I nuovi guai della legge Cirinnà sulle unioni civili, la cui discussione è stata rinviata alla settimana prossima; la bomba scoppiata ad Ankara, in Turchia, nel tardo pomeriggio di ieri; le nomine dei nuovi direttori delle reti RAI annunciate dal direttore generale Antonio Campo Dall’Orto. Nella parte fotografica è molto presente il Papa, che si trova in Messico; in quella sportiva si parla soprattutto della sconfitta della Roma contro il Real Madrid nella partita di andata degli ottavi di finale di Champions League.
Politica interna
Unioni civili: una settimana di pausa per la legge, così ha stabilito l’aula di Palazzo Madama con una sofferta discussione e dopo una lunghissima riunione dei capigruppo. Dopo lo strappo di martedì del M5S infatti, niente è più come prima in Senato. “Una vittoria del buon senso” ha commentato il ministro dell’interno Alfano, che da giorni chiede al Pd di stralciare dalla legge la stepchild adoption; Maria Elena Boschi, ministro delle riforme, si è detta ottimista sulla possibilità che la legge vada in porto. Matteo Renzi sembra deciso a giocarsi il tutto per tutto e chiede a chi è in disaccordo di votare contro la legge in Aula, mentre la relatrice della legge, Monica Cirinnà, accusa apertamente i grillini di “tradimento” e smentisce, nonostante la delusione, di voler abbandonare la politica.
Nomine Rai: Antonio Campo dall’Orto ha avviato la rivoluzione di Viale Mazzini, rottamando la vecchia guardia e le prime linee, e indicando alla direzione di Raiuno il quarantenne Andrea Fabiano. L’operazione Renzi è, almeno apparentemente, iniziata, le nomine saltano una generazione di dirigenti e spaccano a metà l’ormai ex sindacato dei top manager. A Raidue arriverà Ilaria Dallatana ed a Raitre non il candidato di sinistra Andrea Salerno, ma Daria Bignardi, due donne esterne all’azienda, due new entry che mandano di traverso la giornata a una parte del Cda. Nuovo capo dello sport sarà Gabriele Romagnoli, mentre l’inossidabile Antonio Marano presiederà Rai Pubblicità ed Angelo Teodoli, di casa in Rai dal 1983, dirigerà Rai4. Non mancano le polemiche sulle scelte del direttore generale, Matteo Salvini ha salutato la nascita di “Telerenzi”, i parlamentari del M5S hanno parlato di “invasione del renzismo” mentre l’Usigrai protesta contro lo “schiaffo agli interni”.
Politica estera
Primarie Usa: Barack Obama entra nella campagna elettorale attaccando duramente Donald Trump e sfidando apertamente i repubblicani sulla nomina del successore al giudice costituzionale Scalia, morto alcuni giorni fa. Il presidente non si sbilancia sulla sfida tra Hillary Clinton e Bernie Sanders, ma parla di “dibattito salutare” tra i due candidati democratici, una prudenza dettata dall’incertezza con cui si arriva ai prossimi appuntamenti elettorali, con la ex first lady in testa nel South Carolina ma raggiunta dal socialista in Nevada, dove si annuncia un vero e proprio testa a testa. Sul fronte repubblicano Donald Trump continua a dominare nei sondaggi e la sua ascesa preoccupa sempre più sia a sinistra che a destra, ma anche all’estero, come ha denunciato il sottosegretario John Kerry. Per questo Obama ha scelto di sparare contro il bersaglio grosso affermando “Credo che Trump non diventerà mai presidente, ho fiducia negli americani”.
Turchia: gli estremisti curdi, oppure i jihadisti dell’Isis, le ipotesi sono aperte per le autorità incaricate di indagare sui responsabili del nuovo, gravissimo attentato che ieri in prima serata ha provocato almeno 28 morti e più di 60 feriti nel centro di Ankara. Chi ha organizzato l’attacco voleva colpire duro e provocare il massimo numero di vittime, le testimonianze parlano di un’autobomba estremamente potente, lanciata contro un convoglio composto da vari mezzi militari mentre transitava vicino al Parlamento nel traffico dell’ora di punta; è da ritenere che larga parte delle vittime siano soldati. Il Paese vive un difficile momento, con il conflitto siriano che si riverbera pesantemente sui fragili equilibri interni, mentre il radicalismo islamico cresce e la crisi con la Russia continua a peggiorare, tanto da preoccupare i comandi Nato. Più cruento che mai brucia poi il braccio di ferro con la minoranza curda concentrata nel sud est della Turchia, dopo la decisione di Erdogan di rompere le trattative con il Pkk, accusato di terrorismo.
Economia e Finanza
Titoli di Stato: alla vigilia del vertice europeo in cui il tema centrale all’ordine del giorno sarà l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa, Matteo Renzi invia un chiaro messaggio a Berlino, annunciando il veto dell’Italia a qualsiasi tentativo di mettere un tetto alla presenza di titoli di Stato nei portafogli delle banche. Il riferimento è al progetto tedesco di porre un limite del 25% alla presenza di titoli pubblici nel capitale delle banche, condizione senza la quale la Germania non sarebbe disposta a dare il suo via libera alla garanzia comune europea sui depositi. Per le banche italiane, che detengono 400 miliardi di Bot e Btp, sarebbe una catastrofe, un “passo verso il disastro”, come hanno chiaramente detto il ministro dell’Economia ed il governatore della Banca d’Italia. Costringere i nostri istituti a vendere centinaia di miliardi di euro in titoli rischierebbe di far ripartire la febbre dello spread, nonché di creare buchi nei bilanci costringendoli a nuovi aumenti di capitale.
Brexit: il primo vertice europeo dell’anno si apre in un contesto segnato dalle incertezze e da un nervosismo crescente. Sul tavolo l’accordo con la Gran Bretagna che riformuli le relazioni tra Londra e Bruxelles: la partita è ancora aperta ed i nodi più sensibili dovranno essere risolti dai capi di stato e di governo, assistiti da un vero e proprio “consiglio di guerra di avvocati”. Il summit dovrebbe chiudersi nel pomeriggio di venerdì, ma come ha scritto ieri il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ai leader presenti, “Non c’è ancora garanzia di un accordo”. Se raggiunta, l’intesa verrà messa al voto degli inglesi, secondo la promessa del premier Cameron, attraverso un referendum; se dovessero prevalere i no la Gran Bretagna dovrebbe uscire dall’Unione senza condizioni, oppure richiedere un nuovo vertice per ritoccare l’intesa.