L’inchiesta che ieri ha portato all’arresto di 66 persone per un giro di gare di appalto truccate ha avuto un’accelerata negli ultimi mesi grazie alle intercettazioni telefoniche. Ma determinati sono state le intercettazioni ambientali riuscite grazie a un escamotage degli investigatori della Guardia di Finanza di Napoli. Cosi’ come hanno fatto i carabinieri dei Nas con l’imprenditore Alfredo Romeo, in carcere con l’accusa di aver corrotto un funzionario della Consip a Roma con 100mila euro, i finanziari hanno inviato sul cellulare di Guglielmo La Regina, l’imprenditore al centro dell’indagine, un sms ‘trappola’.
Un messaggio che non appena e’ aperto scompare dalla memoria, diventando invisibile, ma che innesca un ‘virus’ capace di trasformare il cellulare di La Regina in un microfono collegato alla sala d’ascolto.  Innquesto modo un pool di cinque magistrati della Procura di Napoli ha sentito in presa diretta i dialoghi delicati che hanno portato a scopeire il sistema milionario creato da La Regina, dal suo staff e da una serie di personaggi insospettabili che taroccavano le gare di appalti o cucivano addosso all’imprenditore il bando.
Almeno 18 le gare sospette, cinque delle quali appoggiate “in cambio di soldi o appoggi elettorali”, sospettano i pm, dall’ex assessore regionale della Campania e attualmente consigliere, Pasquale Sommese, ancora ricoverato in ospedale per accertamenti in attesa dell’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare firmata da Federica Colucci, per il reato di corruzione. Cosi’ il giudice spiega come si e’ arrivati ad intercettare l’imprenditore indagato. “Determinanti si sono rivelate in particolare le intercettazioni ambientali all’ interno dello studio di Guglielmo La Regina e le intercettazioni telematiche attive avvenute mediante inoculazione di un virus all’interno del cellulare a lui in uso, che ha captato tutte le conversazioni avvenute all’ interno del suo e di altri studi professionali, per strada ed in macchina”.
Eppure, secondo pm e investigatori, l’uomo sospettava di essere sotto controllo. Lo dimostrerebbero le numerose precauzioni prese in alcune conversazioni. Come quella del 20 maggio dello scorso anno con il padre, negli uffici della societa’. “Queste cose al telefono non si dicono”, ha ripetuto piu’ volte. O quando, ed e’ agli atti dell’ordinanza, Guglielmo dice a Mario Martinelli, suo collaboratore, anch’egli arrestato, della sua intenzione di interessare il fidanzato della sorella dirigente dei carabinieri Ros per verificare se il suo telefono sia intercettato. Mario gli dice di far controllare anche il suo di telefono. Poi i due concordano comunque di non esporsi piu’ di tanto con il militare dell’Arma perche’ questi potrebbe da loro prendere notizie tali che lui farebbe carriera e loro andrebbero in carcere. “Guglielmo racconta a Mario che suo cognato lavora sul clan Di Lauro e gli ha mostrato il video dell’arresto. Mario consiglia a Guglielmo di tenere buoni contatti con il cognato affinche’ questi possa tenerli informato circa eventuali contatti con persone intercettate. Mario racconta tra l’altro la visita su un suo cantiere ad Aversa di un soggetto che aveva tentato di fargli una estorsione e lui l’aveva mandato a quel paese”, scrive il giudice. (AGI)