“Ho il mio debito col fisco e lo sto pagando a rate. Non rientro dunque nella categoria degli evasori. Sto facendo il mio dovere, anche se mi contestano cifre che secondo me non sono dovute, ma intanto pago e poi vedro’ come ricorrere. Quel che e’ importante, pero’, e’ salvare Riscossione Sicilia. Le polemiche non possono determinarne la morte o ne pagheremo le conseguenze a caro prezzo”.

Lo dice il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta in ordine alla bufera che ha investito la societa’ di riscossione della regione al centro di un caso politico e adesso anche giudiziario dopo che ieri la procura di Palermo ha aperto un’indagine conoscitiva e convocato per il 14 gennaio il numero uno dell’ente Antonio Fiumefreddo. Questi ha accusato settori della politica e della deputazione regionale di pressioni per fermare il risanamento dell’azienda che oggi appare a un passo dal fallimento, e persino le azioni di pignoramento che riguarderebbe alcuni deputati. Sarebbero una sessantina i deputati morosi e 19 quelli pignorati. Sul caso ha reagito anche l’Ars che sta valutando le azioni giudiziarie contro le parole di Fiumefreddo che ha parlato di “atto di pirateria” e mascalzoni” dopo la bocciatura della norma finanziaria per la ricapitalizzazione della societa’. “Io non so cosa Fiumefreddo dira’ ai magistrati aggiunge Crocetta – ma dobbiamo trovare una soluzione. Le polemiche tra il presidente di Riscossione e il Parlamento non possono determinare la chiusura di Riscossione, sarebbe un errore fatale. Si torni a ragionare”.