Il fenomeno delle migrazioni interne all’Italia ha una lunga storia, ma negli anni più recenti, a seguito della crisi economica, ha ripreso vigore e intensità . Tra il 2011 e il 2012 sono quasi un milione e mezzo (1.457.182) le persone che hanno cambiato il proprio comune di residenza. Operai, studenti, badanti, braccianti, insegnanti, impiegati: sono solo alcune delle categorie che ogni anno si muovono in lungo e in largo attraversando l’Italia. Si spostano per cercare un lavoro o per lavorare, per studiare o per formarsi, per trovare un’occasione o per inseguire un progetto. Sono i protagonisti delle migrazioni interne del Duemila, narrati in ‘L’arte di spostarsi. Rapporto 2014 sulle migrazioni interne in Italia’, a cura di Michele Colucci e Stefano Gallo (Donzelli editore, p. 132, euro 30).
Nel dossier emerge il primato negativo di Napoli e della Campania. La Campania, riferiscono i dati dell’inchiesta, conosce tra il 2011 e il 2012 un notevole processo di emigrazione verso il resto dell’Italia: sono circa 25.000 i cittadini campani ‘perduti’ per trasferimenti in altre regioni italiane, un dato pari al -4,3 su mille abitanti. Seguono Puglia (-10.850 o -2,7‰), Sicilia (-9.910 o -2,0‰) e Calabria (-8.031 o -4,1‰). Tra le province del Mezzogiorno, i saldi migratori negativi più elevati in relazione alla popolazione residente si registrano a Napoli (-6,5‰),Vibo Valentia (-6,5‰), Reggio Calabria (-5,3‰), Caltanissetta (-5,2‰), Foggia (-5,2‰) e Crotone (-5,1‰).