Le democrazie rappresentative e le Costituzioni nazionali stanno vivendo un brutto momento e subiscono di fatto notevoli erosioni. Il suffragio universale sembra esser ridotto ad un puro estetismo di facciata da aggirare e in alcuni casi persino da immolare in favore dell’individualismo, dell’economia sregolata e della finanza d’assalto. Il negoziato fra Atene e Unione europea (Francia e Germania?) dovrebbe servire a dimostrare che occorre preservare le sovranità popolari che sono il vero humus della democrazia. Al contrario, sembra si stia dando man forte alla nuova Europa oligarchica gestita da poche cabine di regia. Stiamo assistendo alla costruzione di un regime personale e illiberale di nuova tipologia, senza precedenti né confronti nella storia, che è il frutto di molteplici fattori di svuotamento della rappresentanza politica. Il primo fattore altamente negativo è la personalizzazione della rappresentanza.
Il fenomeno è presente in quasi tutte le democrazie dei singoli Stati membri, nei quali la rappresentanza si è venuta sempre più identificando nella persona del capo dello Stato o del governo e sono stati indeboliti ed esautorati i parlamenti nazionali spesso anche con leggi che non consentono ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti. La democrazia (quella vera) resta un regime senza capi dove il popolo recita il ruolo di protagonista. In questa prospettiva ci sembra che possano formularsi alcune soluzioni al problema. In primis credo che sia giunto il momento di ragionare sui pilastri della economia moderna partendo dai rapporti tra individui e quelli tra Stati. L’attuale situazione dell’Unione Europea è equiparabile ad una nave senza timone nella quale un gruppo di individui sono prigionieri dei propri pregiudizi e dove nessuno fa un passo avanti per paura di perdere posizioni di privilegio.
Chi ha progettato la moneta unica ci ha posti in un labirinto senza via di uscita (es. il ritorno alle monete nazionali) pensando che questo ci avrebbe portato anche alla conseguente unione politica. Questo non è avvenuto e oggi assistiamo al vero dramma delle disuguaglianze sociali abnormi – gli 80 più ricchi del mondo hanno un patrimonio uguale a quello dei 3 miliardi più poveri – con pochi ricchissimi senza nazioni e di nazioni senza ricchezza, private delle risorse essenziali per assicurare beni e servizi pubblici fondamentali per la grande maggioranza dei cittadini. Se non si pone rimedio a questa stortura l’Unione europea non ha più senso. La vera ragione dell’Unione europea è il solidarismo e non l’egoismo, è il primato della politica e non dell’economia o peggio della finanza.