LEGALMENTECaro direttore,

a dispetto dei tanti problemi che la spingono verso il basso nella classifica della vivibilità della città italiane, Napoli si conferma anche nelle ultime festività una capitale di cultura, patrimonio costruita passo dopo passo nei secoli andati da uomini illuminati dal senso del dovere e della giustizia.

Vorrei ricordare che tra le eccellenze storiche della città resta famoso il Tribunale di Napoli, tempio del diritto. Recuperare la temerarietà, l’audacia e l’eloquenza e la maestria dei grandi avvocati del nostro foro sembra un atto doveroso, quasi dovuto.

Ecco dunque una proposta. Far nascere nei giovani avvocati, in sinergia con la Biblioteca storica di Castel Capuano – sede del vecchio Tribunale napoletano – un interesse forte verso una professione che ha saputo rappresentare il fascino del mondo del diritto, unito inevitabilmente alla città di Napoli, con le sue storie, i suoi personaggi e persino inganni-imbrogli-truffe-raggiri frutto di una poliedrica creatività del popolo.

Tutto questo emerge dalle carte del Tribunale storico e dagli scritti degli illustri avvocati che lo frequentavano, conservati già in parte in una straordinaria biblioteca. Nelle aule del Tribunale, tra le stanze di Castel Capuano, si viveva la quotidianità vulcanica dello spirito professionale: espansiva, suggestiva, mai banale. Dove con correttezza critica gli avvocati affrontavano i problemi della città, le sue tenebrose inquietudini, le sue memorabili negatività, mostrandole in una dimensione multiforme e trasponendole nel diritto. Con l’aggiunta di una difesa dei loro clienti con la frenesia tipica dei grandi oratori.

Il Vecchio Tribunale era un mondo giustamente inquieto. Il caotico turbinio della calca rappresentava la città difficile e inquieta: Napoli, dove una moltitudine di avvocati faceva sì che le arringhe penali e gli scritti civili fossero apprezzati ben oltre i confini nazionali.

Riprendere le basi della cultura passata e la storia di Napoli tramite il Tribunale sarebbe per i giovani avvocati attività di straordinaria importanza, io credo, anche per testarne la loro solidità nella difficile professione che intendono svolgere.

Di Claudio Panarella

Avvocato - Civilista - Presidente ICRI -