Scontro totale sulle primarie del Pd Bassolino pensa a una lista separata . Il Pd cerca di chiudere in fretta la pratica-primarie e boccia il ricorso presentato da Antonio Bassolino dopo la diffusione dei video su quello che è accaduto domenica davanti ad alcuni seggi, dove sostenitori della vincitrice Valeria Valente raccoglievano elettori anche offrendo l’euro necessario per votare. La commissione di garanzia del partito si spacca, il bassoliniano Ederoclite si dimette ancora prima che cominci la riunione, gli altri due uomini vicini all’ex sindaco, Giordano e Serio, se ne vanno prima che la decisione venga formalizzata dal voto perché ritengono che non ci siano margini di confronto. Il ricorso di Bassolino viene dichiarato irricevibile perché presentato a oltre 24 ore di distanza dalla chiusura dei seggi. Per i garanti della regolarità delle primarie, domenica non è successo nulla, quindi si può procedere alla proclamazione della vincitrice Valente.

L’astensionismo, si legge sul Corriere della Sera, dipende molto più dalla sproporzione tra la narrativa di Palazzo Chigi e la realtà: e dalle previsioni dell’Istat che con lo 0,4 per cento avvicinano la crescita dell’Italia allo zero anche per il 2016. Se il « renzismo» non vivesse una fase, forse temporanea, di crisi e di affanno, il dopo-primarie sarebbe diverso. Le polemiche, anche strumentali, sulle persone pagate per votare in alcuni seggi di Napoli, o sulle schede bianche a Roma, non morderebbero, annegate in un mare di partecipazione. E invece molti sono rimasti a casa. dl partito è sano», assicura il vicesegretario Lorenzo Guerini. E invita il Pd a non suicidarsi con candidati di sinistra contro quelli renziani. Ma in generale, tra i Dem si colgono imbarazzo e sottovalutazione. Eppure, leggere le cose con occhi freddi sarebbe l’antidoto al dubbio insidioso che appaia malato l’albero del Pd, non solo alcune «mele».
Ora il premier vuole un documento per vincolare la minoranza interna, rivela ancora il Corriere. “Insomma, tutto è in movimento e da quel che si è capito i candidati del Pd potrebbero trovarsi in tutte le maggiori città a dover combattere anche con un competitore di sinistra. E la minoranza interna, che promette di sostenere lealmente i candidati del partito, non sembra disposta a impegnarsi più di tanto. Raccontano che Matteo Renzi sia piuttosto infastidito da tutto ciò e che prometta un intervento durissimo in Direzione e la votazione di un documento che vincoli la minoranza interna: «Non si può ogni volta rimettere in discussione il risultato delle primarie tentando di minarle alle fondamenta. Non si può stare in un partito e attaccarne i candidati a sindaco. Scelgano una volta per tutte da che parte stare», si è sfogato con i collaboratori. «Una certa sinistra dentro e fuori il Pd vuole giocare a farci male», ha rincarato la dose poco dopo, lasciando intendere che l’ipotesi di un D’Alema scissioni sta non è poi tanto peregrina: «Gli altri no, ma lui sta giocando a un altro gioco…».
Su Repubblica, infine, Stefano Folla rileva un partito ormai sdoppiato fra Nord e Sud. “Quel che sembra sicuro è che le primarie, pur deludenti, hanno l’effetto di accentuare il passaggio dai vecchi ai nuovi assetti. Con due conseguenze. Da un lato, resiste la tentazione di contrapporre ai candidati “renziani” altri nomi espressione di una sinistra interna o esterna al Pd che non si arrende al partito del premier. Dall’altro, il nuovo Pd (o come si vuole chiamarlo) che tenta di farsi strada senza riuscirci del tutto avrà bisogno di puntellarsi nelle principali città con le liste civiche di sostegno. Vale a dire formazioni nate per le amministrative e funzionali alla realtà politica in evoluzione. Ciò significa che un risultato queste primarie pasticciate lo stanno ottenendo: disgregare e riaggregare il centrosinistra su basi inedite. Qualcosa di simile accade anche a destra. Le non-primarie di Berlusconi a Roma, sostituite da un bizzarro referendum pro-Bertolaso, hanno prodotto il distacco esplicito di Salvini e la candidatura autonoma di Storace, oltre alla polemica innescata dal centrista Marchini. Quale sarà l’esito finale dello scollamento, non è ancora chiaro. Ma è evidente che nella Capitale si assiste a un’altra tappa del tramonto di Berlusconi come leader riconosciuto del centrodestra. È bastato evocare le primarie – senza farle – per innescare effetti esplosivi. Se si arriverà a fissare in Parlamento le regole, valide per ogni partito, di queste consultazioni preliminari, gli scossoni non mancheranno in ogni settore politico”.