Fu allievo prediletto di Domenico Morelli e Filippo Palizzi ed ebbe come allievo Michele Guerrisi e Nicola Gullì. Potrebbe essere sufficiente questo rigo di premessa a rappresentare i livelli artistici raggiunti dal pittore palmese Domenico Augimeri, ma non gli farei certamente merito. Si dedicò a variegate forme di espressione pittorica quali: il disagio sociale, il ritratto, la pittura religiosa, il paesaggio, le caricature; si collegò a diversi stili, ma non accademicamente, collegandoli e liberandoli da schematismi, per cui convissero spesso nella stessa opera il realismo di Gustave Courbet e le grandi macchie di colore che impedivano alla forma di rimanere dentro i tratti lineari tipico dei macchiaoli. Tutto ciò, unitamente alla gran mole di ritratti, alle enormi tele religiose permeate di quel realismo popolare che pescava nei problemi sociali del Sud l’ispirazione più pura, fa del pittore palmese una delle espressioni artistiche più importanti degli anni tra il finire dell’ottocento e l’avvento del nuovo secolo, con la evidente contraddizione data dal silenzio della critica e dalla pochezza di elementi biografici tipica degli artisti calabresi che decidono da una parte di rimanere nella propria terra e dall’altra di non asservirsi a nessuna scuola, a nessun padrone che non sia solo ed esclusivamente il proprio pensiero artistico.

Anche con Domenico Augimeri si ripete la storia: provincializzato, emarginato in vita al ruolo di artista di paese, di fatto e salvo rarissime eccezioni, dimenticato dopo morto.

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Palmi – Via Toselli – Casa Augimeri

A dire il vero, riconoscimenti di un certo livello al pittore di Palmi non sono mancati se, per esempio il Silvestri Silva nelle “Memorie storiche della Città di Palmi – Genova 1930” dopo averne esaltato la grandi doti ritrattistiche in termini entusiastici “qualità artistiche che fanno dell’Augimeri un vero maestro” e dopo aver elencato le opere delle quali lui era a conoscenza, scrive:

Il Ministero della Pubblica Istruzione riconoscendo le sue alte benemerenze lo aveva onorato con una medaglia d’oro e con l’onorificenza di Cavaliere Ufficiale della Corona d’Italia”.

Domenico Augimeri, nacque a Palmi il 23 febbraio del 1934 da Teofilo e Aurora Migliorini, quarto di sei figli: Carlo, Vincenzo, Teodoro prima e Caterina (fattasi suora) e Marianna dopo.

Era una famiglia della nobiltà calabrese e abitavano in un palazzo dell’attuale via Toselli, a due passi dall’ingresso della Villa Comunale.

Solo pochi dati biografici sono giunti fino a noi e la stessa documentazione in possesso ai discendenti non aiuta molto a ricostruire nei dettagli la vita del maestro di Palmi. Sono però sufficienti a darci un quadro abbastanza chiaro dello sviluppo artistico, collegandolo con i punti salienti della sua esistenza. Forse il dato documentale più completo è il capitolo a lui dedicato da Clelia Li Gotti nella sua tesi di laurea “Pittori reggini alle biennali” del 1991.

Sin da piccolo Domenico dimostrò amore per la pittura tanto che Domenico Guardata lo cita tra le belle speranza palmesi insieme a Nicola Sandulla nelle sue “Memorie sulla Città e Territorio di Palmi”

Il nostro aveva appena quindici anni e già senza aver frequentato ancora alcuna scuola, dipingeva a copia, al naturale.

Tale alta propensione dovette convincere papà Teofilo a mandarlo a studiare a Firenze, ma si trasferì presto a Napoli dove prese a frequentare l’accademia di Belle Arti diretta da Domenico Morelli del quale divenne allievo prediletto e certamente apprendendo e mutuando il ritrattismo, che egli però coniugò con il realismo courbetiano. Anche per Augimeri infatti la pittura doveva essere una continua ricerca della verità tesa a vincere ed eliminare le disuguaglianze sociali. Tale legame è più evidente nelle opere naturaliste, nei paesaggi, ni quadri a soggetto sociale (paradigmatica in tal senso la splendida “Addio dell’emigrante” conservata nel palazzo dell’Amministrazione Provinciale di Reggio Cal., Sala del Presidente).

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Addio dell’Emigrante – Palazzo della Provincia di Reggio Cal.

L’ambiente degli artisti napoletani, l’high society partenopea con i suoi svaghi e le goderecce occasioni avrebbero allontanato qualunque altro giovane dal desiderio di tornare nella propria terra. Non Domenico Augimeri, però. Carattere schivo, timido oltremisura al punto che molti suoi lavori neppure li firma, tornò alla sua Palmi dove aprì lo studio d’arte che divenne meta per i suoi ritratti di personaggi importanti dell’alta borghesia palmese e reggina, frequentato come già anticipato dal liceale Michele Guerrisi natìo di Cittanova ma trasferitosi per motivi di studio giovanissimo a Palmi, alla quale Città a lasciato monumenti scultorei di rilievo (Monumento ai Caduti, Monumento a Francesco Cilea, ecc.) e da quel Nicola Gullì che, dopo i primi anni di successi, si costrinse ad emigrare in Argentina dove divenne forse il più importante e conosciuto artista e dove lasciò numerosissime opere che ornano piazze e luoghi pubblici.

La scelta di lasciare Napoli, unita alla particolare modestia di carattere lo penalizza alquanto, allontanandolo dagli ambienti che artisticamente contavano e che certamente altre strade di notorietà gli avrebbero spalancato e relegandolo alla marginalità della provincia. Pur tuttavia ce la fa a partecipare alla Esposizione Italiana di Firenze del 1861, alla Promotrice di BB.AA. di Napoli del 1874, alla Esposizione Generale di Torino del 1898, con l’opera “Venditrice di fichidindia” e nello stesso anno sempre a Torino alla Esposizione di Arte Sacra; prese parte ancora alla Esposizione Nazionale di Belle Arti di Palermo del 1891/92 e a varie mostre internazionali a Parigi e Vienna.

Lavorò prevalentemente a Palmi e in Calabria e qui sono conservate la maggior parte delle sue opere e per la mancanza di firma tante sono sconosciute, fors’anche ai proprietari..

Tra i suoi ritratti più noti due dell’on. Rocco De Zerbi: uno a figura intera conservato presso la Biblioteca comunale di Reggio Cal e l’altro a mezzo busto che si tiene nel Municipio di Palmi. Bellissimo per espressività e pienezza di colore, quello di Antonino Repaci, costruttore edile padre di Leonida e morto nel 1900 quando il fondatore del Viareggio aveva solo diciotto mesi.

Un cenno a parte e di rilievo, meritano i dipinti cosiddetti religiosi di Domenico Augimeri. Sono grandi opere fino a tre metri di altezza, dove l’iconografia sacra e religiosa viene riportata al realismo negli aspetti quasi familiari delle figure, nel paesaggio quasi sempre caratteristico calabrese che fa da sfondo, da fonte di luce per i personaggi raffigurati negli atteggiamenti semplici della quotidianità, lontanissimi dall’iconografia sacra imperante. Ma Augimeri va anche oltre, ispirato dall’avvento dei macchiaioli, caratterizza il colore con larghe pennellate alternate a piccoli tocchi a punta di pennello a guisa che i contorni si fondono nel colore e sotto le pieghe delle vesti sembrano intravvedersi le carni, le vene.

I giochi di luce, non sono fini a se stessi. Il contrasto tra ombra e luce evoca l’alternanza vita-morte. Ne è esempio esemplare la “Trasfigurazione” conservata nel Duomo di Cittanova, eseguita da Domenico Augimeri avendo a modello quella di Donatello esposta nella Pinacoteca Vaticana

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Sacra famiglia – Duomo di Catanzaro San Giuseppe col Bambino – Duomo di Palmi

Domenico Augimeri finì la sua esistenza a Palmi l’8 febbraio 1911, pochi giorni prima di compiere settantacinque anni e la sua morte venne annunciata dalla rivista letteraria ECO D’ASPROMONTE:

Domenico Augimeri, questa dolce figura di artista trapassato serenamente nella sua Palmi. Discendente da nobile famiglia, anziché seguire gli studi classici per i quali lo si voleva incamminare, preferì l’arte di Apelle e con occhio indagatore cercò i segreti delll’armonia delle linee, delle gradazioni di colori che la pittura gli offriva. Dapprima dipinse i suoi paesaggi montani, poi le scene di vita reale, ma non era questo il perno della sua arte mirabile. Vacheggiava l’arte del ritratto ed in seguito divenne uno dei più bravi artisti del Mezzogiorno tanto che il suo maestro Prof. Morelli1 a Napoli ebbe più volte a gloriarsi del suo discepolo. La sua spiccata caratteristica dunque fu il ritratto e nel silenzio della sua casetta che guarda il bel Mar Tirreno, il Bosforo della nostra Italia, lavorava in silenzio come lavorano i veri amanti dell’arte….”2

Dunque un artista di enorme levatura i cui quadri sono ancora sparsi per la Calabria e per non si sa neppure dove, a torto dimenticato dalla grande critica d’arte del secolo scorso e di questo che aspetta ancora, uso una parafrasi del mio amico Giuseppe Antonio Martino, che finisca la “stagionatura delle sue opere” e che gli venga dato il posto che merita nella storia dell’arte meridionale e nazionale dell’otto-novecento.

Sto pensando, per esempio ad una mostra antologica di quadri e documenti fotografici a cura degli enti Regione, Provincia e Comune con la supervisione dei familiari discendenti che ancora possono mettere a disposizione degli studiosi notizie, documenti e opere per una migliore conoscenza del pittore palmese.

NATALE PACE

 

1 Nel testo della rivista invece di Morelli è citato Mancinelli che invece fu maestro del Morelli

2 Tratto dal volumetto Domenico Augimeri Pittore di Elsa Augimeri De Franco – 1992