L’Egitto arriva a Pompei. Da oggi fino al 2 novembre, nella Palestra Grande, apre al pubblico la mostra “Egitto Pompei”, seconda tappa del progetto espositivo omonimo, inaugurato il 5 marzo scorso al Musco Egizio di Torino e nato dalla collaborazione tra il musco torinese, la sovrintendenza di Pompei e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, con l’organizzazione di Electa. In occasione della mostra agli Scavi di Pompei, curata dal direttore della soprintendenza, Massimo Osanna con Marco Labbri e Simon Connor, gli spazi recentemente restaurati della Palestra Grande accolgono statue monumentali del nuovo regno (XVI-XI sec. a.C.), periodo di massimo splendore della civiltà egizia.
Provengono da Tebe, principale centro religioso, la magnifica statua seduta del faraone Thutmosi I (XV sec. a.C.), ritrovata nel tempio del dio Amon, a Kamak, e le sette colossali statue raffiguranti Sckhmct (XIV sec.
a.C.), divinità egizia dalla testa leonina misteriosa e inquietante, al contempo potenza devastatrice e dispensatrice di abbondanza.
Le imponenti sculture in granito, prestiti provenienti dalla collezione permanente del Museo Egizio esaltati dallo scenografico allestimento di Francesco Venezia, costituiscono una testimonianza del mondo della mitologia egizia,oltre a rappresentare il potere faraonico al tempo della XVIII dinastia. Seguendo le tracce di Isi-
de e dell’Egitto a Pompei, il percorso prosegue attraverso le sale della mostra, con l’esposizione dei cosiddetti Aegyptiaca. manufatti e cimeli dcll’aniico Egitto usati in Campania, a partire dallVIII sec. a.C., come amuleti, e con una video installazione originale di Studio Azzurro a evocare gli scambi culturali, religiosi ed economici
intercorsi tra Pompei e l’Egitto dalla fine del II sec. a.C.
La visita si conclude con frammenti di affreschi pompeiani raffiguranti scene nilotiche con pigmei e animali esotici, anticipazione delle pitture ancora custodite nelle case. Nel percorso, anche l’opera scultura di Nunzio,
‘Senza titolo’ (combastione su legno, 2015), frutto dei progetti di collaborazione avviati dalla Soprintendenza con l’intento di sviluppare il rapporto di Pompei con il mondo d’oggi. All’esterno, nell’area archeologica, si snoda un
itinerario egizio: dal Tempio di Iside, tra gli edifici pompeiani meglio conservati cui è stata dedicata una app. alle numerose domus decorate con motivi egittizzanti, come la casa dei Pigmei, che si apre per la prima volta al pubblico dopo i restauri del Grande Progetto Pompei (Gpp). Il Tempio di Iside, in particolare, è stato oggetto di allestimenti museografici e multimediali inseriti nel piano della fruizione del Gpp, con la riproduzione di oggetti di arredo, statue e affreschi che originariamente decoravano l’edificio, e con un video di Stefano Incerti, restituendo così tutto il potere suggestivo che ebbe al momento della scoperta. Il 28 giugno, al Museo Archeologico di Napoli,
ci sarà la terza tappa del progetto.