Mercoledì 20 aprile alle ore 18 a Villa Pignatelli, nell’ambito del ciclo di incontri “Un museo da leggere”, ideato e promosso dalle associazioni A voce alta e Astrea – Sentimenti di Giustizia, ci sarà un incontro con il filosofo Remo Bodei, organizzato in collaborazione con il CEINGE, il Centro di Ricerca di Ingegneria Genetica fondato e diretto dallo scienziato Franco Salvatore. L’incontro, dedicato al tema “Sul limite: tra scienza e filosofia” ricalcherà la formula di successo ideata proprio da Franco Salvatore con le “Conversazioni ai confini con la scienza” che animano da anni il programma culturale del CEINGE.
Accademico dei Lincei, professore emerito di filosofia alla Normale di Pisa, già visiting professor in alcune delle principali Università internazionali (Cambridge, Ottawa, New York, Toronto, Città del Messico), Remo Bodei (nella foto) si confronterà con il filosofo Gennaro Carillo, professore ordinario di Storia del pensiero politico nell’Università Suor Orsola Benincasa, e con altri tre scienziati: Franco Salvatore, professore emerito di ciochimica all’Università Federico II di Napoli e direttore del CEINGE, Luigi Fontana, professore ordinario di Medicina e nutrizione all’Università di Brescia e docente alla Washington University di Saint Louis, e Vincenzo Nigro, professore ordinario di Genetica medica alla Seconda Università degli Studi di Napoli, e responsabile del servizio di Next Generation Sequencing presso il Telethon Institute di Napoli diretto da Andrea Ballabio. A partire dagli spunti offerti dall’ultimo libro di remo Bodei “Limite” (Il Mulino, Editore), l’incontro sarà un confronto tra scienziati e filosofi su un concetto/problema di interesse comune: quello di limite. “Particolare attenzione – anticipa il coordinatore scientifico dell’iniziativa Gennaro Carillo – sarà dedicata ad uno degli aspetti più fascinosi e insieme inquietanti indagati da Bodei nel libro: il prolungamento della durata della vita”. E la straordinaria vicenda storica del concetto di limite ricostruita da Bodei, come evidenzia Carillo “consentirà anche una riflessione più ampia sull’etica della scienza e della ricerca, oltre che sulla pretesa folle di uno sfruttamento illimitato delle risorse naturali che di fatto, in nome di un eterno presente incurante del domani, ha già reciso il legame virtuoso tra generazioni”.
Presentazione del volume “Limite” di Remo Bodei
Dove si trova, se si trova, la linea di demarcazione tra il buono e il cattivo, tra il lecito e l’illecito? Biologia, morale, religione, sesso, ambiente: esistono ancora limiti invalicabili nelle nostre vite? Gli sviluppi inarrestabili della scienza vedranno affermarsi un uomo geneticamente modificato, capace di manipolare la vita e la morte, e di svelare gli enigmi della materia e del cosmo. Con quali rischi? Riflettere sui limiti, provare a distinguerli e ribadire la validità di alcuni, come pure interrogare i nostri desideri, obiettivi e spazi di libertà, sono tra le sfide più urgenti.
Alla scoperta di Villa Pignatelli
Nel 1955 la principessa Rosina Pignatelli, dona allo Stato la Villa che si erge alla Riviera di Chiaia, circondata da un ampio parco con annesse costruzioni. Con l’arredo che la costituiva viene così fondato il Museo intitolato a Diego Aragona Pignatelli Cortes, uno dei pochi esempi, se non l’unico, per l’intrinseco rapporto fra edificio e collezioni, di casamuseo esistente oggi a Napoli. La Villa rappresenta un modello, tra i più rilevanti, dell’architettura neoclassica napoletana, caratterizzata dalla magniloquenza degli elementi adottati e dalla compresenza di stilemi diversi: da quelli neorinascimentali delle torrette d’ingresso in pietra lavica, alle riprese dell’ architettura greca antica, neopalladiana e neopompeiana, fino alla originale soluzione del monumentale colonnato neodorico, che si sovrappone al retrostante ordine ionico gigante presente in facciata.
L’edificio viene progettato da Pietro Valente nel 1826 quando Ferdinando Acton, figlio di sir John, primo ministro di Ferdinando IV, decide di costruirsi una residenza lungo l’asse stradale che fiancheggia la Villa Reale. Il particolare gusto del committente si riflette nella sistemazione dell’edificio padronale al centro di un parco, secondo la tradizione inglese, e nell’ andamento sinuoso e irregolare del giardino che mantiene ancora intatto l’impianto originario ideato da Guglielmo Bechi.
Acquistata nel 1841 dai banchieri Rothschild, la villa viene radicalmente trasformata nell’arredo e ampliata. I lavori, affidati dapprima a un ignoto architetto parigino, sono portati a compimento da Gaetano Genovese. Durante la proprietà Rothschild viene realizzata la sistemazione e la decorazione in stucco bianco e oro del Salotto rosso, che presenta al centro della volta, incassata in una cornice di stucco, l’Allegoria dell’Architettura, dove è raffigurata la pianta della Villa, e quella della Sala da ballo, costituita da grandi specchiere con comici in legno intagliato, separato tramite un elemento a serliana da un altro ambiente nel quale recentemente è stato riportato alla luce l’originale intonaco rosa-pompeiano.
Con l’Unità d’Italia, i Rothschild sono costretti a vendere la Villa al principe Diego Aragona Pignatelli Cortes, discendente da un’illustre stirpe che annovera tra i suoi antenati Ferdinando Cortés, il celebre conquistador, e Antonio Pignatelli, papa con il nome di Innocenzo XII dal 1691 al 1700. Di entrambi si conservano nel Museo i busti. Dal cambio di proprietà derivano diversi mutamenti nell’arredo, testimonianza di un ricercato gusto eclettico, tipico della fine dell’Ottocento, che riprende elementi desunti da stili diversi, dal neobarocco delle consoles al neorinascimentale utilizzato nel fastoso mobilio della Biblioteca.
La ricca suppellettile che arreda la Villa testimonia un particolare interesse collezionistico nei confronti delle arti applicate, dai pregevoli argenti ai mobili ottocenteschi di rilevante qualità, dagli oggetti in bronzo dorato (candelabri e orologi di manifattura francese) ai bronzetti fra i quali spicca il Narciso firmato da Vincenzo Gemito.
L’aspetto più appariscente di questa collezione è comunque costituito dalla cospicua raccolta di ceramiche di diverse manifatture: dai vasi e dalle coppe cinesi e giapponesi del Sette-Ottocento, alle porcellane di Limoges (pregevole è il Servizio da tavola di manifattura Bonneval), Sèvres, Zurigo, Chelsea, Meissen, Vienna. Tra le produzioni napoletane si ricordano alcune porcellane della Real Fabbrica di Capodimonte, maioliche delle fabbriche Giustiniani e Del Vecchio, terraglie di Francesco Securo e un raffinato biscuit raffigurante Carolina Murat, realizzato nella manifattura Poulard Prad. Tramite lo scalone nobile si accede al piano superiore che, nel corso di lavori condotti dopo la donazione della Villa allo Stato, ha perso del tutto il preesistente arredo e il rivestimento in stoffa delle pareti. Di particolare interesse infine è il caratteristico Museo delle Carrozze, nato grazie al dono della collezione del marchese Mario d’Alessandro di Civitanova, ospitato dal 1960 in alcuni ambienti ricavati dalle antiche scuderie e da un’area in origine destinata a maneggio. La collezione conserva anche finimenti, bordature e altri accessori connessi all’arte carrozziera. Alla già ricca raccolta del marchese di Civitanova si sono negli anni aggiunte altre donazioni che hanno reso il Museo uno dei più interessanti del genere in Europa.
Info e Programma Un Museo da leggere: www.avocealta.net
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