Sud, l’ultima stagione di protagonismo corale è stata negli anni Novanta, quando il movimento dei sindaci sembrava segnalare una emersione di una nuova classe dirigente autonoma… (ma) in mancanza di un quadro di riferimento nazionale, ha progressivamente perso il suo respiro innovativo e ha imboccato la via del declino, rinchiudendosi nei singoli territori a coltivare il proprio consenso…

Ho parlato in tempi non sospetti del pericolo della “regionalizzazione della ragione”, e quindi più che degli sprechi amministrativi, che vanno ovviamente combattuti, sono preoccupato di una politica nella quale le specificità regionali diventano un ostacolo al gioco di squadra. E oggi vedo con angoscia il rischio di una polverizzazione di una classe politica il cui unico orizzonte diventa la riproduzione elettorale….

Ripeto: bisogna fare gioco di squadra, anche perché in questi anni quelli più forti, a partire dalla Germania, l’hanno saputo fare molto bene a proprio favore….

Renzi è passato a una visione più attenta del Mezzogiorno. Da un inizio, al tempo delle primarie, in cui la sua estraneità e distanza erano evidenti, ad una fase attivistica… fino al recente riconoscimento non banale della “necessità di riconoscere al Mezzogiorno un incoraggiamento supplementare”…

I decenni di ritardo nella costruzione di infrastrutture essenziali hanno creato e moltiplicato a Sud degli handicap che non ci sarebbero se quelle infrastrutture fossero state realizzate nei tempi giusti. Il ritardo non è un semplice scarto tra chi è avanti e chi è indietro, è anche un continuo moltiplicatore di quello scarto, perché le risorse, pubbliche e private, vanno ad investirsi laddove più conviene. Il vantaggio e lo svantaggio diventano cumulativi…

Il vento dobbiamo provare a crearlo noi… ma questo “noi” dovrà essere largo, perché solo la costruzione di un gioco collettivo ci potrà salvare.

Corriere del Mezzogiorno, 9 gennaio 2016,
pagina 11 – intervista di Maddalena Tulanti

(a cura di Asco)