Sono solo 424 mila i contribuenti italiani che dichiarano al fisco un reddito superiore ai 100 mila euro: si tratta dell’ 1,04 per cento dell’intera platea. Se ci si limita ai supericchi, sopra i 300 mila euro, l’aria si fa ancora più rarefatta: un gruppo di soli 31.700 soggetti, pari allo 0,1% della popolazione fiscale che, venendo allo scoperto, si fa carico anche di pagare il contributo di solidarietà del 3% sulla parte di reddito eccedente. Se si scende più in basso la sensazione é sempre che non tutto emerga: a conti fatti solo il 4% degli italiani dichiara più di 50 mila euro e si accolla il 35% del gettito dell’Irpef.

Dal rapporto emerge anche la classifica di chi dichiara di più e chi dichiara di meno e lascia spazio a polemiche e rivendicazioni soprattutto nel campo del popolo delle partite Iva dove ci sono professionisti, artigiani e commercianti. In testa ci sono i lavoratori autonomi (professionisti e consulenti non tenuti ad iscriversi al Registro delle imprese della Camera di commercio) che dichiarano 35.570 euro, seguiti dal gran gruppo del lavoro dipendente che si attesta a 20.520 euro, più in basso i pensionati con 16.700 euro. E i titolari di ditte individuali (commercianti e artigiani), definiti fiscalmente imprenditori perché iscritti al Registro delle imprese della Camera di commercio? Dichiarano meno dei loro «colleghi» autonomi (con i quali condividono l’obbligo della partita Iva), poco più dei pensionati e meno dei lavoratori dipendenti, cioè 18.280 euro.