Finalmente c’è l’intesa di massima su una soluzione della questione del nucleare iraniano che ha tenuto il mondo intero col fiato sospeso per almeno gli ultimi tre anni.
Non si può certamente dire che le grandi potenze del mondo si siano risparmiate per il raggiungimento di quest’accordo; riunioni fiume, delegazioni a tutti i livelli, impegno diretto dei capi di stato e lettere scambiate a più riprese tra il presidente Obama e l’ayatollah Khamenei, Guida Suprema iraniana.
Si può benissimo dire che la volontà e l’impegno di tutte le parti non sono mancati: Stati Uniti, Iran, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, Germania ed Unione Europea ( rappresentata dalla responsabile alle politica estera europea Mogherini) hanno scritto una pagina di speranza per un mondo migliore senza dover ricorrere ad una dimostrazione di forza e facendo risparmiare molte sofferenze ai paesi della regione.
I dettagli tecnici dell’accordo, che sarà firmato a giugno, non si conoscono ancora, ma se tutte le parti dicono che è stato raggiunto un ottimo accordo, c’è da credere! L’accordo non permetterà all’Iran di avere la bomba atomica ed al tempo stesso, permetterà agli iraniani di riavere 150 miliardi di dollari sequestrati nelle banche occidentali per effetto di un embargo in atto dal 1979, imposto sull’Iran dopo l’avvento della rivoluzione Khomeinista.
Quali saranno gli effetti di questo accordo sulla regione, è una domanda che si pongono in tanti, ma per il momento non c’è una risposta chiara.
Obama ha deciso di convocare i suoi omologhi dei paesi del golfo ( Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi, Kuwait, Qatar ed Oman) ad una riunione a Camp David in Stati Uniti per rassicurarli che quest’accordo va nella direzione di maggior sicurezza della regione ed invitarli ad aprire una nuova pagina con l’Iran di Khamenei e Rouhani.
La scelta del luogo del grande incontro non è casuale! Camp David fu teatro di vari eventi storici dall’incontro tra Eisenhower e Krusciov nel 59 (rispettivamente capi di stato USA ed Unione Sovietica), alla storica firma di pace tra Egitto ed Israele il 17 settembre del 1978 e lo storico accordo nel 1993 tra Arafat e Rabin (rispettivamente capo dell’autorità palestinese e premier israeliano).
L’altro versante, invece, che vede il premier israeliano Netanyahu impegnato a denigrare l’accordo descrivendolo come pessimo per Israele, resta ancora tutto da decifrare! Qui sicuramente si sta giocando un’altra partita dalla durata e dall’esito molto incerti.
È una partita doppia e molto delicata, dove, da una parte, c’è l’occidente che esercita delle pressioni su Netanyahu per costringerlo ad accettare una situazione valutata da tutti positivamente e, dall’altra parte, ci sono l’Iran ed Israele coinvolti in scenari di tensioni e di guerre “indirette” per cercare di affermare ognuno la propria posizione.
Sarà una fase molto delicata la cui esito dipenderà molto dal peso che ci metteranno gli occidentali, Obama in primis, per evitare che si precipiti verso scenari peggiori.
L’area, dove la situazione è già molto tesa e dove , in alcuni casi, ci sono scontri in atto, si estende su una vasta zona del Mediterraneo e del Medio Oriente: Siria, Libano, Palestina, Libia, Tunisia, Egitto, Bahrain, Iraq, Yemen ed Arabia Saudita.