Prima di cominciare a scrivere di Carmelo Tripodi, mi detta il cuore una riflessione: ma perché la Calabria ha tanta difficoltà a valorizzare i propri figli più bravi? E’ così tanto complicato che qui non vale neppure il vecchio detto latino nemo propheta acceptus est in patria sua, si va ben oltre. C’è una specie di ostracismo naturale, dettato non si capisce bene da cosa per cui non solo devi andartene per avere riconosciuti i tuoi valori, ma anche quando te ne sei andato e oltre i confini ti sei affermato, hai, come si dice, avuto successo, sei stato riconosciuto grande, sei morto da tempo, s’alza automaticamente una cortina di nebbia che non lascia passare niente.

Nelle arti di questo assioma, chè tale è, è piena la storia e la biografia dei nostri esponenti più validi.

A proposito di Carmelo Tripodi, scriveva Renato Civello, famoso critico d’arte e giornalista siciliano del Secolo d’Italia scomparso nel 2012:

Deve rispondere a un imperativo morale sottrarre alla impietosa coltre del silenzio una identità che ebbe voce e sostanza totale di vita. Riscoprire personaggi come Carmelo Tripodi potrà concorrere, fra le devianze e gli smarrimenti del nostro tempo, a rintracciare una presenza salvifica perché tutto quello che egli creò fu dono di verità”1.

A scorrere la biografia di questo grande artista originario di Sant’Eufemia d’Aspromonte (1874-1950 appare assurdo come a ricordarlo a cinquant’anni dalla morte, quindi nel 2000 sia stata necessaria una iniziativa dei figli e familiari, mentre risaliva al 1974, a cento anni dalla nascita l’altra commemorazione con allestimento di una retrospettiva con quasi tutte le opere di Tripodi nella Sala Consiliare del Comune di Sant’Eufemia D’Aspromonte, relatore Giuseppe Foti, allora Sovrintendente alle Antichità della Calabria.

tripodi 3Carmelo Tripodi fu pittore, scultore, musicista e fotografo. Fecero il giro del mondo le sue immagini fotografiche delle rovine del sisma del 1908 che, tra l’altro distrusse molte sue importanti e imponenti opere giovanili.

Da giovane, Carmelo prese a frequentare la bottega di un pittore locale, Versace, che gli insegno i rudimenti di quell’arte e gli inculcò una passione sfrenata per la rappresentazione delle immagini, che convinse i suoi genitori a iscriverlo nel 1895 all’Accademia di Belle Arti di Messina dove era in auge il maestro Francesco Paolo Michetti.

La notorietà di Carmelo Tripodi esplode nel 1906, allorché presento i suoi dipinti Galileo Galilei e Sant’Antonio Abate alla Esposizione Campionaria Internazionale di Palermo. Il 31 dicembre 1906 il Comitato Esecutivo della Campionaria gli conferì i seguenti premi:

  • Gran Premio e Gran Croce Insigne dell’Esposizione

  • Targa della Città di Padova per il concorso nazionale

  • Gran Coppa D’Italia per il concorso internazionale

  • Gran Corona D’Oro con medaglia al merito artistico per il concorso universale.

Ritorna a Sant’Eufemia e apre uno studio dove rimangono esposte tutte le sue opere, ma il terribile sisma del 1908 ne distrugge moltissime e danneggia quelle poche rimaste.

Nel 1912-13 è componente della giuria d’onore alla Esposizione Internazionale di Parigi. In seguito è attivo anche in architettura e scultura. Dipinse e scolpi tantissime opere che si trovano in diverse chiese calabresi, soprattutto nella città natale, opere purtroppo sconosciute agli stessi frequentatori delle chiese.

Nel 1910 eseguì quattro tele per la chiesa di Acquaro di Cosoleto (RC): Il Battesimo di Gesù, Abramo Sacrifica Isacco, Giuditta e Oloferne, Ultima Cena (quest’ultima distrutta da un incendio. L’anno successivo fu impegnato nel progetto e nella costruzione della Chiesa della Madonna del Carmelo in Solano, quasi interamente in legno.

Nel 1920 viene invitato alla 1^ Mostra Calabrese d’Arte Moderna di Reggio Cal. Tra il 1926 e il 1929 progettò le decorazioni della Chiesa del Suffragio di Sant’Eufemia D’Aspr. E l’anno dopo dal Comune gli fu commissionata la decorazione della Sala del Podestà e della Segreteria. Nel 1930 modellò una testa di Gesù in creta, tradotta poi in cartapesta per impiantarla sulla statua del Cuore di Gesù a Sant’Eufemia. A Palmi, nel 1937, per la Chiesa del Soccorso i 14 pannelli della Via Crucis e la pala d’altare I Miracoli di Santa Rita.

Altre importanti opere sono custodite in collezioni private da Lillo, Pasquale, Antonio, Emanuele, Teresa, Graziadei, Agostino, mentre troviamo un prezioso Altare del Crocefisso presso la Chiesa dell’Addolorata di San Procopio, l’olio su tela le Pie Donne al Sepolcro, custodito nella chiesa della Pietà di Gioiosa Jonica, una Deposizione e un San Rocco e gli Appestati (olio su tela 100×52) a Sant’Eufemia presso la citata Chiesa del Suffragio.

Un vero e proprio Maestro d’arte dunque questo Carmelo Tripodi, che raggiunge vette altissime nei chiaroscuri e nella perfezione anatomica dei corpi. Amava il vero e faceva posare per le sue opere le persone che aveva intorno.

Chi, tra critici e cultori d’arte ha provato a cimentarsi con la sempre in voga necessità di trovare termini di paragone, ha dovuto alla fine rinunciarci. Tripodi non è subordinato o influenzato per esempio dai richiami tardo-romantici del Michetti, del quale è stato allievo all’Accademia delle Belle Arti di Messina; tanto meno dalle correnti in auge nel suo periodo vitale più ricco del Futurismo o del Cubismo; ancora meno dalla scuola metafisica dechirichiana. Si può tentare di accostare la sua illuminata motivazione pittorica a quella scuola di tradizionalismo moderno sorta negli anni ’20 a Milano e facente capo a Bucci e Sironi.

La sua pittura è libera ed evoluta” scrisse Alfonso Grassi “vibrante perché animata da quella forza misteriosa che anima le grandi opere. Una forza che è presente nell’anatomia dei suoi nudi dove le forme si ingigantiscono riportandoci alla memoria le opere di Michelangelo e Donatello.

Un “vizio” di famiglia, l’arte per i Tripodi. Quasi tutti i discendenti di Carmelo hanno sperimentato con successo varie espressioni artistiche. Ha raggiunto vertici internazionali per esempio il figlio Domenico Antonio, conosciuto come “l’aspromontano” presente a Mosca, alla Biblioteca Centrale, con una mostra selezione dei suoi 150 acquerelli danteschi, nell’ambito della “V Festa della Poesia dedicata a Dante” organizzata dal Comitato della Dante Alighieri di Mosca a maggio del 2005.

Per chiudere, io penso che una Regione come la Calabria, i Calabresi hanno il sacrosanto diritto-dovere di non disperdere nella dimenticanza, peggio, nell’incuria il patrimonio lasciatoci da Carmelo Tripodi. Il minimo sarebbe attivare una serie di iniziative espositive e di studio.

Purché non si aspetti un’altra commemorazione, magari nel 2050 per il centenario della morte.

Natale Pace

tripodiGesù sulle acque – olio su tela 30×40 Palmi – Chiesa Soccorso – Miracolo S. Rita – pala d’altare

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1 Carmelo Tripodi: Vitalismo dell’immagine alta – intervento di commemorazione a cinquant’anni dalla morte