Mancano poche ore al 18 giugno, giorno in cui si ricorderà il bicentenario di Waterloo (18 giugno 1815). Un luogo simbolo delle battaglie di ogni epoca, legato a una figura leggendaria come Napoleone Bonaparte.
Un personaggio evergreen, che continua a essere utilizzato come icona e testimonial nelle occasioni più disparate, dagli spot Red Bull alla nuova serie di mattoncini Lego.
Perché succede? E come mai la cittadina belga è accostata a lui piuttosto che a Wellington, il suo vincitore?
A spiegarlo, con una brillantezza espositiva e una capacità d’analisi che non perde mai di vista l’esigenza di rivolgersi a un largo pubblico, è il guru della comunicazione Roberto Race, in un volume edito da Egea, la casa editrice dell’Università Bocconi, diventato in pochi anni un classico della bibliografia sul Grande Corso.
“Napoleone il Comunicatore” ha avuto un così ampio successo di critica e di diffusione da cogliere l’opportunità dei 200 anni di Waterloo per riproporlo in autunno con una nuova edizione in inglese, in arabo e in francese.
“Napoleone -spiega Race- non fu solo un grande statista e condottiero, ma anche un impareggiabile comunicatore. A tal punto da trasformare in vittoria una sconfitta.
Chi lo riduce a dittatore, rifiuta di coglierne la complessità. Napoleone ha incarnato al tempo stesso la fine della rivoluzione e la realizzazione di alcune sue istanze fondamentali, a cominciare dalla laicizzazione delle strutture sociali e culturali.”
Race punta sapientemente l’indice su una straordinaria capacità del Bonaparte: dialogare con le masse. Inventore dell’opinione pubblica, fu un visionario, capace di costruire il suo personaggio ma anche di intravedere il futuro europeo e mondiale, tanto da profetizzare addirittura l’avvento di Russia e America quali nuovi protagonisti del prossimo futuro.
Napoleone comunica mode, idee, vezzi, tendenze. Creatore del merchandising, ispiratore di sistemi di interazione bellica simili alla moderna comunicazione integrata aziendale, fondatore, censore e controllore di organi di stampa, inventore delle moderne veline attraverso i suoi compiacenti e compiaciuti bollettini militari. La sua N, l’aquila imperiale stemma dell’esercito, lo consacra anche come ispiratore dei moderni brand.
Sono tante le intuizioni napoleoniche che troveranno conferma, nei diversi contesti, nella società del secolo successivo e ancora in questi primi decenni del nuovo millennio.
E’ per questo che il libro di Race si propone anche come una guida atipica, quanto sapida e affascinante, al rapporto tra leadership e comunicazione.
L’autore
Roberto Race, giornalista e consulente in comunicazione e public affairs, ha promosso The Ghost Team (www.theghostteam.com) il primo network internazionale di ghostwriter per imprenditori, manager, diplomatici, militari e politici, che oggi coinvolge più di quaranta professionisti nel mondo.
Il Corriere della Sera, uno dei principali quotidiani italiani, ha scritto che Race ha lanciato la figura del “direttore relazioni esterne e comunicazione in affitto” lavorando in Italia e all’estero con alcune delle più dinamiche e innovative aziende.
Race infatti propone ai clienti una consulenza direzionale nella quale la strategia di comunicazione è decisa a monte dei processi e non a valle e lavora in stretta sinergia con i Consigli d’Amministrazione e le direzioni commerciali e finanziarie delle aziende.
E’ segretario generale del think thank Competere e trustee e direttore della Charity inglese World for People Foundation.
Fa parte dell’Aspen Institute Italia come Aspen Junior Fellow, di RENA Rete per l’eccellenza nazionale, della Ferpi e del consiglio direttivo di INWARD Osservatorio Internazionale sulla Creatività Urbana.