Nel 2015 i contratti a tempo indeterminato sono stati 5.408.804, con un incremento dell’11% sul 2014 e del 15% sul 2013. A comunicare il dato è l’Inps nell’Osservatorio sul precariato, spiegando che ad incidere maggiormente sulla crescita sia stato la trasformazione dei contratti a termine, aumentati di 500.000 unità (quasi il 50% in più rispetto al 2014), seguiti da i rapporti di lavoro regolati da contratto di apprendistato (+23%) divenuti rapporti normali a tempo indeterminato, essendo concluso il periodo formativo.

Rispetto al totale (363.590 unità) dei contratti a termine divenuti indeterminati, la Lombardia insieme al Veneto e all’Emilia Romagna risultano essere le regioni ai primi posti con rispettivamente il 24, il 10 e il 9 per cento. il Mezzogiorno a stipulato il 16% dei contratti, con la Campania che si afferma sulle altre regioni con il 4 per cento

Le dinamiche descritte, spiega l’Insps, consentono di registrare, a fine 2015, un saldo tra assunzioni e cessazioni pari a 606.000 (tra contratti a termine e apprendistato) posizioni di lavoro: questo saldo misura l’incremento dello stock di posizioni di lavoro intervenuto rispetto alla situazione del 2014. È presumibile che a questo incremento nel numero di posti di lavoro corrisponda un analogo incremento nel numero di occupati dipendenti regolari.