di ANTONIO TROISE
Un passo avanti sulla strada di un fisco più semplice e trasparente. Il pacchetto di misure, varato ieri a Palazzo Chigi, segna un punto a favore di cittadini e imprese. Soprattutto delle aziende straniere che, spesso, rinunciano a investire in Italia proprio perché scoraggiate dalle incertezze delle norme e dalla complessità della macchina amministrativa oltre che dall’elevato carico delle tasse. E’ vero che nel testo del decreto manca un tassello importante, la riforma dei reati tributari. Ed è stato accantonato anche il capitolo più incandescente dal punto di vista politico, la cosiddetta norma “salva-Berlusconi”, che prevederebbe la non punibilità penale fino a una soglia del 3% sull’imponibile. Ma anche nella sua forma più “snella”, il decreto è importante. In primo luogo crea i presupposti del cosiddetto “scontrino digitale”. Dal 2017 la fatturazione elettronica sarà estesa anche al settore privato: potremo inviare le nostre fatture con un semplice click sul computer. Il sistema non è obbligatorio ma le imprese che sceglieranno il “web” per dialogare con il fisco, potranno dire addio non solo al tradizionale registratore di cassa ma anche ai controlli legati allo “spesometro”. Insomma, con l’e-fattura avremo un sistema più semplice, meno costoso e forse anche maggiormente incisivo per quel che riguarda i controlli.
Ma non basta. Il provvedimento chiarisce alcune zone d’ombra del nostro sistema che non garantivano certezza nei diritti dei contribuenti. E’ il caso, ad esempio, del freno al raddoppio dei termini per l’accertamento, un’arma utilizzata spesso in maniera troppo discrezionale dall’amministrazione finanziaria. I termini per la prescrizione dei reati possono essere allungati. Ma spetterà allo Stato dimostrare che la richiesta dei “tempi supplementari” non sia stata determinata dall’inerzia o dall’inefficienza dell’amministrazione. Il provvedimento, poi, rende esplicito il cosiddetto abuso del diritto, un sistema dietro il quale, per anni, si sono celate pratiche elusive da parte dei grandi evasori senza che l’Agenzia delle Entrate potesse intervenire, se non con strumenti giuridicamente spuntati. Infine, ci sarà una corsia preferenziale dell’Agenzia delle Entrate per le richieste delle imprese straniere che vogliono investire nel nostro Paese. Un modo per evitare freni o dubbi interpretativi.
Sono riforme importanti per avere un fisco meno opprimente e più trasparente. Ma è bene non illudersi: con l’attuale carico fiscale non sarà certo lo scontrino digitale o la fatturazione elettronica a farci sentire meno tartassati. Il vero passo avanti ci sarà solo con la riduzione delle tasse. Ma, per realizzarlo, non sono sufficienti riforme a costo zero: occorre agire soprattutto sul fronte dei tagli alla spesa.
fonte: L’Arena