La notizia in apertura è lo scambio di accuse fra il Presidente della Commissione europea Juncker e il Presidente del Consiglio Renzi sulla flessibilità dei conti. Si occupano di notizie diverse il Giornale, che critica il decreto sulle depenalizzazioni approvato ieri dal consiglio dei ministri, Libero e il Fatto, che aprono con le accuse del faccendiere Carboni al padre del ministro Boschi per la vicenda di Banca Etruria, e il Sole 24 Ore che titola sulla giornata nera delle borse, trascinate al ribasso dal calo del prezzo del petrolio.
Politica interna
 
Juncker-Renzi: scintille sulla flessibilità tra Roma e Bruxelles. Il presidente della Commissione europea si inserisce nello scontro in corso fra Germania ed Italia, attaccando il presidente del Consiglio che negli ultimi tempi lo ha spesso criticato per la linea filo-Berlino e le misure di austerità. “Il primo ministro italiano ha torto a offendere la Commissione” ha detto Juncker nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles, durante la quale ha contestato a Renzi di essersi attribuito il merito di aver ottenuto flessibilità nelle politiche di bilancio europee.  Visibilmente irritato, Juncker ha affermato di essere rimasto sorpreso dalle dichiarazioni del premier italiano, perché a introdurre la flessibilità “ero stato io”. In serata è arrivata la replica di Renzi, che ha commentato “Non ci facciamo intimidire da dichiarazioni ad effetto, l’Italia merita rispetto”; prima di lui il ministro Padoan aveva chiarito che il governo italiano non aveva  nessuna volontà di offesa nei confronti di nessuno, ma che alle decisioni sulla flessibilità si era arrivati a seguito del dibattito sviluppato in sede di presidenza italiana dell’Ue.  
 
Giachetti: con un video di due minuti e mezzo il vicepresidente della Camera ha ufficializzato ieri la decisione di correre alle primarie del 6 marzo per la scelta del candidato sindaco di Roma del centrosinistra. La decisione era scontata, dopo che lo stesso segretario del Pd Renzi lo aveva di fatto lanciato tre giorni fa, dicendo che “conosce Roma meglio di chiunque altro”. Il nome dell’ex radicale era già emerso come una delle preferenze del premier, dopo la fine traumatica della giunta Marino. Giachetti, che ha parlato di impegno “immenso e gravoso”, sa già di non avere un compito facile, la coalizione è ancora da costruire ma prima vanno definiti “obiettivi comuni minimi”; di certo i renziani gli daranno il loro sostegno, ad essi potrebbe aggiungersi l’ala dialogante della minoranza Pd e il presidente della Regione Lazio Zingaretti ha garantito il suo sostegno alla candidatura. Diversa la posizione dell’area critica del Pd, che cerca un candidato in grado di rappresentare la sinistra, sia dentro che fuori al partito, e propone altri nomi, fra cui quello del senatore dissidente Walter Tocci, già vicesindaco con Rutelli.    
 
 
Politica estera
 
Libia: vigilia di gran tensione per la nascita della nuova Libia, dove domani dovrebbe prendere corpo il governo di Fayez al-Sarraj, nato sotto l’egida delle Nazioni Unite. Il primo decreto del Consiglio presidenziale guidato dallo stesso al-Sarray è stato contestato dal vicepremier designato Ali al-Gutruni, che non accetta il Comitato di 18 esponenti sulla sicurezza per spianare la strada a un’entrata di Sarraj a Tripoli. Sempre ieri deputati del parlamento di Tobruk hanno respinto le risoluzioni sul Comitato, non riconoscendo l’autorità di al-Serraj e chiedendo al Governatore della banca libica di sostenere il “governo provvisorio” che, secondo la road map delle Nazioni Unite, domani dovrebbe sciogliersi. La confusione appare quindi massima, anche se prevedibile, vista la posta in gioco. A Roma, pur ribadendo fiducia nel processo che deve portare lo stato nordafricano ad un governo di unità nazionale, non si esclude che la situazione possa precipitare; il ministro della Difesa ha deciso di trasferire 4 jet da caccia alla base di Birgi, vicino a Trapani, motivando la scelta con il “deterioramento delle condizioni di sicurezza”.
 
Ouagadougu: battaglia nella notte nella capitale del Burkina Faso; dopo due esplosioni un commando armato ha assalito l’hotel Splendid, frequentato da occidentali e da uomini che lavorano nel vicino palazzo dell’Onu. Secondo le forze armate locali ad essere entrati in azione sono quasi certamente islamici, l’ambasciata francese conferma trattarsi molto probailmente di un atto terroristico. Tra gli obiettivi colpiti anche un caffè italiano poco distante dall’albergo, ci sarebbero delle vittime e la Farnesina sta ancora “verificando l’eventuale coinvolgimento di connazionali”. L’atto terroristico sarebbe tragicamente simile a quello di venerdì a Giacarta, sarebbe stato un commando di almeno quattro persone ad entrare in azione, la ricostruzione della dinamica è ancora confusa, l’intervento della polizia avrebbe portato i terroristi a barricarsi all’interno dell’hotel, la rete araba Al Jazeera parla di un consistente numero di ostaggi.    
 
 
 
Economia e Finanza
 
Petrolio e mercati: l’attesa dell’arrivo del petrolio iraniano, in seguito all’imminente revoca delle sanzioni nei confronti di Teheran, ha schiacciato le quotazioni del greggio al di sotto di quota 29 dollari, ai minimi dal 2003. Il governo iraniano ha già più volte ripetuto di essere pronto ad aumentare la produzione di 500 mila barili al giorno nel giro di poche settimane, e di avere pronte 22 mega petroliere da 2 milioni di barili di greggio ciascuna; trovare acquirenti non dovrebbe essere difficile, ma porterà ad ulteriori ribassi del prezzo ed a pressioni ancora più forti sulla quotazione, già arrivata a livelli quasi insostenibili per la gran parte dei produttori. La notizia ha alimentato nuova speculazione al ribasso e mandato in tilt i mercati azionari, che hanno registrato una delle peggiori giornate da inizio anno; tutte ampiamente negative le piazze europee, Milano ha perso il 3,07%, poco meno Parigi e Francoforte. 260 i miliardi bruciati in un giorno in Europa; forti vendite anche a Wall Street, e neppure dai mercati orientali sono arrivate buone notizie.
 
P.A.: saranno licenziabili entro 48 ore i dipendenti pubblici colti in flagrante assenteismo e per i dirigenti sarà reato non intervenire. Mercoledì prossimo ci sarà un consiglio dei ministri che prevede l’approvazione della riforma della Pubblica amministrazione, con l’aggiunta di un ulteriore decreto che punisce i dipendenti che “timbrano il cartellino e poi scappano”. E’ la risposta del governo ai casi di cronaca delle ultime settimane, il pugno di ferro, come lo ha definito Renzi in un’intervista televisiva, nei confronti di “atti insopportabili” con i quali i dipendenti “distruggono la credibilità della P.A.”. E’ stato lo stesso premier a chiedere l’anticipo dell’entrata in vigore di queste norme, che avrebbero dovuto essere affrontate nel testo unico del pubblico impiego, la cui stesura sarà completata entro la primavera. Renzi ha parlato di licenziamenti entro 48 ore per i dipendenti infedeli, da lui definiti “truffatori”, che allo stato attuale delle cose rimangono al loro posto, con lo stipendio, fino al termine del procedimento disciplinare.