Gli italiani che hanno pendenze arretrate, ha rivelato ieri in Senato l’amministratore delegato di Equitalia Ernesto Maria Ruffini, sono la bellezza di 21 milioni. Poco più della metà ha un debito modesto, fino a mille euro, ma tra questi ci sono anche 800 mila contribuenti (il 4% dei morosi) che ha una pendenza arretrata di oltre 100 mila euro.
II governo si prende qualche giorno in più per mettere a punto il Documento di economia e finanza e la manovrina da 3,4 miliardi: anziché il fatidico 10 di aprile, termine peraltro non perentorio, il Consiglio dei ministri potrebbe essere convocato I’11 o forse il 12. Dipende da come Gentiloni e Padoan riusciranno a mediare tra le spinte contrapposte: l’esigenza di far quadrare i conti, le richieste di Bruxelles, quelle del Pd e di Matteo Renzi, e quelle degli alleati da Alfano a Mdp.
Lo scoglio più insidioso è rappresentato dal Pnr, dove Padoan vuole inserire la riforma del catasto e la prosecuzione delle privatizzazioni. «Non mi rassegno a un governo e a una maggioranza che tirano a campare», aveva detto venti giorni fa il presidente del Consiglio davanti ai parlamentari del Pd. O il suo messaggio non è stato chiaro o nel frattempo Paolo Gentiloni deve avere cambiato intenzione e deciso invece di rassegnarsi almeno un po’.