste per il progressivo declino dell’università il Ministero non solo non si pente delle politiche disastrose che ha prodotto ma non aggiunge risorse al settore pubblico più tagliato negli ultimi 7 anni e persevera nella distribuzione delle risorse seguendo criteri premio-punitivi, affossando ancor di più i tanti Atenei già in difficoltà, localizzati specialmente al Sud.

Il primo dato da evidenziare è che i fondi alle università sono invariati rispetto all’anno scorso. Questo di per sé è già un dato negativo dopo due anni di se pur lievi aumenti e considerando i tagli subiti dal comparto dell’università dal 2008. Ad aggravare ulteriormente la situazione c’è l’aumento della quota premiale dal 20% al 23% che implicherà un ulteriore trasferimento di risorse dagli atenei valutati negativamente verso i cosiddetti atenei “virtuosi”. La modifica dei parametri della valutazione, che secondo l’articolo saranno più flessibili, non si può considerare un avanzamento significativo in un sistema che va invece completamente rivisto. Ancor più grave è la modifica agli interventi perequativi: la bozza di decreto prevede infatti che gli Atenei possano perdere in un solo anno fino al 2,5%, quando lo scorso anno il tetto era fissato al 2%.

La scelta del Ministero di confermare ed aggravare l’affossamento degli Atenei più in difficoltà, spesso localizzati nei territori più poveri del Paese è miope. Il massiccio boicottaggio della VQR e la mobilitazione dei ricercatori non strutturati hanno evidenziato come serva una “Nuova Università” con più finanziamenti, più assunzioni e diritto allo studio: questo è il nostro programma che porteremo in Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, organo che sarà rinnovato il 18 e 19 maggio quando più di un milione di universitari saranno chiamati alle urne. La strada intrapresa dal Governo porta invece solo alla chiusura di molti atenei, all’impoverimento delle regioni meridionali e alla distruzione del sistema universitario.

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