«E’ vero che la questione meridionale è iscritta nella questione italiana. Questo governo si è trovato a fronteggiare in primo luogo un problema del sistema Paese. Se l’Italia è stata ferma per tanto tempo, ciò non è dipeso da fattori esogeni, o dal fatto che qualcuno era contro di noi, come purtroppo vent’anni di una certa letteratura politica ci hanno abituato a pensare”. A parlare è il premier, Matteo Renzi, che in un’intervista al Mattino annuncia che il 2016 potrebbe essere l’anno della svolta per il Sud.

“Non è stata colpa della Germania che non ci amerebbe, o piuttosto dell’Europa matrigna – prosegue il Presidente del Consiglio – Noi ci siamo fermati perché abbiamo rinunciato a cambiare per tempo il Paese. Se la riforma del mercato del lavoro, varata nel 2015, fosse stata approvata dieci anni prima, come è accaduto in Germania, la nostra occupazione non avrebbe pagato il prezzo così alto che ha penalizzato un’intera generazione. Questo vuol dire che c’è, prima di tutto, un tema Italia. E qui Pier Carlo ha ragione: L’Italia per ripartire ha bisogno di consumi interni e di fiducia. Abbiamo una montagna di denaro immobilizzata che, se messa in circolazione, avrebbe un effetto moltiplicatore dirompente sull’economia nazionale. Per questo è vero che se riparte l’Italia riparte il Mezzogiorno. E per lo stesso motivo la legge di stabilità è stata finalizzata a seminare ottimismo. Grandi e piccole misure come i super-ammortamenti, la detassazione sulla prima casa, l’investimento sul contante, l’operazione fatta sull’Imu e sull’Irap agricola sono misure che mandano un messaggio unico: ragazzi, questo è il momento per investire. Riconosco però che c’è un altro elemento di verità in questa vicenda. L’ha posto, tra gli altri, con i suoi editoriali il Mattino: e cioè la necessità di riconoscere al Mezzogiorno un incoraggiamento supplementare. Questa convinzione ci ha indotto a individuare e far approvare alcune misure ad hoc compatibili con le risorse finanziare del Paese. È legittimo domandarsi se siano sufficienti a ribaltare una situazione di obiettivo svantaggio. E riconosco altresì che si tratta di una partita molto complicata. Però una cosa è certa: per la prima volta dopo molto tempo c’è un governo che è tornato a giocarla».