Un peso sui conti dello Stato di venti miliardi: a tanto ammonta il costo del nuovo sistema di pensioni delineato nel contratto di governo da Lega e Movimento 5 Stelle, una volta a regime. Si tratta di una cifra superiore a quella indicata dalle due forze politiche. A lanciare l’allarme è il presidente dell’Inps, Tito Boeri, durante un convegno a Roma. Per smettere di lavorare con “quota 100” tra età e contributi o 41 anni di contributi a qualsiasi età, come prevede il programma di Lega e M5S, si avrebbe «un costo immediato di 15 miliardi all’anno», che salirebbe in seguito a 20 miliardi. I calcoli sono stati fatti considerando che il 90 per cento delle persone interessate andrebbe in pensione il primo anno, «come ci dice l’esperienza», spiega Boeri. Secondo le analisi dell’istituto, il debito implicito sarebbe di 120 miliardi di euro. Nella proposta per modificare la riforma Fornero si parla invece di 5 miliardi di costi: per fermarsi nei dintorni di questa cifra, secondo Boeri, sarebbe necessario inserire le cosiddette “finestre” di uscita per la pensione che impongano un ritardo di 15 mesi. Con questa quota superiore a 101 si potrebbero «ridurre i costi a 7 miliardi per il primo anno e a 13 miliardi a regime», ha affermato il presidente dell’Inps. Un’altra soluzione sarebbe aggiungere una previsione secondo cui potrebbero non essere consi- derati per il calcolo degli anni dei contributi quelli figurativi o i riscatti. «Bisognerebbe essere molto espliciti, avere l’onestà intellettuale di dire cosa vogliono fare e che cosa c’è e cosa non c’è esattamente in quota 100», ammonisce Boeri.